Un’autostrada sottoterra. Un treno ad alta velocità sopra il livello della terra. E un cavalcavia alto fino a 14 metri (quando il terzo piano di una palazzina arranca a quota 11 metri). E’ lo scenario del futuro per Treviglio e Caravaggio se nessuno metterà mano per tempo ai progetti di BreBeMi e Rfi relative all’autostrada Brescia-Bergamo-Milano e alla Tav. A denunciarlo “Città dell’Adda”, un comitato locale che punta alla promozione del territorio della Bassa Bergamasca.
Niente lobby e nessun traliccio da scalare o autostrada da bloccare: “Città dell’Adda” ripete di non aver nessun intenzione di ricorrere a manifestazioni eclatanti così come di non aver alcun tornaconto nel denunciare come BreBeMi e Tav “non si vedono, non si parlano e non ascoltano”.
La pietra dello scandalo si chiama Statale Padana Superiore 11, la più trafficata dei 50 chilometri del tragitto BreBeMi. “Ultimi progetti alla mano, dove si incroceranno i percorsi di Tav e autostrada? – si chiede Ezio Bordoni, architetto e membro del comitato – Esattamente sulla Statale 11, sconvolgendo un’intera area con quel cavalcavia lungo 1200 metri e alto fino a 14”. Per chi conosce la zona realizzare il sandwich autostrada-treno-sovrappasso e le relative infrastrutture appare un’opera mastodontica, con probabili disagi e serpentine per i trevigliesi che devono raggiungere l’ospedale e il polo scolastico. E viceversa per Caravaggio.
“E’ mancato un coordinamento in questi anni di progettazione - rilancia Roberto Fabbrucci - ma non vogliamo cercare responsabilità politiche. Vogliamo che istituzioni, Rfi e BreBeMi si siedano a un tavolo e rivalutino tutte assieme se vale la pena far incrociare Tav e autostrada proprio in quel punto, stravolgendo tutto”.
A detta di “Città dell’Adda” una soluzione esiste ed è molto semplice: mantenere il progetto iniziale della Tav che voleva l'altà velocità ferroviaria costruita tutta sopraelevata. Con la BreBeMi sottoterra e la Tav sopraelevata, la viabilità ordinaria non avrebbe bisogno di nessun stravolgimento, cavalcavia in primis. Un’eventualità con un doppio vantaggio: minor impatto ambientale e minor esborso economico. Questo “piano B” è ancora possibile considerata la tempistica dei cantieri.
La questione è quindi aperta. Di certo nessuno da queste parti scenderà in piazza o salirà su un traliccio in caso di mantenimento del progetto attuale. Ma proprio per questo vale la pena di muoversi. E muoversi ora significa non dire tra qualche decennio “quelli l’avevano detto che…”