La procura di Roma ha chiuso l'inchiesta che coinvolge il senatore Luigi Lusi sull'ammanco di oltre 22 milioni di euro sottratti dalle casse della Margherita. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita alla calunnia. La prima imputazione è ipotizzata anche per la moglie dell'ex tesoriere, Giovanna Petricone, e per due commercialisti.
La notifica dell'avviso di chiusura indagini è la procedura che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati. Oltre a Lusi e alla moglie, il gup dovrà pronunciarsi sui commercialisti Mario Montecchia e Giovanni Sebastio e su Diana Ferri, collaboratrice di Lusi e prestanome di una società riconducibile al senatore. A questi ultimi il pm, Stefano Pesci, contesta la sola associazione per delinquere.
"Lusi promotore di un sodalizio illecito"
Luigi Lusi era finito in manette nel giugno scorso su ordine del gip del Tribunale di Roma Simonetta D'Alessandro. Lo stesso giudice nell'ordinanza di custodia cautelare aveva indicato Lusi come "promotore di un sodalizio" che grazie a "disposizioni del patrimonio della Margherita" e' riuscito a sottrarre "oltre 22 milioni di euro al fine di profitto personale". Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Stefano Pesci, hanno inoltre fatto emergere la responsabilita' della moglie del senatore Lusi, Giovanna Petricone, che avrebbe "messo a disposizione strumenti economici, finanziari e societari al fine di agevolare le operazioni di appropriazione indebita e favorire il reintegro delle somme sottratte.
L'associazione per delinquere viene inoltre contestata anche ai due commercialisti Mario Montecchia e Giovanni Sebastio, che "avrebbero garantito a Lusi un'indispensabile attivita' di supporto che si concretizzava nella sistematica scritturazione infedele e mendace sui libri contabili". Rischia inoltre il processo anche Diana Ferri che svolse la funzione di legale rappresentante di una delle societa' costituite da Lusi per far transitare il denaro sottratto alle casse della Margherita.