SESSO E POLITICA

Slavina, il post-porno è rivoluzionario

Blogger, scrittrice e film-maker, l'artista romana racconta a Tgcom24 la sua idea di dissidenza sessuale e spiega perché ogni modo per eccitarsi è lecito. Pure guardare la boxe...

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Il porno? Può anche essere una forma di lotta politica. Lo assicura Slavina, dissidente sessuale e artista multimediale molto attiva nell'ambito del movimento post-porno. "Vogliamo dare spazio e dignità ad alcuni immaginari erotici bollati come anormali rispetto a una presunta normalità - dice a Tgcom24 -. Nel sesso c'è politica: se ci liberiamo da certe sovrastrutture nel privato potremo fare dei passi avanti anche nella società".

Doppiatrice di film porno, blogger, scrittrice, film-maker, interprete di racconti audio dal contenuto decisamente spinto. Romana, ma divenuta ben presto giramondo e da qualche anno con radici in Spagna, Slavina (nata Silvia Corti) cerca da tempo di veicolare una nuova maniera di considerare il corpo e la sessualità con i svariati mezzi che la multimedialità contemporanea le offre.

Nel 2012 il suo corto "Diltotettonica per principianti" è stato premiato al Sicilia Queer Fest, mentre qualche mese fa ha pubblicato il libro "Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate". Nel blog Malapecora mette a nudo emozioni e pensieri privati, mentre nell'ambito del progetto Pornosotrx da voce a scritti e racconti di autori della scena post-pornografica spagnola. E poi è una delle protagoniste dell'associazione "Le ragazze del porno", dove registe, artisti e autrici italiane si sono messe insieme per far emergere in Italia una visione al femminile dell'erotismo e della sessualità.

Cosa significa per te portare avanti la dissidenza sessuale?
E' una questione che nasce dalla presa di coscienza dell'esistenza di una morale sessuale dominante che ci condiziona e rende alcune pratiche sessuali perverse o anormali rispetto a una supposta normalità, che poi è quella eterosessuale e monogama. Il non accettare questi diktat è una posizione politica: la normalità è repressiva e oppressiva rispetto a certe pratiche.

Come può la dissidenza sessuale essere la base per una rivoluzione sociale?
Promuovere la dissidenza sessuale non significa occuparsi solo del sesso ma anche dei sentimenti e delle relazioni. Se fino a ieri l'eterosessualità e la monogamia erano la cellula principale del sistema patriarcale, in questi tempi di crisi è diventato necessario tentare di riformulare la definizione di cellula base della società.

Che differenza c'è tra pornografia e post-pornografia?
Storicamente la pornografia è servita a definire il genere e il sesso. Era un'espressione del potere attraverso la quale il patriarcato diceva come era l'amore, come doveva essere fatto. Dagli anni 70, con l'esplosione del porno di massa, la funzione di controllo è saltata, perché hanno trovato spazio quelle pratiche che sfuggivano al concetto di normalità. La post pornografia ha come obiettivo quello di rappresentare più immaginari possibile e non in maniera confusa e casuale come accade nel web ma con la consapevolezza del fatto che nel sesso c'è politica e che quindi liberandosi da alcune strutture e sovrastrutture mentali si riesce a fare dei passi avanti anche nella società. È un passo dal privato al pubblico e al politico.

Per portare avanti le tue posizioni ti sei affidata a molti mezzi diversi, dal blog al corto cinematografico. Lo hai fatto per raggiungere diversi tipi di pubblico?
Intanto sono una ragazza degli anni 90, quindi la prima strumentazione artistica che ho avuto a disposizione è stato un computer: attraverso di esso ho sperimentato tanto la scrittura quanto il video e la musica. D'altro canto non mi considero né una regista né una scrittrice ma una persona con delle cose da dire e che ha voglia di dirle con ogni mezzo necessario. Sperimento con molti media per cercare di dare voce a più persone possibili, usando mezzi un po' aperti e fruibili anche da chi non è un artista.

Come per esempio il libro. "Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate" è nato come progetto a se stante o come sviluppo del tuo blog?
Il blog quando è nato era una sorta diario segreto lasciato andare alla corrente. Con il tempo si è ingrandito, mutato, e oggi non saprei nemmeno io dire cosa è diventato. Il libro invece è nato come soggetto a sé, voleva essere il tentativo di rendere accessibili alcuni argomenti lavorando su un certo tipo di stringatezza e accessibilità: storielle brevi che potessero arrivare a un pubblico più ampio.

Secondo te l'idea comune che l'erotismo sia per le donne e la pornografia per gli uomini corrisponde al vero?
Tendo a contestare a priori i concetti di maschile e femminile. Io da un punto di vista biologico sono una donna, ma da molti punti di vista non sono femminile per nulla. Credo che l'erotismo sia un mondo di metafore mentre la pornografia non vuole mediazioni, ma detto questo, il fatto che l'erotismo sia per le donne che non si eccitano con le immagini ma hanno bisogno di un immaginario che le avvolga è un luogo comune che è stato portato avanti per anni. Almeno fino a quando alcune donne non hanno rivendicato il loro diritto a vederlo e farlo il porno! Ognuno si eccita con quello che vuole. Persino guardando la boxe. Cosa che fanno molti maschi senza ammetterlo...

Tu usi il sesso come arma politica, le Femen si presentano in topless per protestare contro le ingiustizie: il nudo oggi è ancora rivoluzionario?
Se vado in giro con un mio amico, fa caldo ed entrambi ci togliamo la maglietta, a lui non lo guarda nessuno mentre a me mi prendono per matta. Per me questo non è normale. Di corpi che sono merce siamo abituati a vederne a a bizzeffe: le tette belle, sode e magari rifatte ormai sono il canone estetico dominante. Ma se invece parliamo di corpi che sfuggono a questa canonicità e si mostrano le tette di una sessantenne, si dà scandalo ancora oggi.

Hai fatto fatica a portare avanti queste tue posizioni?
No e, anzi, mi dà molte soddisfazioni. Ho visto molta gente prendere spunto da ciò che proponevo, fosse opera mia o qualcosa della scena post-porno spagnola per la quale faccio un grosso lavoro di traduzione, e cambiare. Non voglio atteggiarmi a guru, prendo sul serio il mio lavoro, molto meno me stessa. Però ho notato che dotando la gente di strumenti minimi si possono fare grandi passi avanti.