Pensioni, Tito Boeri: "In 10 anni 140 miliardi di costi aggiuntivi"

"Fino al 2046 si spendono 400 miliardi in più e dopo si avranno risparmi", ha precisato il presidente Inps. Pensioni d'oro, ipotesi contributo: tramonta il ricalcolo

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Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha stimato che gli interventi del governo sul sistema previdenziale potrebbero costare 140 miliardi di euro nei primi 10 anni. "Fino al 2046 si spendono 400 miliardi in più - ha spiegato Boeri - e dopo si hanno risparmi". La spesa dovrebbe quindi scendere "perché le persone saranno andate in pensione in anticipo e con assegni più bassi rispetto a quelli che avrebbero ottenuto andando a riposo con le regole attuali".

Il calcolo è legato all'introduzione della quota 100, al blocco immediato dell'adeguamento dell'aspettativa di vita sui contributi necessari alla pensione anticipata e al blocco dopo il 2019 dell'adeguamento sull'eta' di vecchiaia.

"Con il requisito minimo di 62 anni e 38 di contributi per l'accesso alla pensione - ha spiegato Boeri in una audizione alla Camera - con la proroga dell'ape sociale, con l'opzione donna, il mancato adeguamento dei requisiti contributivi per la pensione anticipata e il congelamento a 67 anni per la pensione di vecchiaia si avranno costi aggiuntivi di sette miliardi nel 2019, 11,5 miliardi nel 2020, di 17 miliardi nel 2021 e costi complessivi aggiuntivi nei primi 10 anni di 140 miliardi".

Mandando le persone a riposo in anticipo, avranno una pensione più bassa rispetto a quella che avrebbero avuto uscendo a 67 anni con la vecchiaia o con 43 anni e tre mesi di contributi (requisiti da aggiornare secondo le regole attuali all'aspettativa di vita nei prossimi anni, ndr) c'è una crescita in iniziale della spesa e poi risparmi. "Fino al 2046 si spendono 400 miliardi in più e dopo si hanno risparmi. L'impatto sul debito implicito è di 100 miliardi. L'elemento importante la mancata indicizzazione alla speranza di vita", ha aggiunto il presidente dell'Inps.

Su pensioni d'oro 300 mln risparmi con tetto 78mila euro - Secondo Boeri, per ottenere circa 300 milioni l'anno dall'intervento sulle "pensioni d'oro" si può intervenire con il ricalcolo sulle pensioni oltre i 78.000 lordi l'anno, cioè circa 3.800 netti al mese, o con il taglio alla perequazione sulla base dell'intervento del governo Letta (mancato adeguamento del 50% dell'inflazione oltre i 2.500 lordi al mese).

Con quota 100 per lavoratore rischio perdita 500 euro al mese - Boeri ha calcolato che, con uno stipendio di 40.000 euro annui e una pensione retributiva fino al 2011, poi contributiva, andando in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi invece che a 67 anni come previsto dal 2019 per la pensione di vecchiaia (e versando i contributi) si potrebbero ricevere circa 30.000 euro l'anno. Rinunciando a 500 euro (-21%) che si avrebbero se si lavorasse ancora 5 anni.

Pensioni d'oro, ipotesi contributo: tramonta il ricalcolo - Rimangono due le ipotesi sul tavolo, per risolvere il "problema" del taglio alle pensioni d'oro. La prima, che prende quota anche tra i Cinquestelle, è applicare un contributo di solidarietè. La seconda è fermare la rivalutazione all'inflazione. Lo spiegano fonti di Lega e M5s. Una decisione sulla norma, da inserire in manovra, non sarebbe stata ancora presa. Ma sembra tramontare l'ipotesi originaria, di un ricalcolo con metodo contributivo degli assegni oltre i 4.500 euro mensili: troppo alto il rischio di ricorsi e di incostituzionalità.