La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla procura di Milano e ha confermato quanto stabilito dal Tribunale del Riesame, che ad agosto aveva annullato le misure cautelari disposte nei confronti di Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima, e di Alessandro Scandurra, membro della Commissione paesaggio del Comune di Milano. I giudici avevano ritenuto insussistenti gravi elementi a sostegno dell'ipotesi di corruzione contestata nell'inchiesta sull'urbanistica. La Suprema Corte ha inoltre confermato la revoca della custodia cautelare anche per Andrea Bezziccheri, fondatore di Bluestone, unico indagato finito in carcere a fine luglio nell'ambito della stessa indagine. Annullate le misure interdittive per l'ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, per l'ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni, e per il manager Federico Pella.
Accolti i ricorsi delle difese -
La Cassazione ha infatti accolto i ricorsi delle difese contro i provvedimenti con cui ad agosto il Riesame e aveva riconosciuto per i tre, pur riqualificandola da contraria ai doveri d'ufficio in impropria e con vendita della funzione, l'accusa di corruzione mossa dai pm nella inchiesta sulla gestione dell'urbanistica. Accusa, non condivisa dalla Suprema Corte, che ha azzerato qualsiasi misura nei confronti dei tre. Saranno comunque solo le motivazioni, attese per le prossime settimane, a chiarire se alla base della decisione di accogliere il ricorso ci sia una questione legata alle esigenze cautelari, ovvero la loro insussistenza, o ci sia una lettura diversa dell'impianto accusatorio rispetto a quella fatta dal Tribunale del Riesame e dalla procura milanese.
Su Tancredi, Marinoni e Pella, parere discordante anche con il Riesame -
Anche se dai due dispositivi di oggi 13 novembre pare di capire che non sia stata condivisa la ricostruzione dei pm e, per la parte che riguarda Tancredi, Marinoni e Pella, pure quella dei giudici del Riesame i quali avevano stabilito che il caso andasse inquadrato come corruzione impropria con vendita della funzione pubblica. I tre alla fine d iluglio erano tra le cinque persone poste ai domiciliari dal gip Mattia Fiorentini che aveva contestato, in linea con l'impianto della procura, il concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. E poi, solo per Marinoni, le false dichiarazioni a causa della mancata dichiarazione del conflitto d'interesse dovuto al suo ruolo nella commissione paesaggio di palazzo Marino. Ad agosto il Tribunale del Riesame aveva confermato i gravi indizi e alleggerito la misura cautelare trasformandola in interdittiva. Misura oggi azzerata.
Sala: "Serve dialogo vero con la Procura" -
Dopo la decisione della Cassazione, che ha confermato quanto emesso dal Tribunale del Riesame smontando l'impianto accusatorio della magistratura, il sindaco di Milano Beppe Sala ha commentato la notizia sottolineando la necessità "di un dialogo vero con la Procura" perché altrimenti la città "rischia di rimanere in uno stallo". "La Cassazione smentisce l'orientamento della Procura", ha detto Sala. "Purtroppo quello che vedo è che la Procura continua ad andare avanti senza molto tener conto del fatto che il sistema giudicante non accoglie in parte significativa la sua linea e me ne dispiace. Quello che serve è parlarsi".
"Serve una legge nazionale, Parlamento agisca" -
"E' difficile dire come finirà il caso", ma di certo "la legge madre è una legge del 1942, è chiaro che bisogna lavorarci. Questo però è un compito preminente del Parlamento", ha quindi evidenziato il primo cittadino aggiungendo: "Il salva-Milano è morto, ma la necessità di una legge nazionale c'è, se no in questa situazione cadranno altre città, Bologna già sta sperimentando una problematica del genere".