La Commissione Giovannini sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici rinuncia alla propria missione di individuare un livello di stipendi europeo e rimette il proprio mandato al governo. Nel giorno della pubblicazione del suo rapporto, spiega che "i vincoli della legge, l'eterogeneità delle situazioni riscontrate negli altri Paesi e le difficoltà nella raccolta dati non hanno consentito di produrre i risultati attesi".
"Nonostante l'intenso lavoro svolto nei mesi scorsi, i vincoli posti dalla legge, l'eterogeneità delle situazioni riscontrate negli altri Paesi e le difficoltà incontrate nella raccolta dei dati non hanno consentito alla Commissione di produrre i risultati attesi", si legge nel comunicato stampa che accompagna la pubblicazione del rapporto finale della commissione Giovannini, riferito al 2011.
"Tra l'altro - si segnala - solo in nove casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani da esaminare (dalle Camere, alle authority, dalla Corte costituzionale, agli enti locali) e quelle di tutti e sei i Paesi europei scelti per il raffronto".
"Inoltre per nessuno dei nove enti in cui si è trovata una corrispondenza è stato possibile acquisire, per tutti e sei i Paesi i dati necessari, né dati con la precisione richiesta, né comunque dati ragionevolmente affidabili sotto il profilo statistico", prosegue il testo. "Nessun provvedimento - si avverte - può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge".
La normativa prevedeva infatti di individuare un livello retributivo europeo, da porre come limite massimo agli stipendi italiani in organi ed enti dello Stato. Ma ciò, alla luce del lavoro effettuato dai professori della commissione presieduta da Enrico Giovannini, non si è rivelato possibile.
"Alla luce dell'esperienza maturata e delle evidenti difficoltà incontrate nello svolgimento dei propri lavori, anche a causa della formulazione della normativa vigente, la commissione ritiene dunque doveroso rimettere il mandato ricevuto - spiega la nota -. Il presidente della commissione, indicato dalla legge nel presidente dell'Istat, rimane necessariamente in carica".
"Qualora il Governo ritenesse che la commissione debba proseguire nei suoi lavori - si legge ancora nel comunicato - lo si invita ad esprimere tempestivamente il proprio orientamento, anche procedendo a una nuova nomina dei suoi membri".