piacere ma anche colonna dell'economia nazionale

Cucina italiana patrimonio Unesco: quanto vale la tavola del Belpaese

La filiera vale 707 miliardi e dà lavoro a 4 milioni di persone. Export record a 69 miliardi, il turismo enogastronomico vola a quota 40 miliardi

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Il riconoscimento tributato dal Comitato intergovernativo dell'Unesco alla cucina italiana è senza precedenti: è la prima volta che una tradizione enogastronomica viene riconosciuta nella sua interezza, non solo per singole ricette o specialità. Dietro il traguardo tagliato da spaghetti, pizza e centinaia di altri piatti amati in tutto il mondo, c'è un impero economico che vale oro. La filiera agroalimentare allargata italiana - dai campi alla grande distribuzione, dall'industria alla ristorazione - genera un valore di 707 miliardi di euro (dati diffusi da Coldiretti in occasione di The European House Ambrosetti). Una cifra equivalente a oltre venti manovre finanziarie, che fa del cibo la prima ricchezza del Paese.

Il sistema dà lavoro a 4 milioni di occupati e si regge sull'impegno quotidiano di 700mila imprese agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. L'Italia vanta il primato nell'Unione europea per valore aggiunto agricolo con oltre 42 miliardi di euro nel 2024  ed è al primo posto anche per valore generato per ettaro: quasi 3mila euro, il doppio rispetto alla Francia.

L'export vola a quota 69 miliardi -

 Il made in Italy a tavola continua a conquistare il mondo. L'export agroalimentare ha chiuso il 2024 con un record storico di 69,1 miliardi di euro (dati di Istat eColdiretti). In dieci anni il valore è quasi raddoppiato: nel 2015 si fermava a 37 miliardi. Se l'andamento positivo dovesse proseguire, la vendita di cibi e vini nostrani sui mercati stranieri potrebbe arrivare a valere 100 miliardi entro il 2030.

A trainare le vendite all'estero ci sono vino (8,1 miliardi), ortofrutta fresca (6,5 miliardi), ortofrutta trasformata (5,7 miliardi), formaggi (5,4 miliardi) e pasta (4,3 miliardi), come fotografa la Coldiretti elaborando dati Istat. Particolare exploit per l'olio extravergine di oliva, cresciuto del 45% in valore nel 2024, davanti a salumi (+10%) e formaggi e latticini (+9%).

I prodotti Dop e Igp fanno record -

 La cosiddetta "Dop economy" raggiunge i 20,7 miliardi di euro di valore alla produzione nel 2024, con una crescita del 25% rispetto al 2020 (Rapporto Ismea-Qualivita). L'export dei prodotti a indicazione geografica tocca i 12,3 miliardi (+8,2%), con il settore cibo che per la prima volta supera i 5 miliardi e il vino che oltrepassa i 7 miliardi.

L'Italia può contare su 331 prodotti Dop, Igp e Stg, 530 vini a denominazione e 36 spiriti certificati ( dati di Ismea-Qualivita). Sul podio dei formaggi svetta il Grana Padano con un valore di 2,2 miliardi di euro nel 2024 (+23,3% sul 2023), seguito dal Parmigiano Reggiano con 1,7 miliardi (+10,1%) e dal Prosciutto di Parma con 860 milioni. La filiera delle indicazioni geografiche dà lavoro a 864mila addetti, con un aumento dell'1,6% rispetto al 2023.

Il turismo enogastronomico vale 40 miliardi -

 Il cibo italiano attira viaggiatori da tutto il mondo. Il turismo enogastronomico genera un impatto economico di 40,1 miliardi di euro, con una crescita del 12% sul 2023 e del 49% rispetto al 2016 (dati del Rapporto Turismo Enogastronomico Italiano 2024, Roberta Garibaldi-Economics Living Lab). Di questi, 9,2 miliardi sono diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto, con un rapporto benefici-costi di 6,9.

Il fenomeno coinvolge il 70% degli italiani che nell'ultimo triennio hanno fatto almeno un viaggio motivato da esperienze enogastronomiche. Il settore contribuisce per lo 0,65% al Pil nazionale e rappresenta un importante fattore di destagionalizzazione e contrasto all'overtourism, aprendo nuove vie verso borghi e territori interni. La destinazione preferita tra gli italiani è la Toscana, mentre tra gli stranieri Napoli continua a essere la città del cuore.

La ristorazione italiana nel mondo -

 La cucina tricolore è un fenomeno globale: non c'è città del mondo in cui manchi un ristorante tricolore. Nel 2024 la ristorazione italiana nel mondo ha raggiunto un valore complessivo di 251 miliardi di euro, con una crescita del 4,5% su base annua (numeri pubblicati da Deloitte nel Foodservice Market Monitor 2025). Il made in Italy gastronomico rappresenta il 19% del mercato globale dei ristoranti con servizio al tavolo e trova i suoi principali sbocchi negli Stati Uniti e in Cina, che insieme coprono oltre il 65% dei consumi mondiali.

In Italia il comparto della ristorazione ha raggiunto nel 2024 un valore di 83 miliardi di euro (+2%), sempre secondo le stime di Deloitte, consolidando il superamento dei livelli pre-pandemici. Il settore conta 1,5 milioni di occupati, di cui oltre 1,1 milioni dipendenti (dati di Fipe-Confcommercio), con una forza lavoro giovane: quasi il 40% ha meno di trent'anni.

L'effetto Unesco sui territori -

  Il riconoscimento Unesco non ha solo un valore simbolico e culturale ma porterà con molta probabilità benefici economici concreti. Lo dimostrano i casi italiani già iscritti nelle liste del patrimonio immateriale. L'isola di Pantelleria, riconosciuta nel 2014 per la pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello, ha registrato un aumento del 9,7% del turismo annuo, che sale al 75% per il turismo fuori stagione. In dieci anni la forza lavoro nel settore degli agriturismi è cresciuta del 500%.

L'arte dei Pizzaiuoli Napoletani, patrimonio dal 2017, ha visto crescere del 283% i corsi professionali e del 420% le scuole accreditate, tutte all'estero (Studio Unitelma Sapienza-Luiss). Le Colline del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene, riconosciute nel 2019, hanno registrato un incremento del 45,4% nelle strutture turistiche e del 35,4% nei posti letto.

Secondo uno studio dell'Università Unitelma Sapienza diretto da Pier Luigi Petrillo, nel biennio 2023-2024 i siti italiani con riconoscimento Unesco hanno registrato performance nettamente superiori rispetto a quelli privi di tutela: gli arrivi turistici sono cresciuti del 7,39% contro una riduzione del 3,26%, mentre le presenze sono aumentate del 14,87% contro il 2,5%.

Un primato da difendere -

 Il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell'umanità arriva in un momento particolare per il settore agroalimentare nazionale, alle prese con sfide che vanno dai cambiamenti climatici alle tensioni commerciali internazionali. "La nostra agricoltura ha dimostrato di essere un motore insostituibile di crescita, capace di generare valore, occupazione e identità", ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini lo scorso ottobre in occasione del l XXIII Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione organizzato proprio da Coldiretti. "Il cibo è il simbolo più riconoscibile del Made in Italy nel mondo e la prima ricchezza nazionale", aveva concluso.

Il dossier presentato all'Unesco ha messo al centro non singoli piatti o prodotti, ma la pratica del cucinare italiano come espressione viva della comunità: un patrimonio fatto di saperi, gesti, ritualità e convivialità tramandate nel tempo. Al cuore della candidatura c'è l'idea della cucina italiana come pratica che trascende la semplice necessità nutritiva per diventare un veicolo di scambio dinamico di gusti, competenze, memorie ed emozioni. E c'è da essere abbastanza sicuri che l'impatto di tale medaglia non rimarrà limitato alla tavola in senso stretto.