"Cosa apprezzo nel lavoro? Avere genialità e coltivare la passione"

Clelia Martino, Business Development Manager di Rossopomodoro, ci racconta il grande amore per la famiglia e per la pizza

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La "Bionda di Rossopomodoro" tra figli, marito e carriera: ecco come Clelia Martino ha contribuito al successo di un progetto che segue con passione da ventisette anni e che ha fatto conoscere la pizza napoletana in Italia e nel mondo.

Clelia, buongiorno! Abbiamo tempo per una chiacchierata?
Assolutamente sì. Oggi sono tranquilla, sto aspettando mia figlia per pranzare insieme…
 
Quanti figli hai? Vivono con te?
Ho tre splendidi ragazzi: Greta, che ha trent’anni ed è manager in una importante azienda multinazionale americana, poi c’è Jacopo, con un passato di direttore di punti vendita in gestione diretta e attualmente imprenditore e alla guida di Rossopomodoro Monza, e infine Ingrid, la più piccola, 23 anni e già una laurea specialistica in tasca. Sono molto fiera e orgogliosa di loro, non mi posso lamentare!
 
Una bella famiglia: come hai fatto a conciliare tutto, ad arrivare a occupare un posto così importante in Rossopomodoro?
Beh, non è stato facile. Ho studiato economia e pensavo ad un percorso professionale in area amministrativa e così è stato all’inizio della mia carriera; ho iniziato in una grande azienda italiana con ruoli di crescenti responsabilità ottenendo ben presto riconoscimenti importanti fin da giovanissima. Tuttavia quando ho deciso di metter su famiglia nulla poteva essere più importante: ho sempre anteposto i miei figli alla carriera, ma sono stata anche fortunata... del resto, la fortuna aiuta gli audaci! In ogni caso il senso di colpa un po’ c’è sempre per il timore di non fare mai abbastanza, noi donne ci siamo abituate…
 
Quando è iniziata la tua avventura in questa azienda così famosa, in Italia e nel mondo?
Hai presente la famosa canzone “Eravamo quattro amici al bar”? Beh, più o meno andò proprio così. Ho da sempre affiancato il presidente, Franco Manna, e condiviso il progetto dall’inizio insieme anche ai soci fondatori, Pippo Montella e Roberto Imperatrice. All’inizio del mio percorso con Rossopomodoro, circa 27 anni fa, i miei primi due figli erano piccoli – Ingrid, la terza, è nata successivamente - e per questo dissi a Franco Manna che potevo dedicare al nuovo lavoro non più di cinque ore al giorno; mi rispose che sarebbero state sufficienti. Franco Manna è sempre stato un imprenditore lungimirante e in tempi non sospetti mi concesse il part-time con un orario che potesse conciliare il mio lavoro di mamma con quello di manager. Questo mi consentì, per esempio, di portare al mattino i bambini all’asilo potendo dedicare loro un po’ di tempo anche per giocare e subito dopo precipitarmi in ufficio. Cominciai con entusiasmo, un entusiasmo che ho ancora oggi, dopo oltre vent’anni.
 
E’ stato difficile farsi riconoscere in un ruolo così delicato e strategico?
Mai. La professionalità è sempre stata al primo posto, prima di qualsiasi pregiudizio. Non è stato facile invece portare fuori Napoli la napoletanità del nostro prodotto, la pizza. Una per tutte? Convincere i nostri straordinari pizzaioli a trasferirsi lontano, per esempio a Milano. Sembra strano, ma è così. 
 
Quali sono le cifre caratteristiche di Rossopomodoro?
L’artigianalità, la qualità delle materie prime, il replicare ovunque un prodotto dalla forte vocazione tradizionale napoletana, sempre fedele a se stesso e a prezzi comunque accessibili. In questo è stato sempre fondamentale il lavoro corale svolto con i miei colleghi e responsabili: Pippo si è sempre occupato di avere i migliori fornitori e di spuntare i prezzi più convenienti, mentre Roberto ha sempre fatto quadrare i conti. A me invece è sempre toccata tutta la parte di comunicazione e di sviluppo delle attività al fianco del Presidente Manna.
 
Ventisette anni nella stessa azienda: come fai a trovare ogni giorno l’entusiasmo e la voglia di fare?
Non è difficile, credimi. Non solo adoro il mio lavoro, ma ho la grande fortuna di essere costantemente affiancata al mio Presidente, una persona che stimo moltissimo e che sa essere sempre un passo avanti agli altri. Da lui raccolgo sfide sempre nuove, sa trasferirmi nuovi stimoli che mi piace raccogliere. Sai una cosa? Ci siamo sempre dati del lei, in segno di profondo rispetto, anche se a legarci sono anche ammirazione e stima reciproche. Lui mi chiama “la Signora “, io lo chiamo per nome: è così da sempre... curioso, vero? Oggi collaboro anche con il nuovo Amministratore Delegato, Roberto Colombo, una persona gentile e molto preparata, di grande professionalità ed esperienza: c’è sempre da imparare!

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Hai un sogno ancora da realizzare? 
Sì, sempre tanti sogni da realizzare!  Oggi ho comunque un grande sogno si è trasformato in realtà. Desideravo aprire un ristorante che fosse tutto mio e finalmente il desiderio si è avverato, chiaramente è un Rossopomodoro: la storia continua! Ci credo talmente tanto che ho deciso di fare questo investimento su un’azienda che nel mercato italiano è la numero 1 del settore. Al timone del punto vendita Rossopomodoro Monza c’è mio figlio Jacopo, un ragazzo che si è sempre distinto per le sue doti manageriali e che da oltre otto anni è nel gruppo, dove è cresciuto facendo una dura gavetta, e che oggi sta seguendo questa start up con grande impegno e professionalità, regalandoci davvero molta soddisfazione. 
 
Mi racconti una cosa curiosa di te? 
Ecco, adesso lo posso ammettere. Quando avevo i bambini piccoli ero sempre di fretta e per accompagnarli a scuola alla mattina usavo il motorino: mi vestivo velocemente e li caricavo con zaini, cartelle e tanta allegria, cercando però di non farci vedere dalle suore dei “Sacri Cuori”, che non condividevano il trasporto dei bambini sui motorini. Questa marachella condivisa con i miei piccoli li rendeva “gasatissimi” di avere una super mamma sportiva, dinamica e un po’ burlona.
 
Qualcosa a cui non hai mai voluto rinunciare?
I tacchi alti, li porto sempre! In ufficio mi riconoscono dai passi, anzi, in verità dai ticchettii!

Lavori per l’azienda che rappresenta la pizza italiana forse più conosciuta all’estero: ma come te la cavi in cucina?
Amo cucinare e infatti mi occupo anche di Casa Rossopomodoro, una scuola di cucina e di pizza organizzata con i migliori chef e pizzaioli napoletani. Un progetto condiviso con due grandi Maestri, che oltre ad essere colleghi, sono grandissimi amici: Antonio Sorrentino ed Enzo De Angelis, gli storici executive chef di Rossopomodoro. In casa è molto apprezzata la mia pasta e patate: una squisitezza della nostra tradizione che alla mia famiglia piace tantissimo.
 
Un suggerimento per le donne che vogliono mantenere un ruolo professionale oltre che occuparsi della famiglia?
E’ importante avere un obiettivo. Tutte ce la possiamo fare, basta mettersi in gioco e mantenere sempre il senso dell’ironia: nella vita serve coraggio, ma senza drammatizzare. E poi bisogna avere sempre un sogno ancora da realizzare!