"NOI ANDIAMO AVANTI"

Ponte sullo Stretto, Salvini contro la Corte dei Conti: "La casta dei giudici non ci fermerà"

Dopo lo stop della magistratura contabile all’iter del progetto, il vicepremier rilancia: decisione letta come scelta politica, il governo punta alla riapprovazione in Cdm e in Parlamento. "Non voglio pensare a una vendetta dei magistrati"

© Ansa

Matteo Salvini non usa giri di parole. Dopo il verdetto della Corte dei Conti che ha sospeso l'iter del Ponte sullo Stretto di Messina, il ministro dei Trasporti e vicepremier parla al Corriere della Sera di “casta giudiziaria che vede il crollo del suo potere e del suo impero”. L’esponente leghista definisce la decisione della magistratura contabile un “atto politico”, assicurando che “questi signori non ci fermeranno”. Per Salvini, lo stop non colpisce il governo ma i cittadini e le imprese che attendono un’infrastruttura destinata a cambiare il volto del Sud. Incontrando i giornalisti dopo il vertice convocato d'urgenza a Palazzo Chigi, il ministro ha detto: "Non voglio pensare a una vendetta dei magistrati per la riforma della giustizia". 

Salvini: "Ho detto a Giorgia Meloni 'non possiamo fermarci'" -

 Mercoledì pomeriggio la Corte dei Conti ha bloccato l'iter di approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto, chiedendo ulteriori verifiche e chiarimenti. La notizia ha colto di sorpresa il governo, che contava di far partire i lavori entro poche settimane. Salvini, informato della decisione, ha subito contattato Giorgia Meloni: “Un minuto dopo ho sentito la presidente – racconta – e le ho detto che non possiamo fermarci per un verdetto simile”.

Il ministro al contrattacco: "Noi andremo avanti" -

 Il ministro denuncia “un’invasione di campo” da parte di una magistratura “che vede il crollo del suo potere”. E aggiunge: “Non è uno sgarbo alla Lega, ma a tutti gli italiani". E segnala che è una mossa che va "contro tutti”. Salvini ricorda che il progetto “coinvolge 21 università italiane e studi internazionali dalla Danimarca al Giappone”, sostenuto anche dalle istituzioni europee. “Pensano di fermarlo? Si sbagliano, e di grosso”, avverte.

"Subito in Cdm per riapprovare il progetto" -

 Dopo il colloquio con il premier, Salvini propone di riapprovare il progetto in Consiglio dei ministri e poi di portarlo in Parlamento per una conferma politica: “Dobbiamo prenderci la responsabilità di riapprovare tutto – spiega – perché qui c’è dentro l’università italiana, c’è dentro l’Italia”. Secondo il ministro, la scelta di fermare l’opera è “un’assurdità”, perché “in gioco ci sono miliardi di euro, centinaia di migliaia di posti di lavoro e migliaia di aziende pronte a partire”.

"Quel progetto porterà benefici al Sud" -

 Salvini sottolinea che il Ponte porterà benefici concreti al Sud: “Porterà l'acqua dove non c’era, grazie alle opere compensative, nuovi porti turistici e posti di lavoro in tutta Italia”. E accusa: “Bloccare questo progetto significa colpire ingegneri, lavoratori e imprese. È un danno per i cittadini, non per il governo”.

"Ero pronto a partire subito" -

 Secondo il ministro dei Trasporti, lo stop della Corte causerà solo un piccolo ritardo. “Io ero pronto a partire la prossima settimana – dichiara –. Ci volevano tre anni? Ora ci vorranno tre anni e due mesi. Ma il Ponte si farà”. Salvini si dice certo che il premier Meloni, insieme ai presidenti di Sicilia e Calabria, Renato Schifani e Roberto Occhiuto, sia “assolutamente favorevole” alla realizzazione dell’opera. “Il vento non lo fermi – conclude – non puoi fermare un’onda. L'Italia non farà la figura del Terzo mondo”.

"Nessuna retromarcia" -

 Il governo, dunque, non intende arretrare sul progetto del Ponte sullo Stretto. Mentre la Corte dei Conti prepara le motivazioni della sua decisione, Salvini ribadisce la volontà di proseguire: “Noi risponderemo in tutti i modi consentiti dalle regole democratiche”. La battaglia politica e istituzionale intorno all’opera simbolo del collegamento tra Sicilia e Calabria è appena cominciata.

"Non voglio pensare a una vendetta dei magistrati per la riforma" -

 Il ministro ha poi tenuto un punto stampa al termine del vertice convocato d'urgenza a Palazzo Chigi, assicurando: "Non voglio pensare a una vendetta dei magistrati per la riforma della giustizia".

"Risponderemo a tutti i rilievi della Corte dei Conti" -

 Ha quindi dichiarato di attendere "con estrema tranquillità i rilievi della Corte, a cui siamo convinti di poter rispondere punto su punto". E, sul calendario dei lavori, ha chiarito: "Mi sarebbe piaciuto partire con i cantieri a novembre, invece partiremo a febbraio. Abbiamo calendarizzato i prossimi passi. Primo il Consiglio dei ministri, mettere in sicurezza i fondi necessari". E ancora: "Ho avuto il mandato dal governo di andare avanti. Siamo convinti che i cantieri partiranno". 

"Nessuno scontro fra poteri" -

 Su un'ipotesi di "scontro fra poteri dello Stato, daremo tutte le informazioni richieste. Ci lavoro da tre anni, ci lavorerò per tre anni e due mesi, poi gli ingegneri mi dicono che con sette anni l'Italia avrà un'opera unica al mondo e quindi va bene così". 

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