
Una maggiore capacità di trasmissione, che sta contribuendo a un'ondata epidemica influenzale più consistente e precoce rispetto alle stagioni precedenti. È questa la principale caratteristica della variante K del virus influenzale A(H3N2), ormai dominante.
Cos'è la variante K -
Identificata scientificamente come A/H3N2 J.2.4.1, la variante K è emersa approssimativamente nell’agosto 2025 ed è stata ribattezzata “super flu”. Essa sembrerebbe avere un ruolo rilevante nell’incremento dell’attività influenzale stagionale registrato a livello mondiale negli ultimi mesi. Questa variante si diffonde con più facilità: le mutazioni presenti in questa variante rendono il virus meno facilmente riconoscibile dagli anticorpi, favorendone così la circolazione nella popolazione. Ma alla maggiore trasmissibilità, rileva l'Istituto superiore di sanità, non corrisponde per il momento "un aumento nella severità delle manifestazioni cliniche". La circolazione della variante K si inserisce in un contesto già complesso, segnato dalla contemporanea presenza di altri virus respiratori e da una popolazione che, negli ultimi anni, ha ridotto l'esposizione naturale ai virus influenzali.
Come riconoscerla -
L’infezione da variante K non si differenzia dalla classica influenza, i sintomi sono gli stessi: febbre; tosse; mal di gola; dolori muscolari e articolari; stanchezza intensa; talvolta disturbi gastrointestinali. Per accertare se si tratti effettivamente di influenza stagionale, è necessario considerare tre segnali chiave: inizio brusco e improvviso della febbre sopra i 38°C; almeno un sintomo respiratorio (tosse, naso che cola o chiuso, gola infiammata); almeno un sintomo sistemico, come dolori muscolari o spossatezza marcata.
L'importanza dei vaccini -
Questo rende una parte significativa delle persone più suscettibile all'infezione e alle sue complicanze. In questo scenario, vaccinarsi anche adesso, affermano gli epidemiologi, resta una scelta efficace e fortemente raccomandata, soprattutto per proteggere le persone più fragili e per contenere l'impatto del virus sul sistema sanitario. La variante K, spiega l'Iss, "possiede diverse mutazioni aminoacidiche rispetto ai ceppi inclusi nell'attuale vaccino per l'emisfero settentrionale. Tuttavia, i dati epidemiologici finora disponibili indicano che non si osserva un aumento nella severità delle manifestazioni cliniche". Inoltre, "stime preliminari suggeriscono che i vaccini in uso continuano a proteggere dall'ospedalizzazione benché, sulla base dei dati a oggi disponibili, non sia possibile stabilire la loro efficacia verso le manifestazioni cliniche della malattia".