LOTTA ALL'ISIS

Usa, Donald Trump conferma l'uccisione del successore di Al Baghdadi

Si tratta di Abu al-Hassan al-Muhajir, considerato il numero due del Califfo. La notizia era stata lanciata domenica dalle milizie curde. Ora ha confermato anche il presidente degli Stati Uniti

© ansa

Non solo Abu Bakr Al Baghdadi: l'offensiva americana contro i vertici dell'Isis ha fatto un'altra vittima eccellente, quella del portavoce dello stato islamico Abu Al Hassan Al Muhajir, considerato il numero due del Califfo e tra gli eredi alla guida del gruppo terroristico. La notizia, lanciata domenica dalle milizie curde, è stata confermata da Donald Trump, che esulta e rafforza la sua immagine di vero "commander in chief". 

Trump: "Non daremo tregua ai terroristi" - Il presidente, annunciando la morte di Al Baghdadi, aveva respinto ogni ipotesi si disimpegno Usa in Medio Oriente e aveva dichiarato: "Non daremo tregua ai leader del terrorismo jihadista, che si tratti dell'Isis od i Al Qaeda". E nel giro di poche ore è riuscito a portare a casa due salpi illustri, come non accadeva da tempo. "Mi hanno appena confermato che il sostitutuo numero uno di al Baghdadi è stato ucciso dalle truppe americane. molto probabilmente avrebbe preso il suo posto. Ora anche lui è morto", ha twittato il leader della Casa Bianca. 

Due durissimi colpi al Califfato - Un uno-due micidiale, dunque per quel che resta del Califfato, con i vertici militari e dell'intelligence Usa pronti a concentrarsi sul prossimo obiettivo, la caccia al ricercato numero uno dopo la fine di al Baghdadi: Abdullah Qardash, considerato ora il vero successore del Califfo. Iracheno, ex 007 del regime di Saddam Hussein, Qardash è stato soprannominato il "distruttore" per la spietatezza mostrata a Mosul e contro i traditori.

Prossimo obiettivo Abdullah Qardash - Alcuni sostengono sia morto da mesi. Se non lo fosse, anche per lui suona ora un campanello d'allarme chiaro e forte. Per Abu al Hassan al Muhajir, nome di battaglia, una volta individuato vicino alla località di Jarablus, nella provincia siriana di Aleppo, sulle rive del fiume Eufrate, non c'è stato scampo. Nascosto a bordo di un'autocisterna per il trasporto del petrolio, è stato colpito durante un raid aereo americano. L'ultima sua apparizione risale a marzo, quando con una dichiarazione incitava alla rappresaglia per vendicare i 50 musulmani uccisi nell'attentato alla moschea di Christchurch, in Nuova Zelanda, da parte di un suprematista bianco.

Tradito da un brandello di biancheria intima - Intanto continuano ad emergere nuovi dettagli sul blitz degli uomini della Delta Force che ha portato alla morte di Al Baghdadi. Il numero uno dell'Isis sarebbe stato tradito da un brandello della sua biancheria intima, probabilmente le sue mutande, e da un campione di sangue. Sono questi gli elementi risultati fondamentali per identificarlo prima che scattasse il raid, grazie agli esami del Dna. A trafugarli un combattente delle milizie curde delle Syrian Democratic Forces, l'informatore che ha poi condotto i soldati Usa nel nascondiglio di al Baghdadi.

Il covo sotterraneo - Viveva sotto terra il capo del sedicente Stato islamico, nascosto proprio in quella rete di cunicoli che si sono rivelati la sua tomba. Tunnel sotterranei attrezzati con sistemi di ventilazione e illuminazione, e con diversi scaffali per conservare soprattutto libri religiosi, come ha raccontato Mohammad Ali Sajid, il cognato di al Baghdadi, in un'intervista trasmessa in Iraq. Il Califfo comunicava con flash drive e consentiva a chi lo circondava di usare telefonini cellulari. Quando voleva cambiare postazione, poi, si spostava con due pickup bianchi Toyota accompagnato da cinque uomini di scorta. Si sentiva al sicuro, forse più che mai dopo l'annuncio del ritiro delle truppe Usa dal nord della Siria. Un calcolo rivelatosi tremendamente sbagliato.