Si dice che tutti noi (o quasi) abbiamo un manoscritto in attesa di pubblicazione chiuso nel cassetto. In effetti, gli editor delle case editrici ricevono numerosissime proposte di "opere prime" che altrettanti autori esordienti vorrebbero vedere sugli scaffali delle librerie. Ma quante possibilità ci sono che questo sogno diventi realtà e quali sono i generi che "vanno" di più?
In effetti, il panorama editoriale del nostro Paese ha fatto segnare un certo aumento nella pubblicazione di opere di autori italiani, segno che gli scrittori di casa nostra scrivono di più e meglio di prima. Eppure, le scrivania di chi vaglia i testi degli aspiranti scrittori sono affollate di manoscritti, mentre le opere che arrivano agli onori della stampa sono poche: ancora meno quelle che arrivano al successo.
Spiega Alberto Rollo, direttore letterario Feltrinelli: "Negli ultimi 10 anni sono aumentate le pubblicazione di autori italiani. Una tendenza che coinvolge tutto il mercato editoriale e che abbiamo verificato a partire dal biennio 1995-96. Ma su cento libri che si fanno, solo il 7% raccoglie dei risultati interessanti". Più in generale, aggiunge, "se consideriamo il lavoro di tutti gli editori, su cento idee di esordienti se ne pubblicano il 10%".
Per quanto riguarda i filoni narrativi che hanno più probabilità di incontrare il mercato e quindi di essere pubblicati, vanno per la maggiore il fantasy nelle sue varie declinazioni, ma anche il giallo all'italiana e le storie che svelano sentimenti ed angosce 'in rosa'. Le donne, in particolare, sembrano essere più propense al racconto intimistico. Per quanto riguarda i polizieschi, Rollo spiega che "da sei o sette anni ci provano tutti. Ma attenzione: forse perché c'é stato prima il fenomeno Montalban, e poi quello Camilleri, notiamo che l'attenzione è rivolta, piuttosto che al crimine in sé, alla figura di un commissario dalle caratteristiche umanamente molto specifiche".
Parlando delle innumerevoli proposte che invadono le redazioni italiane, Giulia Ichino, editor narrativa italiana Mondadori, sottolinea che la gente scrive sempre di più su se stessa: "Ci sono infiniti memoir ed è la cosa che va meglio. Ci sono storie autobiografiche di ogni tipo, di amori, di malattie, di morte, di droghe, di formazione". Poi, continua Ichino, "c'è il genere storico e quello d'amore e sentimentale. Qui riscontriamo esiti molto imitativi nei confronti dei modelli stranieri del momento. Senza dimenticare il filone futuribile che va dai romanzi apocalittici, sulle sorti di un mondo senza più fonti d'energie, alle vicende con alieni, che per lo più vengono scartate". A proposito dell'effettiva qualità dei manoscritti made in Italy, il dato più evidente è che molti aspiranti autori non hanno sviluppato uno stile autonomo, ma fanno riferimento a modelli televisivi o cinematografici, spesso senza rendersene neppure conto. Agli elementi più discutibili fanno da contraltare, però, alcuni elementi favorevoli: "Le competenze di scrittura degli italiani, spiega Ichino, nel complesso sono migliorate sia come padronanza della lingua comune, sia come diffusione degli elementi di base della narrazione".
Altro generi che hanno avuto un buon seguito sono i pamphlet politici e le saghe familiari. Spiega Michele Rossi, editor narrativa italiana Rizzoli: "Ci sono storie di famiglie ricche decadute. Oppure vicende di famiglie povere che ce l'hanno fatta. E' come se Thomas Mann fosse tornato di moda. Di queste storie alcune ne ho acquisite: in questo momento i grandi quadri delle famiglie italiane interessano. Forse si sta tornando a guardarsi dentro, probabilmente perché il mondo di fuori ha perso appeal".
Sono dunque numerose le idee che alimentano il dialogo tra gli aspiranti scrittori e gli editori. Ogni editor ne riceve decine al giorno, ma di questa mole di manoscritti non tutto va perduto: tentare la fortuna è difficile ma non impossibile. Alcuni autori 'sconosciuti', infatti, hanno vinto la loro sfida. E' il caso di Silvia Avallone che, da perfetta sconosciuta, è arrivata a concorrere per lo Strega.