A Nassiriya, il 12 novembre 2003, non è stata garantita la sicurezza e non sono stati evitati i rischi che hanno portato alla strage nella quale sono morti 19 italiani e almeno 7 iracheni. E' per questa ragione che la Prima sezione penale della Cassazione ha stabilito che il ministero della Difesa risarcisca i familiari delle vittime. Il legale dei congiunti, costituitisi parte civile, ha commentato: "Ora i morti di Nassiriya sorridono da lassù".
L'avvocato Dario Piccioni, che insieme a Francesca Conte ha difeso molti dei familiari dei caduti di Nassiriya, al Corriere della Sera ha detto: "E' stato un percorso difficile e accidentato. Dopo le assoluzioni in primo e secondo grado il morale era a terra. Ora, questo risultato ci rende molto soddisfatti".
Il generale Bruno Stano e il colonnello Georg Di Pauli erano già stati penalmente assolti dalle accuse ma adesso, civilmente, per non aver adottato le necessarie fortificazione attorno alla base italiana in Iraq, il ministero della Difesa sarà chiamato a pagare per loro conto. A questo punto ci sarà un nuovo processo civile d'appello, davanti alla Corte di Roma per ottenere i risarcimenti.
L'attentato di Nassiriya - A Nassiriya, nell'esplosione di un camion guidato da un kamikaze, morirono diciannove italiani (dodici carabinieri, cinque militari dell'esercito e due civili) e sette iracheni. I feriti furono 140. Le fonti dell'Intelligence nei giorni precedenti l'attentato avevano diramato molti e crescenti preavvisi di allarme. Totalmente scagionato, anche dal punto di vista risarcitorio, è stato solo il generale Vincenzo Lops che guidò la base dal 20 giugno al 7 ottobre 2003.