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Niente Imu per la Chiesa: il Consiglio di Stato ha bocciato il decreto del governo

Palazzo Spada dice no al regolamento sull'applicazione dell'imposta sugli immobili appartenenti a movimenti religiosi e associazioni non a scopo di lucro: "La disposizione va oltre le competenze"

Ansa

Il Consiglio di Stato ha bocciato il regolamento del Tesoro per l'applicazione dell'Imu sugli enti non commerciali, Chiesa compresa. Il decreto, secondo Palazzo Spada, in molte parti "esula" dalle competenze che erano state affidate dalla legge. Inoltre, secondo il Consiglio di Stato, "il governo ha compiuto scelte in assenza di criteri atti a specificare la natura non commerciale di un'attività". 

Il Consiglio di Stato spiega così la bocciatura della disposizione che prevedeva l'applicazione dell'imposta non solo sugli immobili appartenenti alla Chiesa ma anche ad altri movimenti religiosi e ad associazioni senza scopo di lucro: "Trattandosi di un decreto ministeriale, il potere regolamentare deve essere espressamente conferito dalla legge e, di conseguenza, il contenuto del regolamento deve essere limitato a quanto demandato''.

L'articolo 91-bis
La legge sulle liberalizzazioni, all'articolo 91-bis, stabilisce che per gli immobili ad utilizzo misto l'Imu vada pagata dal 2013 in proporzione all'uso non commerciale per come risulta dalla dichiarazione dei proprietari. Con il nuovo regime il governo vorrebbe chiudere una polemica che si trascina da anni sull'esenzione finora garantita a congregazioni religiose ed enti ecclesiastici. In base alla normativa oggi in vigore, infatti, a un albergo basta avere una cappella per non versare l'Imu.

Contestati i criteri
Nel parere pronunciato dal Consiglio di Stato si contesta la decisione dell'esecutivo di stabilire differenti criteri riguardo l'applicazione dell'Imu: "In alcuni casi è utilizzato il criterio della gratuità o del carattere simbolico della retta (attività culturali, ricreative e sportive); in altri il criterio dell'importo non superiore alla metà di quello medio previsto per le stesse attività svolte nello stesso ambito territoriale con modalità commerciali (attività ricettiva e in parte assistenziali e sanitarie); in altri ancora il criterio della non copertura integrale del costo effettivo del servizio (attività didattiche)".

Palazzo Spada non entra nel merito della correttezza dei criteri ma li considera chiara dimostrazione del fatto che il decreto superi il potere affidatogli dalla legge: "Non è questa la sede per verificare la correttezza di ciascuno di tali criteri, ma la loro diversità e eterogeneità rispetto alla questione dell'utilizzo misto conferma che si è in presenza di profili, che esulano dal potere regolamentare in concreto attribuito".

Incerta la quantificazione del mancato gettito
Lo scorso anno il Tesoro aveva quantificato in 100 milioni di euro il mancato gettito Imu. Cifra che non trova d'accorso l'Anci, Associazione dei Comuni italiani, secondo cui l'articolo 91-bis garantirebbe allo Stato entrate per 600 milioni di euro.

La procedura di infrazione comunitaria contro l'Italia
Il regime di esenzione dell'applicazione dell'Imu per gli immobili a utilizzo misto, sia commerciale sia non commerciale, ha spinto la Commissione Europea ad aprire una formale procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia. Il decreto avrebbe dovuto rispondere alla richiesta comunitaria.

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