La Turchia "romperà le teste" dei combattenti curdi se non si ritireranno dalla zona di confine, dove è prevista la creazione di una "safe zone" dall'accordo tra Washington e Ankara. Lo ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, sottolineando che se il ritiro non avverrà entro martedì 22 ottobre "ricominceremo dove ci siamo fermati e continueremo a rompere la testa dei terroristi curdi".
Il comandante curdo Mazlum Abdi ha però denunciato che le milizie turche non stanno rispettando l’accordo impedendo alle sue forze di ritirarsi.
La Turchia non solo ha minacciato di "rompere le teste" ai combattenti curdi, se non si ritireranno dalla “safe zone” entro i cinque giorni previsti dall’accordo, ma ha anche dichiarato che "i terroristi che hanno condotto 14 attacchi nelle ultime 36 ore". L’accusa nei confronti dei combattenti curdi è stata comunicata ai media turchi dal ministero della Difesa, che in un comunicato ha affermato che "le forze armate turche hanno pienamente rispettato quanto concordato con gli americani".
Il generale Mazlum Abdi, alla guida delle Forze democratiche siriane (Sdf), in un'intervista telefonica alla France presse, ha accusato a sua volta le milizie di Erdogan di aver violato l’accordo impedendo alle forze curde di ritirarsi dalle città al confine Nord-orientale della Siria. "I turchi stanno impedendo il ritiro dall'area di Ras al Ain, ostacolando l'uscita delle nostre forze, dei feriti e dei civili", ha detto Abdi.