Per la crisi economica dall'inizio del 2012 in Italia ci sono stati 23 suicidi di imprenditori. E' l'allarme lanciato dalla Cgia (l'associazione che raggruppa artigiani e piccole imprese) di Mestre. "Questi suicidi sono un vero grido di allarme lanciato da chi non ce la fa più - spiegano dalla Cgia - . Le tasse, la burocrazia, la stretta creditizia e i ritardi nei pagamenti hanno creato un clima ostile che penalizza chi fa impresa".
Un'impresa su due (precisamente il 49,6%) chiude i battenti entro i primi 5 anni di vita. I dati segnalano "la grave difficoltà che stanno vivendo le imprese, soprattutto quelle guidate da neoimprenditori".
Imprese assediate
"Tasse, burocrazia, ma soprattutto la mancanza di liquidità - sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo. E' vero che molte persone, soprattutto giovani, tentano la via dell'autoimpresa senza avere il know how necessario, tuttavia è un segnale preoccupante anche alla luce delle tragedie che si stanno consumando in questi ultimi mesi".
La Cgia rileva infine l'importanza delle piccole micro imprese in chiave occupazionale: se, come sottolinea l'Unione Europea, il 58% dei nuovi posti di lavoro è creato dalle imprese con meno di 20 addetti, e se , come risulta dai dati Istat, il 60% dei giovani italiani neoassunti nel 2011 è stato "assorbito" dalle micro imprese con meno di 10 addetti, è chiaro che, secondo la Cgia, il governo non può non intervenire abbassando il carico fiscale sulle imprese e in generale sul mondo del lavoro, altrimenti sarà difficile far ripartire l'economia di questo Paese.