Governo, Martina frena il M5s: "Impossibile un confronto con loro"
Clima sempre teso all'interno dei Dem, Orlando: "Renzi permetta a Martina di lavorare o ritiri le dimissioni"
"Il capogruppo al Senato del M5s ritiene il Pd 'responsabile del fallimento delle politiche di questi anni'. Queste parole dimostrano l'impossibilità di un confronto con noi". Lo ha affermato il segretario reggente del Pd Maurizio Martina. "Finiscano con i tatticismi esasperati, con la logica ambigua dei due forni, e dicano chiaro se sono in grado di assumersi una qualche responsabilità verso il Paese", ha aggiunto.
"Renzi permetta a Martina di lavorare o ritiri dimissioni" - Che il clima all'interno del Pd sia sempre "caldo" e che non vi sia soltanto un problema di strategia e di alleanza, lo dimostra l'irritazione espressa da Andrea Orlando per la riunione ristretta di Matteo Renzi con i fedelissimi e i capigruppo, un mini vertice che evidentemente non è stato gradito dagli altri esponenti Dem. "Renzi deve decidere una cosa: se ritiene che le colpa della sconfitta elettorale non sia la sua, che sia la mia o dei cambiamenti climatici, allora può decidere di ritirare le proprie dimissioni e continuare a esercitare il mandato avuto dagli elettori". Sull'apertura del leader M5s Luigi Di Maio al Pd, il ministro della Giustizia ha dichiarato: "Non si può fare una discussione come quella che si sta facendo adesso che si propone una equivalenza tra l'alleanza con il Pd e quella con la Lega. Evidentemente c'è un serio problema di proposta programmatica perché, se si ritiene che si possa governare indipendentemente con gli uni o con gli altri, vuol dire che si ha un programma troppo vago".
Cuperlo: "Renzi ritiri dimissioni se vuole avere ruolo in direzione - Parole dure per l'ex segretario sono arrivate anche da Gianni Cuperlo. "Non sono stupito, ma preoccupato. Non sono stupito perché che esistano correnti e componenti nel Pd, è un dato oggettivo. Che esista una corrente renziana è altrettanto evidente alla luce della stagione che abbiamo alle spalle e d'altra parte bastavano le Leopolde per darne misura e consistenza. Ma alla luce della riunione che si è svolta, se Renzi ha cambiato idea e pensa di dover svolgere e assolvere un ruolo e una funzione politica di direzione in questa comunità anche dopo il 4 marzo, ha una via primaria: ritirare le dimissioni, presentarsi all'assemblea del 21 aprile e chiedere a quell'assemblea che si rinnovi la fiducia nella sua persona e nella sua leadership".