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Legge elettorale, Consulta boccia i referendum Napolitano: "Ora tocca ai partiti e alle Camere"

Per la Corte Costituzionale i due quesiti sono inammissibili. Il Comitato promotore: "Non ci fermeremo"

LaPresse

La Corte costituzionale ha bocciato entrambi i quesiti presentati dal comitato promotore del referendum sulla legge elettorale che puntava ad abrogare la legge del 2005, il cosiddetto "Porcellum". Il primo quesito sottoposto al giudizio della Consulta chiedeva l'abrogazione totale della legge Calderoli; il secondo ne domandava l'abrogazione per parti.

Per Consulta legge elettorale va cambiata
Secondo indiscrezioni, tuttavia, secondo i giudici della Consulta la legge Calderoli non è incostituzionale ma comunque andrebbe cambiata. Nelle motivazioni che verranno depositate nei termini di legge, cioè entro il 10 febbraio, la Corte Costituzionale "solleciterebbe" comunque il Parlamento a cambiare il "Porcellum".

Napolitano: "Ora tocca ai partiti e alle Camere"
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa sera al Quirinale il presidente del Senato, Renato Schifani, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, per esaminare - si legge in una nota diffusa dal Quirinale - le prospettive dell'attività parlamentare, con prioritaria attenzione alle riforme istituzionali, anche nelle loro possibili implicazioni costituzionali. Si è espressa la comune convinzione - si legge ancora - che tocchi alle forze politiche e alle Camere assumere rapidamente iniziative di confronto concreto sui temi da affrontare e sulle soluzioni da concertare. In particolare, alla luce della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale nel rigoroso esercizio della propria funzione, è ai partiti e al Parlamento - conclude la nota - che spetta assumere il compito di proporre e adottare modifiche della vigente legge elettorale secondo esigenze largamente avvertite dall'opinione pubblica.


Pli: "Stupore e rabbia per scippo Consulta"
La prima reazione alla sentenza della Consulta viene dal segretario nazionale del Partito Liberale Italiano, Stefano de Luca. De Luca ha accolto "con stupore" la notizia della sentenza della Corte Costituzionale, che "ha respinto la plebiscitaria richiesta popolare di abrogazione dell'attuale legge elettorale, negando agli elettori il diritto di scegliere i propri eletti". De Luca parla di "una decisione palesemente influenzata dai tre maggiori partiti italiani, tutti schierati contro il Referendum. Il Pli - conclude - vigilerà perché allo scippo odierno non segua una finta riforma che darebbe la sensazione di un cambiamento per non cambiare realmente nulla".

Comitato promotore: "Non ci fermeremo"
Andrea Morrone, presidente del Comitato promotore, non si dà per vinto: "Questa non è la prima né sarà l'ultima iniziativa referendaria che si conclude con una bocciatura della Consulta ma la nostra battaglia per il sistema maggioritario e per la democrazia in Italia continuerà e non si ferma di certo adesso" afferma.

Parisi: "Ora non vorrei essere nei panni dei partiti"
"Noi abbiamo fatto la nostra parte. Adesso tocca ai partiti, a quelli che questa legge l'hanno voluta e a quelli che ne hanno goduto. Non vorrei essere nei loro panni ma noi continueremo in modo diverso la battaglia dentro e fuori in Parlamento per interpretare il milione e duecentomila firme raccolte". Sono le parole Arturo Parisi, esponente Pd e promotore della raccolta di firme sui referendum elettorali.

Mario Segni: "Sentenza politica"
"Questa è una sentenza politica e non giuridica. La Corte si è fatta spingere da forti pressioni politiche. Vedrò quali motivazioni giuridiche ci possano essere, staremo a vedere. E’ un giorno triste, io sono addolorato perché questa era una soluzione al problema di quella legge schifosa che è il porcellum. L’Italia ha perso l’occasione per sbarazzarsi di una delle sue peggiori leggi. Tra qualche giorno tutti parleranno di altro e la legge elettorale verrà rimandata all’anno prossimo prima delle elezioni". Sono le parole di Mario Segni, in diretta a Tgcom24 .

(nella pagina seguente le altre reazioni della politica: Bersani, D'Alema, Lupi, Reguzzoni, Di Pietro, Bocchino e del Quirinale)

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Le reazioni alla sentenza Di Pietro: "Deriva antidemocratica"
"L'Italia si sta avviando lentamente verso una rischiosa deriva antidemocratica: manca solo l'olio di ricino". E' il commento del leader dell'Idv Antonio Di Pietro che aggiunge "una volgarità che rischia di diventare regime se non viene fermata dal popolo con le elezioni. E' tempo di scendere nelle piazze e di passare alla protesta attiva per non assistere piu' a questo scempio di democrazia".

Quirinale: "Volgari insinuazioni su Consulta"
Negli ambienti del Quirinale si rileva che parlare della sentenza odierna della Corte Costituzionale come di una scelta adottata "per fare un piacere al Capo dello Stato" è una insinuazione volgare e del tutto gratuita, che denota solo scorrettezza istituzionale.

Berlusconi: "Legge elettorale buona, va migliorata"
"Io ho sempre ritenuto che l'attuale legge sia una buona legge che mira alla governabilità del Paese, ma può essere migliorata per quanto riguarda il premio di maggioranza in Senato". Lo afferma il leader del centrodestra, Silvio Berlusconi, da Montecitorio. A chi gli chiede una reazione alle parole del leader dell'Idv, Berlusconi risponde: "Non ho mai commentato le dichiarazioni dell'onorevole Di Pietro, figuriamoci se lo faccio adesso...".

Bersani: "Subito al lavoro su riforma"
Il segretario del Partito democratico, Pierluigi Bersani, esprime "rispetto per la sentenza della Consulta e aggiunge che ci si deve subito mettere al lavoro sulla riforma del sistema elettorale".

D'Alema: "Legge elettorale insostenibile e inaccettabile"
"Il referendum avrebbe messo il Parlamento in obbligo di agire. Continua ad esistere però un obbligo morale a mettere mano alla legge elettorale perché è inaccettabile e insostenibile per i cittadini". Parola di Massimo D'Alema. "Non c'è dubbio che ora spetta al Parlamento agire", aggiunge l'esponente Pd, "e io personalmente ne sono sempre stato convinto. La riforma elettorale andrebbe collegata ad alcune importanti riforme costituzionali, come ad esempio la riduzione dei parlamentari, ma bisogna farlo in tempi sono molto stretti".

Lupi: "Prendo atto, modifica legge elettorale va fatta in Parlamento"
"Prendo atto della decisione, leggeremo le motivazioni. Io penso che ora si debba procedere con la modifica della legge elettorale su iniziativa parlamentare". Lo afferma Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera.

Reguzzoni: "Riforma elettorale non è priorità"
Anche il capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, dichiara di prendere atto della decisione. "La riforma non è una priorità e non credo che il governo Monti l'abbia messo al centro della sua agenda"

Bocchino: "Il Parlamento riformi la legge elettorale"
"La decisione della Corte Costituzionale sui referendum deve spingere il Parlamento ad occuparsi subito di una nuova legge elettorale, dando risposta alla richiesta venuta da oltre un milione di italiani. Serve una legge elettorale che restituisca agli italiani la possibilità di scegliere i loro deputati e senatori. Dalle motivazioni della Consulta la politica dovrà prendere gli spunti utili a varare presto le nuove regole per le prossime elezioni". Lo dichiara il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino.

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