Una donna su tre subisce violenza in Italia. E' quanto emerge dal report Istat "La violenza contro le donne, dentro e fuori la famiglia - Primi risultati 2025", secondo cui "sono circa 6 milioni e 400mila (il 31,9%) le donne italiane dai 16 ai 75 anni di età che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita (a partire dai 16 anni di età)". "Il 18,8% ha subito violenze fisiche e il 23,4% violenze sessuali; tra queste ultime, a subire stupri o tentati stupri sono il 5,7% delle donne. Il 26,5% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale da parenti, amici, colleghi, conoscenti o sconosciuti", spiega inoltre il rapporto, nel quale si evidenzia che a commettere gli stupri sono "soprattutto i partner".
"Gli stupratori sono soprattutto i partner" -
I partner, attuali ed ex, sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate, con quote superiori al 50% (fatta eccezione per le minacce), e di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 63,8% degli stupri, infatti, è opera di partner (il 59,1% degli ex partner, il 4,7% del partner attuale), il 19,4% di un conoscente e il 10,9% di amici. Solo il 6,9% è stato opera di estranei alla vittima. I tentati stupri, oltre a quelli subiti da parte dell'ex (29,9%), sono perpetrati più da conoscenti (24,1%), amici (13,4%) ed estranei (17,2%).
Per la prima volta entra nel report lo stupro quando la vittima è drogata -
Nel 2025 è stato rilevato per la prima volta, come peraltro avviene in ambito internazionale, una forma di stupro che accade in contesti particolari, quando la vittima non è in grado di rifiutare oppure opporre resistenza perché è stata drogata o è sotto l'effetto di alcool; tale situazione riguarda l'1% delle donne ed è riconducibile in prevalenza a ex partner (38,9%), conoscenti (35,3%), amici (23,4%) e sconosciuti (8,3%). Il 19,2% delle donne ha subito molestie sessuali. Nel 58,7% di questi casi ciò è avvenuto per mano di uno sconosciuto e nel 19,5% da parte di un conoscente.
"Livelli di denuncia molto bassi" -
La violenza rilevata sulle donne è ancora "molto sommersa", si legge ancora nel report. "Considerando le donne che hanno subito più violenze nella loro vita da parte di qualsiasi autore - sottolinea l'Istat -, il 13,3% (circa 537mila donne) ha denunciato almeno una delle violenze fisiche o sessuali che ha subito. I livelli di denuncia sono molto bassi soprattutto per le violenze fisiche o sessuali perpetrate dal partner attuale (circa 9.800 vittime, il 3,8% di quelle con partner attuale), mentre sono le violenze da ex partner a essere maggiormente denunciate (circa 286mila, pari al 19,1% delle vittime di queste violenze), così come gli stupri, le forme più gravi della violenza sessuale. La violenza di coppia si manifesta secondo un'escalation, di cui la violenza sessuale rappresenta un picco di gravità; quindi, la maggiore frequenza con cui si denuncia questa forma di violenza è legata non solo alla sua gravità, ma anche al protrarsi della violenza nella coppia. La probabilità di denuncia delle violenze subite dagli ex partner è direttamente proporzionale alla durata delle violenze e raggiunge il 40% se la violenza dura da più di 10 anni. Analogamente anche per il partner attuale si conferma questo andamento, fatta eccezione per le violenze che durano da molti anni per le quali il livello di denuncia è inferiore.
Si tratta di forme di violenza particolarmente gravi. Considerando 'la paura che la propria vita fosse in pericolo' come indicatore della gravità dell'episodio, emerge che questa condizione riguarda da un quinto a quasi la metà delle violenze: il 46,8% delle donne vittime di ex partner ha provato paura per la propria vita, con una quota che sale al 55,6% tra chi ha subito stupri o tentati stupri. Lo stesso avviene per il 21,3% di chi ha subito le violenze dal partner attuale e il 25,4 da uomini non partner, anche in questi casi con picchi in corrispondenza della violenza fisica e soprattutto degli stupri".
Dati stabili rispetto al 2014 -
Tra gli altri dati principali emersi dall'indagine condotta sulle donne italiane (mentre i risultati complessivi verranno divulgati nel 2026, al compimento delle interviste sulle donne straniere), indicano che: "Nel 2025, il numero di vittime di violenza fisica o sessuale nei cinque anni precedenti l'intervista è sostanzialmente stabile rispetto allo stesso dato rilevato nel 2014".
Aumentate le violenze subite dalle giovanissime -
"Gli importanti aumenti delle violenze subite dalle giovanissime (16-24 anni) e dalle studentesse - si legge nel report - non modificano il dato medio. Il quadro fornito dai risultati dell'indagine evidenzia una maggiore consapevolezza dei rischi da parte delle donne; si registra, infatti, una diminuzione delle esperienze di violenza subite dal partner attuale, sia di natura fisica e sessuale sia psicologica ed economica".
Cresciuta la consapevolezza del reato subito -
"Una maggiore consapevolezza - si legge ancora - si manifesta anche nell'aumento delle vittime che considerano un reato quanto hanno subito e di quelle che ricercano aiuto presso i Centri antiviolenza e i servizi specializzati, soprattutto per le violenze subite da parte dei partner". Rimangono stabili, infine, i comportamenti di denuncia (10,5% le vittime che hanno denunciato la violenza subita da parte dei partner o ex partner negli ultimi cinque anni), diminuiscono le violenze che hanno comportato delle ferite e per cui si teme per l'incolumità della propria vita.
L'indagine Istat e le interviste a campione -
L'Indagine sulla violenza contro le donne è lo strumento di rilevazione che, attraverso interviste rivolte a un campione rappresentativo di donne, permette di conoscere l'ammontare delle vittime della violenza maschile, includendo anche le esperienze subite e mai denunciate alle autorità ("sommerso della violenza"). L'Istat ha già condotto l'Indagine sulla violenza contro le donne nel 2006 e nel 2014. La terza edizione è ancora in corso per la parte relativa alle donne straniere che, per la particolare condizione linguistica e culturale, si ritiene opportuno intervistare di persona.