Crisi dell'auto

Arese,"Discriminati perché iscritti ai Cobas"La lettera di 46 operai a Landini e Camusso

Alcuni ex dipendenti Alfa Romeo esprimono tutta la loro rabbia ai leader di Fiom e Cgil

© Ansa

Le stagioni dei disoccupati hanno un ritmo a parte, troppo rapido o troppo lento. Un ritmo cardiaco oppure catatonico, che alterna , come accade in guerra, la noia e l’ adrenalina. Noia, quando si divide tutti insieme una pizza sotto il solleone sognando una vacanza impossibile con i figli, adrenalina quando si va all’ennesimo scontro con la polizia , dopo aver bloccato il traffico o gli ingressi della fabbrica. Lo sanno bene i 46 ex-operai dell’Alfa Romeo di Arese, che da più di due anni presidiano una striscia d’asfalto all’ingresso dei capannoni abbandonati dove sono arrugginiti i loro progetti di una vita normale.

Il sole e la pioggia hanno sbiadito le bandiere e molti hanno superato l’età in cui si incassano le manganellate senza troppi danni , ma l’ultima mazzata - quella arrivata questa settimana - è forse la più dura perchè sembra una vera beffa. I due milioni di metri quadri dell’ex-Alfa Romeo diventeranno l’area edilizia più importante della Lombardia. Due società , Iper ed Euromilano, investiranno sull’area 800 milioni per costruire il supermercato più grande d’Europa e un centro polifunzionale che , daranno lavoro a 3000 persone.

A tutti tranne che a loro, gli ex-operai dell’Alfa di Arese che in quest’area hanno lavorato sino a due anni fa, prima come operai specializzati e poi come spazzini, giardinieri, terrazzieri, per le fabbriche che si sono insediate dopo la chiusura dell’Alfa Romeo nel 2003.

Una “proposta” , avanzata dalla nuova proprietà e affidata al commissario prefettizio di Arese, gli offre 15000 euro e la “promessa” di aiutarli a trovare un lavoro, ovunque, tranne che nell’area e con le ditte (anche in subappalto) che la rilanceranno.

Dopo due anni senza stipendio è difficile dire di no, ma l’offerta-che-non-si-può-rifiutare, oscilla fra uno shiaffo e un ultimatum. Un ultimatum perchè hanno sette giorni per dire di sì o restare su una strada con le tasche piene di debiti, uno schiaffo, perchè i 46 ex-Alfa Romeo hanno tutte le caratteristiche richieste per essere assunti, ma un difetto a quanto pare insormontabile : sono iscritti al sindacato di base.

“Mi viene da piangere” mi dice al telefono Daniela de Carlo che ha dovuto lasciare il suo bilocale , gelido e senza luce, ”fra un anno saremo al punto di partenza : dei disoccupati cronici” . Mentre lei e gli altri contano i giorni senza sapere che cosa decidere , ad altri 100 operai Fiat in Cig , è stato già promesso un lavoro nell’area sotto il patrocinio di Fiom e Cgil.

Questa discriminazione fra operai – un segno terribile di questi tempi - ha ispirato la lettera che segue indirizzata a Landini e Camusso.

Mimmo Lombezzi

ECCO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA

 

Compagno Landini, Compagna Camusso,

La vicenda di Pomigliano ci ha insegnato come ancora oggi sia facile dividere gli operai, discriminarli , applicargli una ‘stella gialla’ e sbatterli fuori, alla faccia delle leggi , della magistratura e della Costituzione. A Pomigliano avviene con quelli della Fiom e dello Slai Cobas . Ad Arese avviene solo con lo Slai-Cobas.

Quando l’Alfa Romeo venne chiusa, 70 operai specializzati , sono stati ricollocati, con un accordo firmato dalla Regione, in un’azienda di servizi che lavorava per le ditte che si sono insediate nell’area. Per 7 anni siamo stati “flessibili” e abbiamo accettato di fare di tutto, dalla manutenzione delle strade alla pulizia dei cessi, ma anche dell’”ambiente” denunciando la presenza della ‘ndrangheta ad Arese , quando il prefetto di Milano diceva che “in Lombardia la mafia non esiste”. Nel febbraio 2011 la “Innova Service” ci ha licenziati. Il giudice ci ha dato ragione ma intanto la proprietà dell’area (ABP), molto ‘vicina’ alla Fiat, ha affidato il nostro lavoro a cooperative di lavoratori sottopagati. Da due anni siamo sulla strada. Da un anno non riceviamo più neppure la disoccupazione. Molti di noi campano con l’ aiuto dei genitori pensionati, altri hanno dovuto lasciar le case perchè non riescono pagare le bollette. Prima di Natale la Regione Lombardia, ha dato il via al rilancio dell’ area ex Alfa Romeo (2 milioni e mezzo di metri quadri). Due società, IPER ed EUROMILANO (Unipol, Legacoop, Acli-Cisl, Compagnia delle Opere e Intesa-Sanpaolo) stanno già costruendo il supermercato più grande d’Europa e un centro residenziale. Un investimento da 800 milioni che darà lavoro a 3000 persone .

A tutti tranne che a noi
. A noi vengono offerti 15.000 euro e un
“aiuto a cercarci un “lavoro” in giro per la Lombardia
, solo se rinunceremo a trovarlo nell’area e con le ditte che vi lavorano vi lavoreranno. Insomma una buonuscita che non ci dà nessuna garanzia e che sembra solo uno sfratto.
Sapendo che siamo allo stremo ci puntano la pistola alla testa : ci hanno dato una settimana per accettare o essere lasciati dove siamo : su una strada.
Due “uomini di sinistra” - Alessandro Pasquarelli, ( Legacoop Lombardia e amministratore delegato di Euromilano) e Roberto Imberti, (capolista di SEL in Lombardia per il Senato) - hanno affidato “il grilletto” al commissario prefettizio di Arese Anna Pavone, che, intanto, ha già promesso di assumere altri operai Fiat (attualmente in cigs ) e di mettere una pietra tombale sull’ Alfa Romeo di Arese. Con il benestare della Fiom e della Cgil …...........

Sappiamo di avere tutte le caratteristiche richieste per le assunzioni : l’appartenenza al territorio, l’aver perso il lavoro, l’età, ma ora abbiamo capito quale è la nostra DIFFERENZA, la nostra ‘stella gialla’ : l’essere iscritti al sindacato di base. Visto che in due anni di battaglie e di miseria , nessuno di voi ci è stato vicino abbiamo deciso di arrenderci : chiediamo di essere iscritti alla Fiom-Cgil, di essere trattati come normali lavoratori e di essere difesi dalla segretaria nazionale Cgil Camusso, dal segretario Fiom Landini. Sperando di non crearvi problemi con i padroni dell’Area Alfa Romeo di Arese, e di trovare una soluzione lavorativa positiva, condivisa da tutti i lavoratori, senza nessuna discriminazione.

I 46 lavoratori discriminati iscritti allo Slai Cobas