Tendenze fitness: plogging, la corsa che aiuta la natura
Arriva dalla Svezia, è un mix di jogging e raccolta dei rifiuti: mantiene il fisico in forma e dà una mano all'ambiente
Il suo nome dice tutto quel che c’è da sapere: plogging è una parola che deriva dal verbo svedese “plocka upp”, ovvero raccogliere, e jogging. In pratica, si tratta di combinare la classica corsa sportiva con la raccolta dei rifiuti che si trovano lungo il percorso, spazzatura che va raccolta e portata con sé in appositi sacchetti da depositare poi in discarica. Sono stati proprio gli svedesi, popolo che da sempre manifesta una spiccata anima green, a inventarsi questa nuova disciplina. Chi ha provato giura che è un duro lavoro, capace di allenare tutta la muscolatura. Insomma, sembra proprio la quadratura del cerchio, che fa lavorare il fisico, fa bruciare calorie e ci regala un mondo (o almeno un quartiere) più pulito. Di certo è lo sport perfetto per chi vuole tenersi in forma e insieme salvare il mondo dalla spazzatura.
Il plogging in Svezia è diventato una disciplina strutturata nel 2016, con una propria pagina facebook di riferimento (www.facebook.com/plogga/) e alla fine dello scorso anno ha cominciato a diffondersi anche in altri Paesi, a cominciare dalla Germania, fino ad arrivare negli Stati Uniti. Un ruolo importante è giocato dai social network che hanno contribuito a rendere virale questa lodevole attività. L’idea però è ancora più vecchia: già nel 2014 negli Stati Uniti, per la precisione a Louisville nel Kentucky, sono state organizzate le “trash run”, basate proprio sull’esperienza che a tutti i corridori per diletto è capitata almeno qualche volta: correre e, ad un certo punto, fermarsi a raccogliere lattine o cartacce abbandonate a terra ai margini del proprio percorso.
Il principio in effetti è semplice, ma solo in apparenza: si corre dove si vuole, in città, in un parco o lungo un sentiero di campagna: ci si porta da casa un contenitore adatto, che può essere una busta di plastica portarifiuti, o uno zaino, un marsupio o altro ancora, a scelta. Indispensabili sono
un paio di guanti protettivi. Si corre, ma quando capita di avvistare cartacce, bottiglie, lattine o altri oggetti abbandonati o sfuggiti ai cestini portaspazzatura lungo le strade, ci si ferma a raccoglierli e
si portano con sé,
sempre a passo di corsa. Naturalmente, nel giro di poco tempo, il nostro sacchetto da immondizia aumenta di volume e di peso, anche se in modo moderato,
complicando la regolarità della corsa. Se poi, quando ci si ferma a raccattare le varie schifezze, si fa un
piegamento come fitness comanda, ovvero flettendo le gambe e non la schiena, ai benefici della
corsa si sommano quelli degli
squat e di un moderato
sollevamento pesi. Insomma, raccattare rifiuti diventa
uno sport completo e aerobico di tutto rispetto, simile agli allenamenti HIIT (High Intensity Interval Training) proposti in molti centri fitness.
Considerando le condizioni di degrado in cui versano tanti splendidi luoghi del nostro Paese e la discontinuità della raccolta dell’immondizia soprattutto nei quartieri di periferia, è facile immaginare che anche in Italia ai plogger non mancherà il lavoro.