Xinjiang: fra spettacoli naturali, grandiose rovine, deserti e laghi

Terra di forti contrasti, lontano dal turismo di massa. Uno dei mille volti della Repubblica Cinese, sicuramente uno dei più sconosciuti. Da scoprire

Un itinerario per veri viaggiatori, alla ricerca di mete lontane e di esperienze autentiche, non ancora intaccate dall'affollamento del turismo di massa: è veramente una terra tutta da scoprire lo Xinjiang, la più grande provincia della Cina e sua estrema punta occidentale verso l'Asia Centrale. Questi mesi, da settembre in poi, quando si attenua il forte caldo estivo, è la stagione ideale per avventurarsi in questa sconfinata regione, uno dei mille volti della Cina, e sicuramente uno dei più sconosciuti. Con l'accortezza di regalarsi un po' di tempo, perché lo Xinjiang è vastissimo (impossibile da visitare in un solo viaggio) e bisogna mettere in conto anche spostamenti interni in aereo.

Per raggiungere lo Xinjiang, vale la pena di volare su Shanghai (e approfittare della sosta per fermarsi 2 o 3 giorni a visitare questa straordinaria metropoli dallo sviluppo vorticoso, affascinante mix di tradizione e modernità) e da qui raggiungere con voli interni la capitale Urumqi.

Da qui passava la Via della Seta - Dallo Xinjiang (terra di confine da sempre contesa, oggi incuneata fra Mongolia, Russia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Afghanistan, Pakistan e India) passava la Via della Seta, percorsa per secoli da carovane di mercanti che dalla Cina si inoltravano in India, Persia, Arabia fino al bacino mediterraneo con il loro prezioso carico di seta, the, gemme preziose. Entrato a far parte della Cina solo nel XIX secolo, lo Xinjiang è, dal 1955, regione autonoma. “Nuovi territori”, significa il suo nome: è la regione della minoranza etnica degli Uighur, mussulmani, oggi stemperata da una forte migrazione interna di cinesi Han. Il retaggio della loro storia si legge nelle imponenti rovine di città e monasteri (per circa un millennio questa zona fu roccaforte del Buddismo nel Regno di Mezzo) e nelle città costruite nelle oasi lungo la Via della Seta. E si gusta nei cibi, che spaziano da molte variazioni di Kebab (spiedini insaporiti col cumino) ai chuchura (ravioli) e imbandiscono tutte le più apprezzate specialità dell’Asia Centrale, a cui si affiancano piatti della tradizione cinese (ad iniziare da una grande varietà di lagham, noodles preparati a mano).Terra di forti contrasti, lo Xinjiang affascina i viaggiatori con potente forza dei suoi paesaggi naturali, siano essi i deserti sabbiosi del sud (ad iniziare dal Taklamakan Desert) o i laghi (come lo smeraldino Kanas Lake) e le fittissime foreste del nord.

Urumqi, la capitale – Oltre 3 milioni di abitanti, è il punto di partenza obbligato per visitare lo Xinjiang. Non ha un centro storico, ma vale la pena di soffermarsi per almeno due motivi: la visita al Museo della Regione (interessante soprattutto per chi vuole saperne di più sulla Via della Seta) e quella al vivacissimo mercato di Erdaoqiao con il vicino bazar, dove si trova veramente di tutto, dagli oggetti d’artigianato alle ultime trovate Made in Cina.

Turpan, la città più lontana dal mare del mondo – Tre ore di strada in un deserto pietroso (dove si trova il più grande parco eolico al mondo dopo quello della California) e si raggiunge Turpan, a 154 m sotto il livello del mare nella depressione più bassa del mondo dopo il Mar Morto. Non solo: è anche la città più lontana dal mare del mondo - sostengono i suoi abitanti - la più calda e la più secca della Cina, ma anche la più dolce! Infatti, nonostante il clima torrido, è una sorta di oasi nel deserto, dove crescono a perdita d’occhio rigogliosissimi vigneti di dolcissima uva, che viene fatta appassire e venduta in tutto il mondo. Si pranza all’ombra di pergolati e si visitano il settecentesco Minareto di Emin (44 m, il più alto della Cina) e il caratteristico mercato.

Le Montagne Fiammeggianti – Poco fuori città, le Montagne Fiammeggianti sono una delle grandi attrazioni naturalistiche dello Xinjiang ed attraggono frotte di turisti cinesi. Lunghe un centinaio di km, alte sui 500 metri, sono così chiamate perché l’arenaria di infinite sfumature rosso arancio di cui sono composte forma disegni che ricordano le fiamme. Immortalate in un classico della letteratura cinese, Il viaggio in Occidente, sono ben visibili da lontano. Invisibile, invece, perché scavato nel terreno, il parco turistico a cui danno il nome, che è stato costruito per valorizzarle, con tanto di percorsi esplicativi con affreschi e sculture, negozietti di souvenir, ristori. La cosa più curiosa è un altissimo termometro (il più grande al mondo) che misura la temperatura al suolo. A volte supera i 50 gradi. Le guide, per divertire i turisti, fanno cuocere le uova direttamente sulla roccia!

Jaohe Patrimonio dell’Umanità - Dalle meraviglie della natura a quelle della storia: ad una decina di km da Turpan, le imponenti rovine di Jaohe stupiscono ed affascinano. Dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, sono i resti di un’antica città - presidio fondata su un pianoro sotto la dinastia Han circa 1600 anni fa. E’ una delle più antiche ed estese (su un’area di quasi 400 mq, aveva 6.500 abitanti) località del suo genere, e fra le meglio conservate. Anche qui – come nel caso delle Montagne Fiammeggianti – un lungo e suggestivo percorso sotterraneo, all’entrata, ne racconta la storia, con ricostruzioni, bassorilievi, affreschi. Un trenino turistico conduce fino alla base della cittadella, candida con i suoi resti di edifici governativi, monasteri, pagode, templi buddhisti e zoroastriani.

Verso il Nord - A questo punto, per scoprire un altro, e assolutamente diverso, aspetto di questa straordinaria regione, vale la pena di spingersi fino a nord, ridosso del confine con la Mongolia, con cui lo Xinjiang, condivide paesaggi aspri e brulli e fitte foreste, alte cime imbiancate da nevi perenni, panorami sconfinati sotto cieli blu attraversati da cumuli di nuvole, forti venti che sferzano le praterie in quota e rendono il clima mutevole. La zona settentrionale dello Xinjiang è terra di grandi contrasti, particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche e curiosità naturali. Chiusa ai turisti fino agli anni ‘90 del secolo scorso per via della vicinanza a zone considerate sensibili (Russia, Mongolia e Kazakistan), è la terra di pastori nomadi, le cui caratteristiche yurte di pelle bianca punteggiano le praterie.

Le Montagne Colorate - In aereo da Urumqi si raggiunge Altay, e da qui – in auto - la zona di Burqin, con i suoi 300 laghi. Vale la pena spingersi fino alle Montagne colorate sulle sponde del fiume Irtysh, ormai diventate un’organizzatissima attrazione che richiama milioni di cinesi, che si affollano sulle rive del fiume soprattutto al tramonto, l’ora più bella per fotografarle e farsi un selfie. Grazie alla loro conformazione e ai minerali (anche preziosi) che contengono risplendono di infinite sfumature di colori, dal violetto all’arancio, dal rosso fuoco all’azzurro. Per ammirarle al meglio, sono state costruite passerelle, ponti, torri.

L’incredibile turchese del lago Kanas, il Loch Ness della Cina – A circa 3 ore da Burqin, un altro imponente e incantevole spettacolo naturale, il lago Kanas, a 1.374 metri d’altitudine cuore del National Geological Park a cui dà il nome. Qui il paesaggio cambia ancora e, con i suoi fitti boschi di conifere, ha un aspetto decisamente (e sorprendentemente) alpino, sottolineato anche da alcuni villaggi con baite dal tetto a spiovente e architetture di tipo europeo costruite tempo fa dai bielorussi. Lungo 25 km, dalle acque di uno straordinario colore turchese (dovuto ai minerali che contengono), il lago Kanas si raggiunge in bus, dopo aver lasciato l’auto al Centro visite del Parco. La strada costeggia l’emissario del lago, che serpeggia con coloratissime anse. Vuole la leggenda che negli abissi del lago viva un enorme mostro: a conferma, i battelli turistici (smossi ad arte dal capitano) ondeggiano paurosamente una volta arrivati nel centro dello specchio d’acqua! La veduta più bella sul Kanas è quella che ci si guadagna salendo i 1.068 gradini che portano all’alta torre panoramica a forma di pagoda: chi non se la sente di affrontare la salita, può fermarsi nei vari punti panoramici costruiti lungo il percorso.

Per maggiori informazioni: www.turismocinese.it