intervento di assistenti sociali e forze dell'ordine

Famiglia nel bosco a Chieti, il tribunale dei minori allontana i tre figli

I bambini saranno ospitati in una comunità educativa insieme alla madre per un periodo di osservazione

Il tribunale per i minorenni dell'Aquila ha disposto l'allontanamento dei tre figli della famiglia anglo-australiana che da tempo vive in una casa immersa nei boschi della provincia di Chieti. Il provvedimento, eseguito con l'intervento di assistenti sociali e forze dell'ordine, prevede il trasferimento dei minori in una comunità educativa dove rimarranno insieme alla madre per un periodo di osservazione. La vicenda era emersa lo scorso anno, dopo il ricovero dei bambini per un'intossicazione da funghi che aveva portato a una segnalazione e alla sospensione della potestà genitoriale, pur senza interrompere la permanenza dei piccoli nell'abitazione isolata. 

Il provvedimento del tribunale -

 La permanenza della madre accanto ai figli rappresenta una misura ritenuta utile per preservare la continuità affettiva e osservare da vicino le dinamiche del nucleo familiare durante la fase di monitoraggio. Le autorità competenti intendono così verificare le condizioni complessive in cui i piccoli vivono e valutare le misure di tutela più adeguate.

Le motivazioni del tribunale -

 L'ordinanza cautelare non è fondata sul pericolo di lesione del diritto dei minori all'istruzione, ma sul pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione, articolo 2 della Costituzione, "produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore", si legge nel provvedimento. Secondo il Tgiudice "la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere effetti significativi sullo sviluppo del bambino, che si manifestano sia in ambito scolastico che non scolastico".

E' necessario allontanare i minori dall'abitazione familiare, si legge ancora, "in considerazione del pericolo per l'integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge". Inoltre, "l'assenza di agibilità e pertanto di sicurezza statica, anche sotto il profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell'abitazione, comporta la presunzione ex lege dell'esistenza del periodo di pregiudizio per l'integrità e l'incolumità fisica dei minori".

Nel provvedimento si fa riferimento anche a "nuove condotte genitoriali inadeguate" a proposito della divulgazione che le vicende del procedimento hanno avuto attraverso i mezzi di comunicazione di massa "con diffusione di dati idonei a consentire l'identificazione dei minori, diretta, anche attraverso foto che li ritraggono". Secondo i giudici "con tale comportamento i genitori hanno dimostrato di fare uso dei propri figli allo scopo di conseguire un risultato processuale a essi favorevole, in un procedimento de potestate nel quale essi assumono una posizione processuale contrapposta a quella dei figli e in conflitto di interessi con gli stessi". Quanto alle condizioni abitative e alla perizia eseguita da un geometra su incarico dei genitori, "la perizia è del tutto insufficiente a dimostrare condizioni dell'immobile idonee alla tutela dell'integrità fisica dei minori" secondo l'ordinanza.  A proposito dell'istruzione scolastica, i genitori non avrebbero esibito al servizio sociale né prodotto in giudizio la dichiarazione annuale al dirigente scolastico della scuola più vicina sulla capacità tecnica o economica di provvedere all'insegnamento parentale, diretta a consentire al dirigente scolastico il controllo della fondatezza di quanto dichiarato.

L'intossicazione da funghi e la segnalazione dei carabinieri -

 La vicenda è diventata oggetto di attenzione da parte delle istituzioni nel 2024, quando i bambini erano stati ricoverati in ospedale a causa di un'intossicazione provocata dal consumo di funghi raccolti nei boschi circostanti. In quella circostanza un controllo dei carabinieri ha portato alla segnalazione della situazione abitativa, caratterizzata da un forte isolamento. L'episodio ha determinato la sospensione della potestà genitoriale, pur lasciando i minori affidati alla famiglia. 

La posizione dei genitori sulla vita nei boschi -

 I genitori hanno più volte ribadito che la scelta di vivere in un'abitazione isolata non nasce da trascuratezza, ma dal desiderio di mantenere un rapporto stretto con la natura e con gli animali presenti nell'area, ritenendo che questa modalità di vita rappresenti per i figli un'opportunità di crescita in un contesto naturale e protetto. 

La mobilitazione online e la petizione a sostegno della famiglia -

 Nel corso degli ultimi giorni si è ampliata una mobilitazione attraverso una petizione online che ha raccolto quasi 31mila firme, con la richiesta di consentire al nucleo familiare di rimanere unito nella casa nel bosco. I promotori dell'iniziativa hanno evidenziato la necessità di salvaguardare il percorso di vita scelto dai genitori e di evitare traumi ai minori. 

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