Migranti, Salvini: "Stop viaggi della morte e hotspot in Libia", no di Tripoli
Il vicepremier: "Pronti a fornire aiuti tecnici e finanziari per collaborare insieme per la sicurezza". Le autorità libiche: "Centri al di fuori della Libia"
L'Italia è pronta a procurare alla Libia "supporti tecnici ed economici per garantire insieme la sicurezza nel Mediterraneo e rafforzare la collaborazione in tema di sicurezza". Lo ha affermato Matteo Salvini incontrando a Tripoli il ministro dell'Interno libico Abdulsalam Ashour. Da parte sua il governo libico "ha rifiutato categoricamente" la proposta Ue, e riproposta da Salvini a Tripoli, di realizzare "campi per migranti nel Paese". Tripoli: "Ok agli hotspot ma fuori dai confini libici".
Il no della Libia - A dire no all'ipotesi perché "lo impedisce la Costituzione" è stato il vicepremier libico Ahmed Maitig in una conferenza stampa congiunta con lo stesso Salvini, aggiungendo di aver invitato, tramite l'Italia, i Paesi europei del Mediterraneo a partecipare a un vertice sull'immigrazione da tenere a settembre a Tripoli. All'incontro con il ministro dell'Interno italiano c'era, oltre ad Ashour, anche il capo del governo di accordo nazionale libico Fayez Al Sarraj.
Già al vertice europeo del 28 giugno il governo italiano intende sostenere la
necessità di proteggere le frontiere esterne a sud della Libia, perché "non siano solo Libia ed Italia a sostenere i costi economici e sociali di questa migrazione", ha ribadito Salvini.
"La Libia - ha infatti spiegato il vicepremier - è un Paese amico dell'Italia e il mio impegno sarà massimo per definire una più stretta collaborazione per contrastare l'immigrazione illegale, ma anche per realizzare iniziative comuni in materia economica e culturale. Mi impegno per chiedere al prossimo vertice di Bruxelles che l'Europa passi dalle parole ai fatti: l'Italia e la Libia non possono essere lasciate sole. E' necessario che siano protette le frontiere esterne dell'Europa ma anche che le prontiere esterne al sud della Libia vengano rinforzate". "Aspetto al più presto il ministro Ashour a Roma", ha poi aggiunto.
Salvini: "No agli hotspot in Italia" - Dopo l'incontro di Tripoli, Salvini ha voluto sottolineare che "l'unico modo per contrastare veramente gli interessi criminali degli scafisti ed evitare i viaggi della morte è impedire che i barconi prendano il largo". In vista di questo obiettivo, ha dichiarato che l'Europa "deve sostenere finanziariamente l'azione volta a garantire percorsi di immigrazione legale, opponendosi a flussi senza controllo. Dico no agli hotspot in Italia, che non fermerebbero l'immigrazione illegale e costituirebbero un'ulteriore difficoltà per noi e per la Libia". "Sarebbe - ha sottolineato - un problema per noi e per la Libia stessa perché i flussi della morte non verrebbero interrotti. Noi abbiamo proposto centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come Italia".
Tripoli: "Centri in Sudan e Ciad" - Da parte sua, Maiteeq ha respinto "categoricamente" la proposta di centri gestiti dall'Europa in territorio libico. Il ministro ha poi precisato che questi centri di protezione ed identificazione non dovrebbero sorgere in Libia, ma "alle sue frontiere esterne": e dunque in Paesi come Niger, Ciad, Mali e Sudan. Un tavolo tecnico di lavoro su questo, ha annunciato, ci sarà già in settimana.
"Visitato centro migranti a Tripoli: no a retorica torture" - "Ho chiesto di visitare un centro di accoglienza e protezione che entro un mese sarà pronto per 1.000 persone con l'Unhcr per smontare tutta la retorica nella quale in Libia si tortura e si ledono i diritti civili, un centro all'avanguardia a Tripoli. Siamo disponibili ad aumentare quote di ingressi regolari di persone in fuga dalla guerra, limitando gli arrivi di chi non fugge da guerra", ha annunciato Salvini parlando dei Centri di riammissione protezione e identificazione "da cui far partire coloro che ne hanno diritto, le percentuali sono irrisorie, e andare avanti con rimpatri volontari assistiti che in Libia funzionano".
Il ministro dell'Interno ha quindi criticato la retorica sui centri di tortura in Libia. "Io non pretendo in cinque ore di aver scoperto l'universo libico", ha poi precisato rispondendo alla domanda di una cronista. Salvini ha aggiunto "che se ci siano violazioni o collusioni coi trafficanti è possibile". "L'unica ambasciata aperta è quella italiana - ha continuato - e occorre dare tutto il sostegno alle autorità libiche. Se ci sono cose che non funzionano è possibile. Spesso e volentieri sono gli equipaggi delle Ong a essere più pericolose di altri per i migranti".