Noor Abukaram è una ragazza musulmana di 16 anni che vive in Ohio. Come molte delle sue compagne del Bounty Collegium, gareggia nella squadra di corsa campestre della scuola. Durante le competizioni indossa lo hijab e i pantaloni lunghi, che non le impediscono di essere una delle più brave del suo team. E’ stata quindi una grande delusione essere squalificata da una gara soltanto a causa del suo abbigliamento: “Sento che i miei diritti di atleta sono stati violati, perché non esiste nessuna regola che vieti nello specifico di indossare lo hijab”, scrive su Facebook.
La squalifica comunicata a fine gara - Noor ha partecipato, insieme agli altri membri della sua squadra, a una competizione al Findlay College. Al momento della registrazione, i giudici di gara hanno controllato le divise dei partecipanti e hanno mandato una sua compagna, che non indossava i pantaloncini della squadra, a cambiarsi. Alla sedicenne invece non è stato detto nulla e la ragazza ha svolto la sua gara con grinta e determinazione, realizzando il miglior tempo della stagione. Subito dopo la gara, è andata a controllare la classifica: con sorpresa ha notato che il suo nome non era presente. Quando ha chiesto spiegazioni, le è stato risposto che era stata squalificata “per aver indossato indumenti non a norma durante la gara”.
Lo sfogo sui social - “Ho fatto una bella gara e non ho mai pensato di poter essere squalificata”, scrive Noor in un post su Facebook, “Alla fine ho abbracciato i miei compagni e sono andata a vedere i risultati. Ho sentito il cuore sprofondare, mi è venuta la nausea e mi sembrava che qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco. Qualcosa di cui avevo sempre avuto paura era diventato realtà”. “I giudici” continua la ragazza “non mi hanno dato l’opportunità che ha avuto la mia compagna, che stava infrangendo il regolamento e ha potuto andare a cambiarsi. Non mi hanno dato la possibilità di spiegarmi”.
Il coach ha scelto di farla correre - L’allenatore della squadra, Jeffery Flowers, ha poi raccontato a Yahoo Lifestyle che i giudici avevano subito contestato la divisa di Noor: “mi hanno chiesto se avessimo un’autorizzazione scritta e, dato che non ne avevamo una, mi hanno dato tre opzioni: sostituirla con un’altra atleta, chiederle di togliere lo hijab o lasciarla gareggiare sapendo che sarebbe stata squalificata. Non mi hanno dato modo e tempo di discutere, quindi ho scelto di farla correre”.