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La Manovra è pronta, ma i fondi a Radio Radicale dividono M5s-Pd

Il testo conferma lo stanziamento per l'emittente, ma il 30 aprile dell'anno prossimo il servizio andrà a gara: "E' finita la mangiatoia", ha commentato Di Maio

La Manovra è praticamente definita, c'è l'accordo sulle partite Iva e gli ostacoli più grossi sono ormai superati. "E' pronta per essere inviata al Parlamento", ha detto il viceministro all'Economia, Antonio Misiani. Ma sullo sprint finale la maggioranza si è inceppata sui finanziamenti per Radio Radicale.

La rottura sui fondi a Radio Radicale - Giuseppe Conte si era impegnato a chiudere la Manovra con il vertice convocato nel pomeriggio di mercoledì a Palazzo Chigi, ma l'incontro ha dovuto tenersi in due tempi, perché Luigi Di Maio dà lo stop al rinnovo della convenzione con l'emittente: "Ci sono di nuovo 8 milioni di euro all'anno per tre anni a Radio Radicale. Ma diamoli ai terremotati...".

La nuova rottura è stata sancita da un tweet del capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci: "Radio Radicale è viva, il M5s, che voleva chiuderla, ha già perso". Poi la mediazione, in zona cesarini, che mette un tampone alla ferita dopo lo strappo del leader M5s. La Manovra conferma lo stanziamento per Radio Radicale, ma il 30 aprile dell'anno prossimo il servizio andrà a gara: "E' finita la mangiatoia", ha commentato Di Maio.

La lotta M5s contro Radio Radicale - Anche Di Maio ha confermato che il grosso del documento è definito. "Sulle partita Iva c'è l'accordo, con l'aliquota al 15% - ha detto tornando a Palazzo Chigi per il secondo round -. Saltano i limiti sui beni strumentali che si volevano mettere. Sul cuneo e sul fondo famiglie c'è l'accordo". Tutti provvedimenti che avevano creato non pochi ostacoli al percorso della Manovra. E al Tesoro si attendono il testo definitivo della legge di Bilancio ripulito dalla Ragioneria entro il primo novembre per poi trasmetterlo al Parlamento nei primi giorni della prossima settimana.

Sotto pressione dentro e fuori il Movimento per la sconfitta in Umbria, Di Maio ha sottolineato le vittorie portate a casa dai Cinque Stelle con la Manovra: la conferma tale e quale della flat tax per le partite Iva, ma anche il rifinanziamento di Quota cento e del reddito di cittadinanza.

In quest'ottica si inserisce l'iniziale niet a Radio Radicale, un'altra storica battaglia pentastellata. Anche se l'uscita di Di Maio non pareva avere grandi possibilità di successo, visto che praticamente tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, stanno dalla parte di Radio Radicale. L'arroccamento del leader Cinque Stelle è sembrato quindi un modo per tornare allo spirito battagliero del Movimento, per ribadire le antiche posizioni. Ma anche - si ragiona in ambienti della maggioranza - per chiedere qualche concessione su altro. Su una manovra da 30 miliardi, riflettono gli alleati, appare sproporzionato far dipendere l'accordo da una convenzione da 8 milioni di euro.

Italia Viva pronta a presentare emendamenti - La battaglia, comunque, non si chiuderà con i vertici di maggioranza. I partiti anche di governo hanno già annunciato una raffica di emendamenti in Parlamento. "Proveremo a eliminare o ammorbidire tutte le cosiddette microtasse", come la sugar tax e la plastic tax, ha annunciato il deputato di Italia Viva Luigi Mrattin, e "presenteremo emendamenti per cancellare Quota cento, perché quando si crede in qualcosa, si porta avanti e si discute, è una battaglia di idee".

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