Non si attenua la bufera riguardante il caso Penati, l'ex presidente della provincia di Milano coinvolto in una storia di tangenti e indagato dalla procura di Monza. Nuovi particolari emergono dalle consulenze, per un totale che supera i 5 milioni di euro, elargite da Milano Serravalle e da Gavio a Renato Sarno, considerato dagli inquirenti il "collettore delle tangenti" di Filippo Penati.
L'ipotesi è che quei soldi andassero a finanziare illecitamente la politica. Ombre emergono, come riporta Repubblica, quando la Provincia acquista da Marcellino Gavio il 15 per cento delle quote della Milano-Serravalle a un prezzo che ha convinto poco i periti della procura di Milano, chiamati a dare il loro giudizio sulla congruità dell'offerta, e per niente la Corte dei conti, che presto potrebbe chiamare gli amministratori della Provincia di quegli anni a rispondere di un danno erariale da 76 milioni.
Le azioni, acquistate da Gavio a 2,9 euro ai primi del 2004, furono poi vendute alla Provincia presieduta da Penati a 8,83 euro per azione, al di sopra di qualsiasi stima, secondo i periti della Procura. Ciò garantì al gruppo piemontese una plusvalenza di 179 milioni di euro ma lo trasformò di fatto - questa è la tesi della procura - nel "bancomat" di Penati e del suo entourage.
Poi ci sono i contributi elettorali, quelli in chiaro e quelli in nero. Tra i primi si annoverano i 25mila euro elargiti da Energia e territorio spa, società riconducibile a Gavio che si occupa di "produzione software", a Fare Metropoli, l'associazione creata, di fatto, per sostenere le campagne elettorali di Penati.