Un documentario racconta tutto

Rollaball, giocare a calcio senza i piedi

Ghana: è la storia di tre ragazzi segnati per sempre dalla poliomielite. Vivono di elemosina e al sabato diventano i Rolling Rockets: sfrecciano seduti su uno skateboard e tirano il pallone con le mani. Su Internet corsa contro il tempo per finanziare un documentario che racconta la loro vita

© Dal Web

Per giocare a calcio una volta tanto non servono piedi buoni. Anzi, a voler esser pignoli, non servono proprio i piedi. Abdul, Tahiru e Aminu non possono prendere a calci a un pallone e nemmeno camminare in modo normale. Questi tre ragazzi di Accra sono vittime della poliomielite, una malattia che ha incrociato per sempre i loro arti inferiori. Abdul, Tahiru e Aminu vivono di elemosina in Ghana, uno Stato dove quasi otto milioni di persone sopravvivono con meno di 1,3 dollari al giorno. Tutti e tre però giocano a calcio nella stessa strada dove di giorno chiedono la carità e di notte dormono. 

Ogni sabato i tre amici lasciano il marciapiede della questua per impadronirsi dell’asfalto libero da auto parcheggiate. Lì giocano a calcio appollaiati su uno skateboard, dribllando e tirando il pallone con le mani. Abdul, Tahiru e Aminu sono i Rolling Rockets, e giocano a rollaball, disciplina ben lontana dall’essere elevata a rango di sport ma di certo un modo per battere la disabilità. Rollaball è l’incrocio povero tra skate e calcio, due attività agli antipodi: la prima prevede che i piedi non tocchino mai terra, la seconda (quasi) l’esatto contrario.

Il documentario
I filmati su Internet valgono più di mille parole: una partita di Rollaball equivale a busti che sfrecciano sugli skateboard, mani protese e anche colpi bassi. I protagonisti sono Abdul Rahaman meglio conosciuto come “No Fear”. Lui gioca in attacco al fianco di Aminu Yaro, “Smallee” il suo nome di battaglia. Alla difesa ci pensa Tahiru Nakluma, “Rasta” per gli amici. Albert K. Frimpong fa da allenatore e manager. Tutto da copione quindi se a questi calciatori non mancassero proprio i piedi. Un copione che un giorno potrebbe finire sul tavolo di qualche produttore cinematografico. Per ora quel copione è il canovaccio di “Rollaball - Beyond the Games”, un documentario che racconta la storia dei Rolling Rockets. O meglio vorrebbe raccontarla, la vita di un’Africa che ce la fa e non è vittima di guerre, povertà e Aids. Il regista (Eddie Edwards) c’è. Il produttore (Steven Markovitz) pure, così come lo staff tecnico e i testimonial famosi: dal milanista Sulley Muntari a Michael Essien del Real Madrid. A mancare sono i soldi.

A Tgcom24: “Condividete e aiutateci”
Ad oggi “Rollaball - Beyond the Games” è un girato grezzo di 28 minuti con protagonisti ma non attori No Fear, Rasta e Smallee. Per completarlo servono 35mila dollari e per trovarli regista e produzione si sono appoggiati a Kickstarter.com, la più grande piattaforma social di raccolta fondi. Una specie di eBay, dove ad ogni cifra offerta da un utente corrisponde un ringraziamento speciale: per “Rollaball” chi mette 10 dollari avrà un post o un tweet su Facebook e Twitter, chi 25 il download gratuito del documentario, chi arriva a 100 il download di tutto il girato e la possibilità di interagire con il regista. Da mille dollari in su c’è addirittura la menzione nei titoli di coda e l’invito alla prima. “Abbiamo lanciato la raccolta il 23 agosto - spiega a Tgcom24 Kevin Kriedemann, membro della produzione - e abbiamo ricevuto più di 200 donazioni. Ci mancano circa 13mila dollari, la finestra si chiuderà sabato 22 settembre”. Altrimenti l’intero progetto va a monte e tutti i soldi raccolti da Kickstarter.com saranno restituiti al mittente. “Se centreremo il nostro traguardo - aggiunge Kriedemann - daremo ai Rolling Rockets uno skateboard nuovo e un aiuto per vivere meglio”.

Il conto alla rovescia è iniziato: per l’offerta basta una carta di credito. Per la condivisione un tweet (@rollaballnmovie) o una condivisione su Facebook.

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