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Hong Kong, il dissidente Joshua Wong non può correre alla elezioni

L'attivista "squalificato" poiché la sua candidatura non rispetta i requisiti di lealtà all'ex colonia. Lui attacca: "Governo censura". Si temono nuove proteste. Intanto la Lam nega frizioni con Pechino

Il dissidente Joshua Wong è stato bandito dalle prossime elezioni distrettuali a Hong Kong che si terranno il 24 novembre. L'ex leader del movimento degli ombrelli  del 2014 e tra gli attivisti più in vista delle proteste che stanno scuotendo l'ex colonia inglese da quasi 5 mesi non potrà quindi candidarsi poiché non ha i requisiti. Per il governo infatti un candidato deve sostenere la Basic Law ed esprimere lealtà a Hong Kong. Lui attacca: "Censura".

"Condanno fermamente il fatto che il governo sia impegnato nel filtraggio politico e nella censura e mi privi dei miei diritti politici", ha scritto l'attivista in una dichiarazione sulla sua pagina Facebook. Adesso si temono nuove proteste.

La governatrice Lam nega che Pechino la voglia sostituire - Intanto, la governatrice Carrie Lam nega l'ipotesi secondo cui Pechino vorrebbe sostituirla a marzo, in base a quanto riportato dal Financial Times. In conferenza stampa, la Lam ha parlato di rumor e ricordato la smentita del ministero degli Esteri cinese. "Il governo centrale è stato molto d'aiuto e resta fiducioso che io, il mio team e il governo di Hong Kong, in particolare la polizia, saremo in grado di gestire la situazione, porre fine alle violenze e riportare la normalità il prima possibile".

I rumor sulla destituzione della Lam dopo il ritiro della legge sull'estradizione - Secondo i rumor la Cina sta mettendo a punto un piano per rimuovere a marzo 2020 la governatrice di Hong Kong, con l'obiettivo di non far apparire l'operazione come una resa alle richieste venute dal basso, dalle proteste anche violente che da quasi 5 mesi stanno infiammando l'ex colonia britannica, scoppiate con la legge sull'estradizione verso Pechino. Legge che il governo ha ritirato formalmente. Pechino pensa quindi di procedere a una nomina ad interim, se il presidente Xi Jinping deciderà di farlo.

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