MYSS KETA: "Giù la maschera, con le mie amiche invito le donne ad essere se stesse senza vergogna e pregiudizi"
La rapper si racconta a Tgcom24 tra nuovi progetti e il video de "Le ragazze di Porta Venezia"...
"Siamo le ragazze, siamo le ragazze", MYSS KETA quattro anni dopo è in ottima compagnia. La rapper con la maschera, quella di "Milano Sushi e Coca", continua a lanciare messaggi forti. Insieme alla sua gang (Elodie, Joan Thiele, Roshelle, La Pina, Paola Iezzi, Noemi e tante altre, tutte coloratissime) rieccola nel nuovo video in cui invita tutti a essere se stessi. "Un inno a vivere senza vergogna, senza farsi influenzare da nessuno", racconta a Tgcom24.
MYSS KETA, come riassumi “Le ragazze di Porta Venezia”?
E' un manifesto per tutte le persone che hanno il coraggio di essere se stesse, indipendentemente dai giudizi e dai pregiudizi degli altri. Per me rappresenta tantissimo. E' una canzone che si è allargata negli anni, con tantissime cantanti che hanno partecipato al progetto e donne che incontrato nella vita, tutte hanno una cosa in comune: vivere la vita in modo attivo con il proprio modo, senza vergognarsi o farsi influenzare da nessuno. Sentirsi slegate da qualsiasi giudizio, e non sto parlando solo dell'orientamento sessuale...
C'è stata una vera e propria solidarietà femminile...
Io la chiamerei proprio gang. Il video è molto forte e devi per forza condividere il concetto. Ci siamo divertite, siamo andate in giro a fare le matte libere da qualsiasi catena. Molte si sono conosciute in quel set e vedo che adesso si scrivono.
Il brano è di quattro anni fa, cosa significa per te riproporlo?
Poterlo rifare con la partecipazione di tutte queste cantanti e queste donne mi ha fatto scoppiare il cuore.
E' anche un tributo a Myss Keta, come sei cambiata?
Sono un po' cresciuta, è molto bello questo cambiamento, nelle prime situazioni ero più underground, primitiva, istintiva. A questo progetto ci crediamo in tanti, c'è la crew di Motel Forlanini, ci sono tante persone che lavorano. Tante menti, chi fa lo styling, chi si occupa della fotografia, chi della parte tecnica Sono contenta perché il lavoro e la fatica pian piano sono stati ripagati. Ma sono convinta che se quello che vuoi comunicare è positivo e reale alla fine arriva. Può sembrare una ovvietà, ma non lo è affatto.
Mentre mi parli sei a Parigi, facciamo un bilancio di questo tour europeo?
Abbiamo registrato 5 sold out su sei. Da Londra a Berlino, da Amsterdam a Barcellona.. Quando sono all'estero, sapendo che metà del pubblico non capisce le parole, spingo sulla performance, sull'attitude. E la gente lo comprende, ci sono feedback molto positivi. Quando passo il microfono sentire l'accento inglese o spagnolo che canta una mia canzone per me è vita.
A proposito di performance e di look, la maschera ti contraddistingue, come è nata l'idea?
E' nata con il video di 'Milano, Sushi e Coca'. Non volevamo mostrare il viso perché era una sorta di 'inno generazionale' e non volevamo associare le nostre facce, era un concetto più che una presenza fisica: era un modo di vivere la notte, Milano... Poi la maschera l'ho tenuta. Ti fa diventare altro rispetto a te, è come se diventassi quel personaggio, diventa un modo per tutti di diventare altro. Spesso ai miei concerti vedo gente con gli occhiali, con la mascherina, si sentono liberi e felici di fare quello che vogliono.. sentirsi selvaggi e liberi di fronte a una serata, a dei pensieri.
Ora che sei arrivata al grande pubblico che succede?
Se ti apri alla vita, la vita ti regala di tutto. Succedono sempre cose inaspettate. Voglio fare ancora tante cose, mi piacerebbe un tour in Sud America, in Asia. Non mi do limiti, e cerco di vivere sempre nella direzione della sorpresa.
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