Ci sono libri che fanno evadere dalla realtà. Altri la realtà la fanno conoscere così bene da restarne assuefatti. Quasi drogati. E’ il caso di “La Bamba”, Dalai Editore, lavoro a quattro mani di Paolo Berizzi, inviato de La Repubblica e Antonello Zappadu, di professione fotoreporter. Per chi vive a Milano è chiaro l’oggetto del volume: all’ombra della Madonnina e di corso Como la bamba è la cocaina, la più diffusa delle droghe in circolazione nel nostro Paese.
Berizzi e Zappadu hanno documentato con precisione maniacale il percorso dello stupefacente,"dalla foglia al naso del mondo". Dove per foglia s'intende quella di Putumayo, Colombia amazzonica, mentre il naso è uno a caso, uno dei 25mila consumatori abituali stimati nella metropoli. Dal chirurgo internazionale al muratore più anonimo.
Berizzi e Zappadu raccontano la genesi della schiavitù dell’uomo moderno. Per quaranta giorni hanno seguito passo passo un grammo di cocaina, un impasto di foglie, benzina (prelevata direttamente dai distributori per auto) e calce a dodicimila chilometri di distanza da Milano. Nella foresta amazzonica, tra Colombia ed Ecuador, i due italiani sono entrati nei capanni della Hormiga, la culla della cocaina mondiale. Grazie a contatti e conoscenze, hanno visto all’opera, intervistato e fotografato i cocaleros. Hanno mangiato e viaggiato con loro, hanno condiviso il timore di venire intercettati dai militari (o peggio ancora dai paramilitari del cartello concorrente).
Nero su bianco le contraddizioni della Colombia dove si coltiva il 60% della cocaina coltivata al mondo (a seguire il Perù al 29% e la Bolivia al 10%) e dove decine di migliaia di persone morirebbero di fame se non lavorassero la foglia di cocaina. In Bolivia invece la coltivazione è legale per uso personale mentre ne è vietata la produzione. Il potenziale grammo prende così forma, viaggia alla luce del sole lungo carrettere de la muerte e aumenta di valore man mano che prosegue la marcia di avvicinamento al naso del mondo. La bamba viene nascosta - per modo di dire - in bombole di gas che attraversano il confine di burro tra Colombia ed Ecuador a San Miguel per venire raffinata a Calì, sotto il controllo di qualche traqueto locale.
Poi il porto dei narcos, Buenaventura dove la bamba viene fatta sparire dentro sommergibili o “bare” (mini-sub) comprati anche per otto milioni di dollari. Poi Secadero, poi Cayas, il Nicaragua. Quindi tre skipper italiani che tra un giro in barca per turisti facoltosi e un altro, s’imbattono in due calabresi che offrono loro il viaggio della vita. I tre accettano di attraversare l’Atlantico in barca a vela con trecento chili di bamba. Fila tutto liscio. Ad Alghero un mulo italiano carica le bombole piene di coca su un fantomatico furgone di una fantomatica società milanese. Quindi il porto di Genova. Quindi la A7, la Serravalle. Poi un capannone ad Assago. La divisione dei pani e la moltiplicazione degli euro. Infine un facoltoso naso.
Berizzi scrive, Zappadu fotografa e “viola” alcuni dei santuari del narcotraffico mondiale. Ne esce un’inchiesta giornalistica vecchio stile, dove “scrivo solo ciò che vedo o che posso dimostrare che esista davvero”. “La Bamba” è un diario di viaggio con tante voci dall’oblio dove passo dopo passo vengono registrate pensieri e parole di decine di persone che vivono grazie alla cocaina. O per la cocaina.
Paolo Berizzi - Antonello Zappadu
La Bamba
Dalai Editore
192 pagine 18,5 euro