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Padiglione Tibet

Palazzo Cà Zanardi Spazio Art&fortE LAB Cannaregio 4132 – Venezia

Gianni Marussi

Artisti partecipanti:
Dario Ballantini, Piergiorgio Baroldi, Donatella Baruzzi, Luisa Bergamini, Rosaspina B. Canosburi, Nirvana Bussadori, Capiluppi Silvia, Angela Maria Capozzi , Tamding Choephel , F. Romana Corradini, Marzia Corteggiani, G. Luca Cupisti, Teo De Palma, Anna Maria Di Ciommo, Laura Di Fazio, Marcello Diotallevi, Luigi Filograno, Roberto Franzoni, Fernando Garbellotto, Ferruccio Gard, Annamaria Gelmi, Luciano G. Gerini, Isa Gorini, Franca Lanni - Renata Petti, Bruno Larini, Pino Lia - Celina Spelta, Oronzo Liuzzi, Ruggero Maggi, Fabrizio Martinelli, Gianni Ettore Andrea Marussi -  Alessandra Finzi, Renato Mertens, Simona Morani, Paolo Nutarelli, Clara Paci, Marisa Pezzoli, Benedetto Predazzi, Tiziana Priori, Antonella P. Giurleo, Dorjee Sangpo, Sergio Sansevrino, Roberto Scala, Gianni Sedda, Roberto Testori, topylabrys, Micaela Tornaghi, Monika Wolf
Tibet: una nazione che evoca da sempre un sentimento religioso, mistico, di pace, una vitale "centralina" spirituale per tutti gli esseri umani in contrapposizione con un paese confinante (ora non più, visto che lo ha occupato da decenni) dal devastante materialismo consumistico. Un Paese oppresso, la cui stessa cultura, la propria lingua rischiano di essere perdute per sempre. Un paese schiacciato da un altro popolo vicino, anch'esso ricco di fascino e mistero. Ora qualcuno desidera annichilirli entrambi, gettandone uno nel baratro della distruzione, sia fisica che culturale e psicologica, abbruttendo l'altro con lo spettro della consapevolezza di stare per compiere un terribile atto di sopraffazione condannato (non abbastanza) dalle altre Nazioni. La Biennale veneziana da sempre offre l'opportunità ad ogni Paese di presentare le proprie realtà artistiche più rappresentative con i Padiglioni Nazionali.

Gianni Marussi

Padiglione Tibet, un'idea che nella propria semplicità racchiude una forte carica emozionale, è un sogno, una chimera che non potrà, almeno per ora, trovare una collocazione ufficiale all'interno della Biennale stessa per la semplice ragione che il Tibet non può essere riconosciuto come Paese sovrano.

Tutto ciò naturalmente a livello ufficiale.

Credo che il sistema arte debba opporsi a tutto questo, usando i mezzi e le possibilità che la sua stessa struttura le offre, rompendo gli schemi ed il muro di silenzio che da troppo tempo sta rendendo vano ogni tentativo di aiuto al popolo tibetano.

Mi piace definire questo progetto come un evento parallelo alla Biennale stessa in quanto entrambe le iniziative (scusate per questo abbinamento alla Davide e Golia!) viaggiano appunto su binari paralleli, senza mai potersi incontrare, naturalmente finché il Tibet non venga riconosciuto ufficialmente come nazione.

Saranno presentate installazioni multimediali site-specific dedicate al Tibet ed una grande rassegna di opere realizzate direttamente sulla KHATA, la tipica sciarpa che in Tibet i monaci usano come forma di saluto. Padiglione Tibet un grande evento in cui sarà evidenziato il connubio tra Arte Sacra Tibetana ed Arte Contemporanea Occidentale.

Un sito in perenne costruzione sia su web che nella realtà: durante i tre mesi della rassegna si alterneranno performances di teatro e di danza contemporanea ad interventi di monaci tibetani.

Non mi illudo: so benissimo che questo mio progetto sarà solo una piccola goccia che però spero possa contribuire a far traboccare il vaso colmo di indifferenza che, per ragioni inesplicabili, si è creato intorno alla tragedia di questo meraviglioso paese dalle metafisiche vette.

Ogni padiglione nazionale è per sua stessa natura un grande contenitore d'arte...mentre Padiglione Tibet è già Arte nella sua concezione!

 

Ruggero Maggi

ideatore e curatore

Gianni Marussi

Performances " Se il popolo è esaurientemente informato, è in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è

sbagliato. La censura e la limitazione dell'informazione violano la dignità dei diritti umani."

Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama

 

La dignità di un popolo può essere messa in luce anche attraverso un progetto artistico.

Quest'anno la Biennale di Venezia ha ospitato il maggior numero di presenze nazionali mai registrate nella sua storia ormai centenaria. Una forma di riscatto culturale voluto fortemente da molti paesi e che, per Padiglione Tibet - un padiglione per un paese che non esiste - ha assunto addirittura una valenza socio-politica. Sua Santità Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, guida spirituale del popolo tibetano ed emblema del più profondo amore per la Pace, festeggerà il Suo 76° compleanno proprio a Padiglione Tibet - mercoledì 6 luglio 2011 alle ore 18.00 - attraverso la presenza del suo rappresentante europeo, di monaci tibetani provenienti dal monastero di Padma Samye Choekhor ling – India, di alcuni personaggi legati al mondo dell'arte contemporanea ed alle Associazioni a sostegno del Tibet, che presenzieranno alla cerimonia: Ruggero Maggi, curatore di Padiglione Tibet, Tamding Choephel, presidente Tibet Culture House che ha supportato attivamente questa giornata celebrativa, Andrea Chinellato, responsabile Art&fortE LAB, il Rappresentante Europeo del Dalai Lama, Claudio Tecchio, Campagna di Solidarietà con il popolo Tibetano.

 

Per l'occasione, durante gli orari della mostra, i monaci realizzeranno in 3 giorni un mandala con momenti di preghiera collettiva, che verrà poi dissolto in mare a fine agosto con una cerimonia celebrativa.

Inoltre tra gli eventi previsti a luglio si segnalano:

 

- giovedì 7 luglio ore 21.30 proiezione del film Genocidio silenzioso di Christiana Ruggeri

 

- venerdì 8 luglio ore 21.30 reading teatrale scritto e interpretato da Paola Caramel: Il suono del sole

 

" Ho aperto gli occhi sul mondo. Ho sentito il richiamo dell'uomo per l'uomo."
 

Un sogno. Un viaggio ipotetico in Tibet. Il cammino emozionale di una donna che sceglie di confrontarsi con

una terra violata, per la quale/attraverso la quale cerca un riscatto. Due storie che si assomigliano e si

fondono, l'una indipendente dall'altra ma entrambe necessarie alla realizzazione del concetto: dove c'è

prevaricazione non c'è individuo, non c'è patria, non c'è destino.

 

- venerdì 15 luglio ore 21.30 performance di danza di Kappa con Viola Bergamini, Orsola Cacici, Cinzia Nalbone, Patrizia Pelagalli:  Realtà curva

Tra le Khata realizzate per Padiglione Tibet una danza silenziosa che partendo dal centro si irradia verso l'esterno avvolgendo il tempo e lo spazio in una graduale ritmicità, scandita da sequenze luminose e frammenti di video.

 

 

- sabato 23 luglio ore 18.30 live set di Romina Salvadori ft Madriema ( Romina Salvadori - voce, Massimiliano Lupo - chitarra, Emanuele Wiltsch Barberio - live electronics)
 

Nell'ambito del Padiglione Tibet la cantante Romina Salvadori incontra Madriema per una performance dal vivo incentrata sulla voce. Il canto si intreccia con melodie flebili e fluttuanti, si moltiplica e si risponde: la

compenetrazione tra suono e voce è una lenta tessitura che si schiude davanti all'ascoltatore. Gli echi e le sonorità di questa alchimia sonora si dispiegano lentamente, avvolgendo e traghettando il pubblico verso un imperdibile viaggio sonoro.

 

Eventi ad ingresso libero

 

Il programma potrebbe variazioni in corso d'opera

 

 

Note biografiche performers

 

Paola Caramel scrive racconti, sceneggiature teatrali e testi musicali. Quasi sempre i suoi temi parlano di problematiche sociali, di integrazione e naturalmente d'arte, strumento fondamentale per arrivare alla vera natura di ogni uomo. Diplomata al conservatorio Verdi di Torino si innamora del jazz e decide di proseguire gli studi presso la scuola torinese Centro di Perfezionamento Jazz e successivamente con la cantante milanese Tiziana Ghiglioni. Terminati gli studi inizia a cantare con varie formazioni ma nel contempo sente l'esigenza di una formazione teatrale. E' il momento di studiare recitazione, storia del teatro e perché no, danza jazz e tango argentino. Iniziano quindi i lavori teatrali in musica, performance artistiche entro cui la musica rimane sempre il filo conduttore. Da quattro anni collabora con il pianista jazz Davide Calvi con cui canta, scrive e porta in giro spettacoli e performance teatrali, reading musicali e concerti jazz. www.paolacaramel.eu

 

Kappa danzatrice coreografa e performer, inizia e completa gli studi di tecnica moderno-creativa presso il Centro Chorea di Bologna, intraprendendo sia la formazione artistica che quella pedagogica e didattica. Dal 1984 al 1997 è danzatrice e maitre della Compagnia omonima riconosciuta, per la propria attività coreutica e di ricerca, come "compagnia d'autore".

Attualmente per la danza collabora con l'Endas Ensemble Gloria Barbieri, diretto da Marika Mazzetti; per spettacoli e seminari con il Teatro Testoni Ragazzi, con cui realizza inoltre lo spettacolo "Sotto un'altra luce" (2008) con regia di 

 

Valeria Frabetti nel 1991 ha creato con altri artisti "Free…", progetto di libera interazione artistica presentato presso l'Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1997 concentra il proprio interesse in azioni performative strettamente collegate alla ricerca contemporanea dell'arte visiva, creando installazioni attraverso la performance e l'improvvisazione.

 

Romina Salvadori Voce e co-fondatrice delle formazioni estAsia e RAN, lungo il suo percorso ha attraversato e assorbito molteplici forme di vocalità e tecniche, arricchendo il colore della propria voce con percorsi ed esperienze che riemergono in espressioni musicali archetipiche e cangianti. Ha elaborato con l'autore e violinista Fulvio A.T. Renzi il progetto "The Invisible Teachers", esperimento di canalizzazione sonora. Ha collaborato, tra altri, con: La Crus, Tantra, Giancarlo Onorato, Ductia, Alessandro Grazian, Unfolk - Alessandro Monti. Ha prodotto per diversi linguaggi artistici fondendo la sua voce con i lavori dello scultore Vittorio Corsini, il regista Tiberio Grego e la compagnia di danza RBR Dance Company con cui partecipa a due anni di lunga tournee teatrale per lo spettacolo "4", di cui è co-autrice della colonna sonora. 

 

Il trio Madriema da sempre propone performances improvvisate, spesso cambiando gli strumenti in gioco. Attiva dal 2004, la formazione ha saputo negli anni esplorare il valore dell'improvvisazione nella musica elettronica, strutturando una

grammatica propria di geometrie sonore, improntate sulla manipolazione in tempo reale di elementi ritmici, utilizzando il linguaggio della voce, dello strumento, della macchina, del silenzio. Ha pubblicato nel 2010 il cd "Musica per Finestrini", lavoro per voce e inscrutabili forme-canzone. Ha prodotto e collaborato con il teatro, la danza, l'arte contemporanea.

Gianni Marussi

Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama

Per oltre sessant'anni i tibetani, nonostante privi della libertà e in condizioni di vita segnate dalla paura e dall'insicurezza, sono stati in grado di salvaguardare la loro peculiare identità e i loro valori culturali. Ciò ha consentito alle nuove generazioni, che non hanno mai vissuto in un Tibet libero, di assumere coraggiosamente la responsabilità di portare avanti la causa del Tibet. Sono degne di ammirazione perché ci mostrano la forza della resistenza tibetana.

 

La Terra appartiene all'umanità e la Repubblica Popolare Cinese (PRC) appartiene al miliardo e trecento milioni dei suoi cittadini che hanno il diritto di conoscere la verità su quanto avviene nel loro paese e, più in generale, nel mondo. Se il popolo è esaurientemente informato, è in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. La censura e la limitazione dell'informazione violano la dignità dei diritti umani. Per fare un esempio, i leader cinesi ritengono che l'ideologia comunista e le sue politiche siano corrette: se lo fossero, tali politiche dovrebbero essere rese pubbliche in tutta tranquillità e aperte al giudizio del popolo.

 

La Cina, il paese più popolato della terra, è una potenza mondiale emergente e guardo con ammirazione al suo sviluppo economico. In potenza, potrebbe grandemente contribuire al progresso umano e alla pace nel mondo. Ma per poterlo fare, la Cina deve anzitutto guadagnarsi il rispetto e la fiducia della comunità internazionale. E per ottenere questo rispetto i leader cinesi devono adottare linee politiche più trasparenti, fare in modo che le loro azioni corrispondano alle loro parole. In quest'ottica, è essenziale che siano garantite libertà di espressione e libertà di stampa. Un governo trasparente sarebbe anche in grado di tenere a bada la corruzione. Una società stabile e armoniosa richiede un reciproco rispetto fondato sulla fiducia. Negli ultimi anni, in Cina, un numero sempre crescente di intellettuali ha chiesto riforme politiche e una maggiore apertura. Lo stesso premier Wen Jiabao ha dichiarato di appoggiare tali richieste. È un segnale significativo e ne siamo contenti.

 

La Repubblica Popolare Cinese è un paese con molte etnie, ricco di diverse lingue e culture. La sua costituzione afferma chiaramente la protezione della lingua e della cultura di ogni etnia. La lingua tibetana è la sola custode dell'intera gamma degli insegnamenti del Buddha, inclusi i testi sulla logica e sulle teorie della conoscenza (epistemologia) che abbiamo ereditato dall'Università indiana di Nalanda. È un metodo di conoscenza basato sulla ragione e sulla logica, in grado di contribuire alla pace e alla felicità di tutti gli esseri umani. Mettere a repentaglio questa cultura anziché proteggerla e svilupparla può significare, a lungo termine, la distruzione di un patrimonio comune dell'umanità.

 

Il governo cinese afferma spesso che la stabilità e lo sviluppo del Tibet sono il presupposto del suo benessere nel tempo. Tuttavia, le autorità dispiegano un gran numero di militari in tutto il paese imponendo ai tibetani crescenti limitazioni. La popolazione vive nella paura e nell'ansia. Recentemente, molti intellettuali tibetani, uomini pubblici e ambientalisti sono stati puniti per aver espresso le aspirazioni fondamentali del popolo. Sono stati incarcerati sotto l'accusa di "sovvertire il potere dello stato" mentre invece cercavano di dare voce all'identità e all'eredità culturale tibetana. Queste misure repressive mettono a rischio la stabilità e l'armonia. Allo stesso modo, in Cina, sono stati arrestati avvocati impegnati nella difesa dei diritti del popolo, scrittori indipendenti e attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani. Chiedo fermamente ai leader cinesi di riconsiderare queste politiche e di rilasciare immediatamente i prigionieri di coscienza.

 

Il governo cinese afferma che in Tibet non vi è altro problema se non quello riguardante i privilegi e lo status personale del Dalai Lama. La realtà è diversa: l'oppressione in atto ha provocato un diffuso risentimento nei confronti delle misure politiche in corso. Gente di ogni ordine sociale esprime sempre più frequentemente il proprio malessere. Che in Tibet un problema esista è dimostrato dal fatto che le autorità cinesi non hanno saputo conquistare la fiducia dei tibetani e guadagnarsi la loro lealtà. Al contrario, il popolo tibetano vive in un clima di continuo sospetto e sotto stretta sorveglianza. Chiunque visita il Tibet, cinesi o stranieri, conferma questa terribile realtà.

 

Il senso di realismo che caratterizzò gli anni '50 del secolo scorso, sotto la leadership di Mao, portò la Cina a sottoscrivere con il Tibet il Trattato in 17 Punti. Un realismo del tutto simile caratterizzò anche i primi anni '80, all'epoca di Hu Yaobang. Se questo realismo fosse continuato, la questione tibetana e alcuni altri problemi si sarebbero potuti facilmente risolvere. Sfortunatamente, posizioni conservatrici hanno fatto sì che queste politiche di apertura fossero messe da parte con il risultato che, dopo oltre sei decenni, il problema è diventato di più difficile soluzione.

 

Per questo motivo, come accadde alla fine degli anni '70 e all'inizio degli anni '80 del secolo scorso, quando riuscimmo ad inviare in Tibet alcune delegazioni in grado di accertare la situazione esistente nel paese, proponiamo, ancora una volta, che ci sia data la possibilità di effettuare nuove visite, simili a quelle di allora. Allo stesso tempo, incoraggiamo i rappresentanti di istituzioni internazionali indipendenti, incluse rappresentanze parlamentari, a recarsi in Tibet. Se dovessero constatare che in Tibet i tibetani sono felici, accetteremmo senza difficoltà il loro giudizio.

 

L'altopiano tibetano è il luogo d'origine dei più importanti fiumi dell'Asia. Poiché, a parte i due Poli, possiede la maggiore concentrazione di ghiacciai, è considerato "Il Terzo Polo". Il degrado ambientale del Tibet avrà un effetto devastante in grandi aree dell'Asia, soprattutto in Cina e nel subcontinente indiano. Il governo centrale, quello locale e la stessa popolazione cinese dovrebbero riconoscere lo stato di degrado dell'ambiente tibetano e adottare misure efficaci alla sua salvaguardia. Chiedo alla Cina di tenere presente il problema della sopravvivenza delle popolazioni che subiranno le conseguenze di ciò che, a livello ambientale, sta accadendo sull'altopiano tibetano.

 

Nel nostro instancabile adoperarci per risolvere la questione tibetana ci siamo costantemente attenuti alla politica della Via di Mezzo, di beneficio per entrambe le parti, che chiede una genuina autonomia per il popolo tibetano all'interno della Repubblica Popolare Cinese. Nei nostri colloqui con le autorità del Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro abbiamo esplicitato in modo chiaro ed esaustivo le speranze e le aspirazioni del popolo tibetano. In considerazione dell'assenza di una qualsivoglia risposta positiva alle nostre ragionevoli proposte, ci domandiamo se esse siano state riferite in modo completo e accurato alle autorità di più alto livello.

 

Fin dai tempi più antichi, tibetani e cinesi hanno vissuto come popoli vicini. Sarebbe un errore se le nostre non risolte diversità dovessero minare questa amicizia vecchia di anni. Ci siamo adoperati in ogni modo per favorire i buoni rapporti tra i tibetani e i cinesi residenti all'estero e siamo contenti che il nostro impegno abbia contribuito a migliorare comprensione e amicizia. Anche i tibetani all'interno del Tibet dovrebbero coltivare buoni rapporti con i nostri fratelli e sorelle cinesi.

 

Nelle ultime settimane, in diversi territori dell'Africa del nord e altrove, abbiamo assistito, a manifestazioni non–violente per la libertà e la democrazia. Credo fermamente nella non-violenza e nella sovranità del popolo e questi eventi hanno mostrato, ancora una volta, che un'azione determinata e non-violenta può davvero portare a un cambiamento positivo. Dobbiamo tutti sperare che questi cambiamenti, fonte di grande ispirazione, rechino alla gente di quei paesi una vera libertà, felicità e prosperità.

 

Una delle aspirazioni che ho coltivato fin dalla mia fanciullezza è stata la riforma della struttura politica e sociale del Tibet e, nei pochi anni in cui ho potuto esercitare un effettivo potere all'interno del mio paese, mi sono adoperato per introdurre alcune basilari innovazioni. Nonostante non abbia potuto portare avanti questo mio impegno in Tibet, ho compiuto ogni possibile sforzo per darne attuazione in esilio. Oggi, in conformità a quanto sancito nella Carta dei Tibetani in Esilio, il Kalon Tripa e i parlamentari sono direttamente eletti attraverso il voto popolare. Nell'esilio, siamo riuscito a realizzare la democrazia, secondo gli standard di una società aperta.

 

Fin dai primi anni '60, ho incessantemente sostenuto che ai tibetani serve un leader, direttamente eletto, al quale devolvere il mio potere. È arrivato il momento di rendere effettivo questo passaggio. Nel corso dell'imminente undicesima sessione del quattordicesimo Parlamento Tibetano in Esilio, che inizierà il 14 marzo, proporrò formalmente che siano apportati alla Carta dei Tibetani in Esilio gli emendamenti in sintonia con la mia decisione di affidare a un leader eletto dal popolo la mia autorità formale.

 

Dal momento in cui ho reso pubblica la mia decisione, sia i tibetani in esilio sia quelli in Tibet mi hanno chiesto ripetutamente e con calore di continuare a esercitare la leadership politica. Desidero devolvere la mia autorità non per sottrarmi alle responsabilità né perché mi sento scoraggiato ma perché ritengo che, a lungo termine, la mia decisione sarà di beneficio ai tibetani. La mia gente ha riposto in me una tale fede e fiducia che intendo fare la mia parte per la giusta causa del Tibet semplicemente come uno tra loro. Confido che, gradualmente, la gente comprenderà la mia intenzione, sosterrà la mia decisione e, di conseguenza, lascerà che diventi effettiva.

 

Desidero cogliere questa occasione per ricordare la gentilezza dei leader delle numerose nazioni amanti della giustizia, dei membri del parlamento, degli intellettuali e dei Gruppi di Sostegno al Tibet che incessantemente hanno sostenuto il popolo tibetano. In particolare, ricorderemo sempre la cortesia e il continuo supporto del popolo e del governo dell'India e dei governi dei suoi stati che, generosamente, hanno aiutato i tibetani a preservare e promuovere la loro religione e cultura e a garantirne il benessere. A tutti esprimo la mia più profonda gratitudine.

 

Con le mie preghiere per il bene e la felicità di tutti gli esseri senzienti.

 

Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama

 

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Gianni Marussi

Mandala a Palazzo Ca' Zanardi

Tibet. Cosa ci viene in mente udendo questo nome ? Vette innevate maestose e irraggiungibili. Spettacoli naturali di intatta bellezza. Eteree ed effimere figure disegnate dalla pazienza dei monaci con le sabbie colorate, simbolo della vacuità dell'essere e della pregnante bellezza dell'attimo, che va colto nella sua essenza. Ci vengono in mente il Dalai Lama e i pacifici monaci buddhisti che dal loro esilio continuano a pregare e parlare di pace, mentre a migliaia di kilometri di distanza il paese è ancora teatro di un'occupazione che dura da più di mezzo secolo.

Perché Padiglione Tibet a Ca' Zanardi ? Venezia intrattiene da secoli i rapporti con l'oriente. Rapporti commerciali, rapporti di scambio e apertura. Sulle vie dei traffici e del commercio giungevano nuovi modelli di bellezza, di cultura, di arte. La via della seta fu percorsa da Marco Polo per raggiungere lontane terre ricche di fascino e fu un tramite eccezionale per la trasmissione di nuovi influssi artistici permettendo la fusione sincretica di elementi ellenistici, iraniani, indiani e cinesi. Venezia ha conservato l'apertura alle arti e allo scambio. Città cosmopolita, città che ha dato rifugio e accoglienza ad artisti e poeti, città di avventurosi navigatori, ben disposti alle nuove conoscenze e alle scoperte. Venezia durante la Biennale d'arte rinnova questa sua vocazione al mecenatismo e alla protezione e sostegno delle arti. La Biennale veneziana da sempre offre l'opportunità ad ogni Paese di presentare le proprie realtà artistiche più rappresentative con i Padiglioni Nazionali.

Poiché al Tibet il riconoscimento di paese sovrano è tuttora negato e questo ne impedisce la partecipazione ufficiale, il sogno che realizzeremo a Ca' Zanardi sarà quello di creare il luogo magico in cui l'arte, la bellezza, la spiritualità siano messaggio di concretezza, rappresentando una dimensione concentrata che diventi il simbolo di questo paese che esiste, malgrado si cerchi di negargliene il diritto.

 

Padiglione Tibet è la risposta artistica all'indifferenza, e al muro di silenzio che da tempo sta rendendo vano ogni tentativo di aiuto al popolo tibetano. Come diceva Maria Teresa di Calcutta, non ci va di testimoniare "contro" qualcosa. Sarebbe facile continuare a parlare dell'invasione e dell'occupazione, ma quella è la storia che tutti potete leggere. Noi preferiamo raccontarvi il sogno e la speranza, quella che insieme potremo costruire, perché crediamo che l'arte possa rendere gli uomini migliori.

 

Andrea Chinellato 

Gianni Marussi

Palazzo Ca' Zanardi

Palazzo Ca' Zanardi è una dimora storica del XVI secolo che nel corso dei secoli è stato ampliato da varie celebri famiglie veneziane ed è tra i palazzi più suggestivi e raffinati della città lagunare.

Sontuoso e di particolare charme, è immerso nella più totale pace avendo contemporaneamente un delizioso giardino privato e una magnifica terrazza brulicante di colori e magia, luogo ideale per assaporare intimità e suggestione degni di un palazzo che rimanda agli antichi splendori della Repubblica della Serenissima. La raffinata eleganza dei saloni e degli spazi comuni ricorda gli antichi fasti riecheggiati nella mobilia originale del 1500 

Ca' Zanardi è nelle immediate vicinanze della Ca' d'Oro, splendido palazzo stile gotico quattrocentesco affacciato sul Canal Grande, è facilmente accessibile a due minuti dalla fermata del traghetto Ca' d'Oro. 

Ufficio stampa

Informazioni

4 giugno - 30 agosto 2011

 

Inaugurazione : 4 giugno 2011 - ore 18.00

 

Orari : 10.00 - 18.00, chiuso il lunedì

 

Come arrivarci: da Piazzale Roma o dalla Stazione Ferroviaria: vaporetto n°1 - fermata Ca' d'Oro

 

Informazioni: camera312@fastwebnet.it www.padiglionetibet.com - cell. 320.9621497

 

 

PADIGLIONE TIBET

Palazzo Ca' Zanardi

Spazio Art&fortE LAB

Calle Zanardi 4132, Cannaregio 

30121 Venezia

Tel. +39 0412413305 - 041-2443893 andrea@cazanardi.com -  www.cazanardi.com

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