Tabagismo, il pediatra per smettere di fumare: il 12% degli adolescenti italiani dipende dalla nicotina

In Italia un bimbo su 5 cresce in una casa in cui gli adulti fumano regolarmente. Un progetto per salvaguardare la salute dei più piccoli

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Nuoce gravemente alla salute, ma il fumo conquista sempre più adolescenti. Il 12% dei minori italiani sarebbe già tabagista, mentre un bimbo su 5 cresce in una casa di fumatori. Per questo società scientifiche come la Federazione Italiana Medici Pediatri, Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili e Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri propongono di formare pediatri per far smettere di fumare per sempre attraverso il progetto "Il pediatria come facilitatore di smoking cessation".

Il progetto che coinvolge i pediatri Convincere i genitori di bambini con malattie respiratorie a smettere di fumare e, al tempo stesso, aiutare gli adolescenti a buttare via il pacchetto di sigarette prima che sia troppo tardi: ecco i due interventi di prevenzione strettamente correlati proposti dalle associazioni di medici. In Italia, infatti, ricordano gli esperti, un bambino su 5 cresce in una casa in cui è consentito fumare e questo aumenta il rischio di acquisire uno stato di dipendenza da grandi ma anche di sviluppare precocemente una malattia fumo correlata.

Il pediatra può, però, svolgere un ruolo educativo importante. Per questo motivo, al fine di fornire una corretta preparazione ai professionisti, la Federazione Italiana Medici Pediatri, la Società di Malattie Respiratorie Infantili e l'Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri danno il via a un progetto educazionale dal titolo "Il pediatria come facilitatore di smoking cessation". Dopo il primo corso a Salerno, le attività formative si sposteranno a Roma, Torino e Firenze.

Obiettivo dei corsi, condotti con modalità interattiva, è quello di fornire strumenti adeguati ad affinare le competenze del pediatra per stimolare, orientare e gestire il problema del tabagismo nei genitori (comprese le donne in gravidanza) e nei più giovani. "Vogliamo porre le basi di una rete che metta in relazione gli interventi di primo livello messi in atto dal pediatra con quelli di secondo livello effettuati nei centri antifumo pneumologici - afferma Renato Cutrera, presidente Simri -. Il fumo, sia attivo che passivo, è infatti uno dei principali fattori di rischio per le malattie respiratorie infantili come l'asma".