Seduzione: il codice d’amore del ventaglio
Un tempo era uno strumento di comunicazione con un preciso dizionario: riscopriamolo per gioco… o per il cuore
Il ventaglio, così come il parasole, un tempo era un accessorio quasi irrinunciabile nella toilette di una signora. Oggi questo vezzoso semicerchio di stoffa, pizzo o carta, è praticamente in disuso, o tutt’al più utilizzato per il suo scopo più rozzo, ovvero sventolarsi per avere più fresco, o addirittura scacciare gli insetti. Le feste di Carnevale, però, in cui magari abbiamo l’occasione di vestire un costume di altri tempi, può diventare l’occasione in cui mettere in pratica un’arte di comunicazione sottile e civettuola, ma anche misteriosa e intrigante, nella quale le nostre antenate erano maestre. Possiamo usare questo piccolo dizionario amoroso per giocare in occasione di un ballo in costume, o applicarlo nella privacy della nostra camera da letto come preliminare amoroso inconsueto, romantico e intrigante, magari in occasione di San Valentino, per lanciarsi messaggi segreti, tutti affidati a un linguaggio non verbale, ma molto efficace.
Un tempo le
relazioni sociali dovevano sottostare a rigide norme di comportamento, soprattutto tra
persone del sesso opposto. Parlarsi in un luogo pubblico poteva essere inopportuno e quindi considerato tabù, specie se non si era stati presentati ufficialmente. Naturalmente, quando la comunicazione verbale era preclusa ma le due persone desideravano intensamente comunicare, l’ingegno e la volontà di seduzione trovavano altre strade per inviare messaggi:
giochi di sguardi,
piccoli gesti delle mani e i tradizionali
bigliettini hanno da sempre accompagnano l’arte dell’approccio. Il
ventaglio, accessorio in apparenza innocente e piccola civetteria consentita a tutte le signorine, per moltissimo tempo è stato
un vero e proprio strumento di comunicazione, con un suo
codice ben preciso.
Come traccia per il nostro gioco seduttivo, ecco
alcuni dei gesti più consueti e dei loro relativi significati. Alcuni sono ormai di difficile interpretazione, ma altri hanno ancora oggi una loro forza espressiva che li rende facilissimi da comprendere. Ecco allora un
mini glossario, per sedurre e… farsi fresco.
Partiamo dal messaggio più elementare:
per dire sì, la dama appoggiava il ventaglio alla guancia destra. Ovviamente, lo stesso gesto a sinistra significava
no. Allo stesso modo, coprirsi l’orecchio o il lato sinistro del viso era l’inequivocabile
segnale di girare alla larga. Un ventaglio sostenuto con la mano destra fino a coprire in parte il viso significava: seguimi! Lo stesso gesto, ma effettuato con la mano sinistra, aveva un valore più sfumato, come per dire “avvicinati, vorrei conoscerti”. Se poi, la dama arrivava ad aprire completamente il ventaglio con la mano sinistra, il cavaliere era tenuto ad avvicinarsi all’istante perché la dama era ansiosa di parlargli. Stesso messaggio se la signora passava un dito sul bordo esterno. Un ventaglio chiuso a metà, indipendentemente dal lato, era invece un segnale di divieto e insieme di pericolo, come per dire: “Non posso!”
Continuando con questa grammatica spicciola,
un colpetto con il ventaglio chiuso sulla mano sinistra significava: “scrivimi!”, mentre lasciarlo scivolare sugli occhi era un chiaro invito ad andare via immediatamente. Molto più incoraggiante era
il messaggio di un ventaglio aperto lentamente con la mano destra: significava “aspettami”. Ancor meglio era se la dama appoggiava il ventaglio sulle labbra: era
un invito esplicito a baciarla. Un ventaglio sventolato senza evidente necessità di rinfrescarsi conteneva informazioni sullo
status della damigella: se era mosso energicamente significava che la ragazza era fidanzata o promessa, se mosso più lentamente significava che ci si trovava in presenza di una signora già maritata. Se invece la ragazza lo apriva lentamente e vi nascondeva le labbra significava che era libera. Infine, se la signora si sventolava con la mano sinistra, il messaggio era: “attenzione, ci osservano”.
Infine, se la dama
lanciava il ventaglio chiuso contro il suo cavaliere non c’era errore possibile: significava: “ti odio!”. Un gesto più o meno simile a quello che compiremmo noi oggi.