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Fiber, Conte: "Dato parere quando non immaginavo di diventare premier, poi mi sono sempre astenuto"

Il premier nell'informativa alla Camera ha sottolineato di non essere stato a conoscenza "che parte degli investimenti risalissero alle finanze vaticane"

"Ho accettato l'incarico di redigere il parere per la società Fiber 4.0 quando non ero ancora stato designato presidente del Consiglio, in un momento in cui io stesso non potevo immaginare che di lì a poco sarebbe nato un esecutivo da me presieduto". E' quanto afferma Giuseppe Conte nell'informativa alla Camera, sottolineando di non essere a conoscenza "che parte degli investimenti risalissero alle finanze vaticane".

"Al fine di redigere il parere (e rispondere al quesito giuridico che mi era stato sottoposto, ho esaminato i documenti che mi sono stati inviati, senza mai incontrare gli amministratori o gli azionisti della società. Non ero dunque a conoscenza - né ero tenuto a conoscere - che tra gli investitori vi fosse il signor Raffaele Mincione o che parte degli investimenti risalissero, come è stato ipotizzato da alcuni organi di stampa, alle finanze vaticane", aggiunge Conte.

"Al fine di evitare ogni possibile forma di conflitto di interessi, anche solo indiretto, una volta investito della carica di presidente del Consiglio mi sono astenuto da qualsivoglia attività o da qualsivoglia forma di coinvolgimento, formale e sostanziale, riguardanti la decisione circa l'esercizio della golden power nell'operazione Retelit", sottolinea.

"Mosso da questo scrupolo - ricorda poi il premier - scrissi al segretario generale pro tempore una lettera, protocollata in data 6 giugno 2018, con la quale lo informavo della mia determinazione ad astenermi da qualsiasi atto e, comunque, dalla partecipazione in qualsiasi forma a questo procedimento. Quindi, non presi parte alla seduta del Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018, nel corso della quale fu esaminata la questione. Preciso che l'intera seduta del Cdm fu presieduta dall'allora vice presidente e ministro dell'Interno, Matteo Salvini".

E ancora: " Consegno a quest'Aula una riflessione finale. La disciplina sul conflitto di interessi di cui alla legge n. 215 del 2004 non ha lo scopo di impedire, a chi ha avuto incarichi professionali o rivestito cariche pubbliche, di poter assumere successivamente incarichi di governo che, potenzialmente, lo possono indurre a intervenire su tematiche già trattate, direttamente o indirettamente, nell'ambito degli incarichi svolti in precedenza. Piuttosto, la normativa introduce alcuni presidi per eliminare situazioni di incompatibilità ed evitare che atti o deliberazioni collegiali possano essere adottati in situazioni di conflitto di interessi". 

"In questo caso - prosegue - non ricorre certo una situazione di incompatibilità e quanto al potenziale conflitto di interessi, ove mai ravvisato, il rimedio affinché la cura degli interessi pubblici non sia distorta da un possibile interesse personale è l'astensione. E' a queste norme che mi sono attenuto in maniera scrupolosa ed estremamente cautelativa, astenendomi dal partecipare a tutti i procedimenti e alle deliberazioni riguardanti la società in questione, sia il 7 giugno (non partecipando al Consiglio dei ministri), sia successivamente, nel corso del procedimento sanzionatorio. Ed è ciò che continuerò a fare nella eventualità che procedimenti riguardanti Retelit o i suoi azionisti possano richiedere la mia partecipazione".

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