UNA VITA DISTRUTTA

Torino, in coma da 24 anni per un vaccino sbagliato: madre risarcita con 1,8 milioni

Sarebbe bastato somministrare del cortisone e invece il medico si rifiutò. E' il più alto risarcimento in Italia in casi simili

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La Corte d'appello di Torino ha condannato la Regione Piemonte a risarcire con 1,8 milioni di euro una donna la cui figlia è da 24 anni in stato vegetativo a causa dell'errore di un medico di base. Il dottore non somministrò il cortisone subito dopo lo shock anafilattico scaturito per una vaccinazione avvenuta quando la piccola aveva cinque anni.

La condanna, con la quale è stata ribaltata la decisione di primo grado, prevede il pagamento anche degli interessi e delle spese legali. "Si tratta - spiega l'avv. Renato Ambrosio - del più alto risarcimento mai accordato in Italia per un danno da errore medico conseguente a vaccinazione".

Distrutta da un'antitetanica
Il caso risale al 1988. Alla bambina, che abitava con la famiglia a Bussoleno (Torino), era stata fatta una vaccinazione antidifterica-tetanica. Subito dopo aveva manifestato febbre alta, dolori alle gambe, cefalea e dissenteria. Il medico di base si rifiutò di somministrarle farmaci e il quadro clinico si aggravò fino a quando la piccola entrò nello stato vegetativo in cui si trova ancora oggi che ha 29 anni. Secondo la consulenza tecnica, il cortisone somministrato entro i cinque giorni successi alla vaccinazione avrebbe evitato ogni conseguenza.

Restituita dignità alla famiglia
"Questa sentenza ha restituito dignità alla madre dopo anni di sofferenze e problemi economici": lo dicono gli avvocati della donna nel processo civile. "Quello del processo - dicono - è stato un periodo molto difficile per lei e anche per noi, ma la vittoria in appello ci ripaga di tutte le sofferenze subite. In primo grado, infatti, il giudice respinse il nostro ricorso. Ora siamo soddisfatti sotto il profilo del diritto, perché, per la seconda volta in Italia, viene riconosciuto il principio secondo cui l'azienda sanitaria risponde dell'errore del medico di base. Sotto il profilo economico siamo soddisfatti parzialmente, perché per esempio viene stabilito un risarcimento di soli 5.000 euro all'anno per il mancato lavoro potenziale della bambina una volta cresciuta".

I legali sperano che non ci sia ricorso in Cassazione. "La nostra cliente - spiegano - è povera e ha già fatto tanti sacrifici in questi anni. Quando avvenne la tragedia aveva 23 anni e fu subito lasciata dal marito. Per seguire la bambina non ha più potuto avere un lavoro fisso".