Chi prende 6 in condotta non verrà automaticamente bocciato. Ma per essere ammesso all'anno successivo, dovrà affrontare un passaggio obbligato: la realizzazione di un "compito di cittadinanza". È una delle novità introdotte dalla riforma del voto di condotta, approvata dal Consiglio dei Ministri e operativa dal 2025/2026. L'obiettivo non è punire, ma responsabilizzare: l'elaborato sarà collegato alle motivazioni del voto e dovrà affrontare temi legati alla cittadinanza attiva, alla convivenza e al rispetto delle regole. In attesa delle linee guida ministeriali, ecco tutto quello che si sa finora su struttura, contenuti e valutazione.
Cos'è il compito di cittadinanza -
Introdotto dalla riforma contenuta nella legge 150/2024, il "compito di cittadinanza" è un elaborato formativo destinato agli studenti che ottengono 6 in condotta alle scuole medie o superiori. In questi casi il giudizio di ammissione viene sospeso: sarà il consiglio di classe a stabilire se ammettere lo studente sulla base dell'esito di questo compito. Non si tratta di un testo standard: ogni elaborato sarà collegato alle motivazioni specifiche che hanno portato al voto basso in comportamento.
Come sarà strutturato: lunghezza, temi e formato -
Le anticipazioni raccolte da testate come Orizzonte Scuola e Tuttoscuola delineano una traccia possibile. Il compito potrebbe avere una lunghezza tra 800 e 1200 parole e dovrà sviluppare uno o più temi di educazione civica, scelti in relazione alla condotta dello studente. Sarà ammesso ogni tipo di elaborato scritto, ma alcune scuole potranno prevedere anche lavori multimediali od orali. I temi possibili includono:
- riflessione sul rispetto delle regole e delle persone;
- analisi delle conseguenze di comportamenti aggressivi o irrispettosi;
- proposta di comportamenti correttivi o attività di volontariato;
- cittadinanza digitale e uso responsabile della tecnologia.
L'obiettivo è che lo studente riconosca l'errore, ne analizzi l'impatto e prospetti alternative costruttive.
Esempi pratici di compito secondo il comportamento -
Ogni compito sarà personalizzato. Ecco tre esempi concreti basati su scenari frequenti in ambito scolastico:
- Caso 1: offesa verbale a un docente
Tema: "Il rispetto dell'autorità e il ruolo degli insegnanti nella comunità scolastica".
Struttura: spiegazione dell'accaduto, riflessione su emozioni e conseguenze, proposte migliorative. - Caso 2: comportamento violento verso compagni
Tema: "Educazione alla non violenza e gestione dei conflitti tra pari".
Struttura: analisi del gesto, esempi di alternative pacifiche, impegno personale. - Caso 3: uso scorretto del cellulare in classe
Tema: "Educazione digitale e attenzione durante le lezioni".
Struttura: descrizione dell'infrazione, rischi dell'abuso digitale, strategie correttive.
Ogni elaborato potrà essere affiancato da attività integrative come letture, progetti o incontri con tutor scolastici.
Chi lo valuta e con quali criteri -
La valutazione dell'elaborato sarà a cura del consiglio di classe, che definirà la griglia di valutazione. I criteri probabili includono:
- attinenza al tema e coerenza con il comportamento sanzionato;
- chiarezza espositiva e capacità argomentativa;
- maturità riflessiva dimostrata;
- impegno e partecipazione nel percorso.
In base all'esito, lo studente potrà essere ammesso o meno alla classe successiva o all'esame di Stato. La riforma prevede che il "debito formativo comportamentale" sia trattato al pari di una materia curricolare.
Obiettivi educativi della misura -
Il ministro Valditara ha ribadito più volte che la riforma non mira a sanzionare, ma a formare cittadini consapevoli. Il compito di cittadinanza nasce con uno scopo preciso: educare attraverso la responsabilità. Al posto della sospensione classica, si preferisce un momento attivo di riflessione, che può comprendere anche attività di cittadinanza solidale, in collaborazione con enti o associazioni territoriali."Non vogliamo una scuola autoritaria, ma autorevole", ha detto il ministro. Con questo strumento si punta a rafforzare il ruolo educativo della scuola e a ridurre il rischio di recidiva nei comportamenti scorretti.