VERSO LA PRIMA

Scala di Milano, la Lady Macbeth di Šostakovič conquista gli Under 30

Ambientata negli anni 50 in un ristorante della Capitale, la nuova messa in scena dell'opera che apre la stagione del teatro milanese entusiasma il pubblico giovane

© Ufficio stampa

Un flashback potente, una Lady Macbeth diversa, immersa nei fumi e nei suoni di un ristorante romano degli anni 50. Sarà proprio questa versione dell’opera di Dmitrij Šostakovič a inaugurare il 7 dicembre la nuova stagione della Scala di Milano, diretta da Riccardo Chailly e firmata dal regista Vasily Barkhatov. L'anteprima riservata agli Under 30 ha conquistato il pubblico giovane, che per quasi dieci minuti ha applaudito una produzione audace, visionaria e visivamente intensa. L'opera "Lady Macbeth del distretto di Mcesk", nata nella Russia di metà Ottocento e qui trasposta in un'ambientazione neorealista, ha stupito i giovani spettatori invitati all’anteprima riservata agli Under 30, un’iniziativa ormai arrivata al ventesimo anno.

Un flashback negli anni 50 -

 La regia di Vasily Barkhatov ha scelto di spostare la storia in un ristorante romano del dopoguerra, luogo di passioni, ossessioni e violenze. Le scene di cruda fisicità — richieste dallo stesso testo — sono diventate una lente sulla condizione umana e sul desiderio di libertà. Protagonista assoluta, la soprano Sara Jakubiak, che dà corpo a una Lady Macbeth tormentata e vitale: una donna che uccide per liberarsi da un destino imposto, illusa dall'amore per il bracciante Sergej, qui trasformato in un cuoco. 

Giovani spettatori tra curiosità e passione -

 "Sconvolgente per le scene", racconta Lorenzo, diciassette anni, studente di Conservatorio, ancora emozionato al termine dello spettacolo. "La musica grottesca calza a pennello con i temi forti", gli fa eco Luca, sedici anni. E Giulia, diciassette, aggiunge: "È bellissima e molto particolare. Apprezzo che la Scala tocchi temi così importanti come la violenza sulle donne". Ragazzi arrivati da tutta Italia, alcuni per curiosità, altri con la voglia di vivere una serata diversa, tra paillettes, giacche eleganti e la magia del grande teatro. Ma soprattutto giovani consapevoli, che hanno accolto con entusiasmo la scelta di aprire la stagione con un titolo russo in un momento storico complesso.

Musica e libertà: la forza di Šostakovič -

 La partitura, potente e cinematografica, racconta ogni gesto con precisione. "La musica rende questa violenza – ha spiegato Luca, designer – ha dei silenzi e poi scoppia." Un ritmo che accompagna l'intera vicenda, tra desiderio e distruzione, fino al finale fiammeggiante, simbolo della libertà cercata e mai davvero raggiunta. Il direttore musicale Riccardo Chailly, al suo ultimo anno alla guida della Scala, ha definito la scelta di aprire con questa opera "non un atto coraggioso, ma doveroso". Una decisione condivisa anche dal sovrintendente Fortunato Ortombina, convinto che "criticare un'opera perché russa sia un'offesa alla civiltà".

Ortombina e Chailly: una scelta "doverosa" -

 Aprire con un autore che mai aveva inaugurato la stagione, secondo molti, è stata una scommessa vinta. Ortombina guarda già al futuro: "Il vero punto sarà arrivare a inaugurare con una nuova commissione del teatro". Ma non sarà il prossimo anno, quando ad aprire sarà "Otello" di Verdi. Come da tradizione, alcuni giovani sono stati invitati da Armani, che anche dopo la scomparsa dello stilista continua a sostenere l'iniziativa. Tra loro, ragazzi dalle carriere diverse ma uniti dallo stesso entusiasmo.

La Scala e i giovani: un dialogo che cresce -

 Quest'anno, alla Prima ufficiale del 7 dicembre, saranno presenti il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso, il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio e il ministro della Cultura Alessandro Giuli, ma l'attenzione resta tutta per la musica e il pubblico. "Quello che vogliamo è che questi giovani tornino. Alla Scala possono venire tutti, e sarà sempre più così", ha concluso Ortombina. Un augurio che risuona come un invito a costruire un legame nuovo tra il grande teatro e le generazioni che lo scoprono, forse per la prima volta, lasciandosi travolgere da quella magia che solo l'opera sa creare.