Inps: nel 2017 calano contratti stabili, è boom di quelli a chiamata (+129,5%)
L'incremento è spiegato con la necessità per le imprese di sostituire i vecchi voucher
Nei primi otto mesi del 2017 sono stati attivati oltre un milione di contratti a tempo indeterminato (1.032.486 comprese le trasformazioni) con un calo del 2,5% sullo stesso periodo 2016. Lo rileva l'Inps nell'Osservatorio sul precariato. I contratti a chiamata hanno invece registrato un aumento del 129,5%. Il boom è spiegato con lanecessità per le imprese di sostituire i vecchi voucher.
L'Inps parla di "persistenza di una fase di ripresa occupazionale". Le assunzioni complessive nei primi otto mesi del 2017 sono state quasi 4.598.000, in aumento del 19,2% rispetto allo stesso periodo del 2016 mentre le cessazioni sono state 3.653.940, in crescita (+15,9%), ma meno delle assunzioni. Alla crescita delle assunzioni, il maggior contributo è dato dai contratti a tempo determinato (+26,3%) e dall'apprendistato (+25,9%) mentre sono diminuite le assunzioni a tempo indeterminato (-3,5%, nel complesso, -2,5% se si considerano anche le trasformazioni). L'Inps sottolinea che il calo rispetto al 2016 è interamente imputabile alle assunzioni a part time)
Tra le assunzioni a tempo determinato appare significativo l'incremento dei contratti di somministrazione (+19,2%) e ancora di più quello dei contratti di lavoro a chiamata (+129%) che hanno registrato un vero boom dopo la cancellazione dei voucher. Si registra un'ulteriore compressione dell'incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni (sono solo il 24% nei primi otto mesi del 2017): nel 2015, quando era in vigore l'esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato, era stato raggiunto il valore di 38,4%.
Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, incluse le prosecuzioni a tempo indeterminato degli apprendisti, sono risultate 240.000, con un lieve incremento rispetto allo stesso periodo del 2016 (+0,9%). Per le cessazioni, la crescita è dovuta principalmente ai rapporti a termine (+23,9%). Le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato risultano sostanzialmente stabili (+0,3%).