Covid, l'ira delle Regioni "rosse" ma il governo si difende: surreale, conoscete i dati
Il ministro Speranza: "I dati sui numeri della pandemia sono forniti dai governatori, è inutile ignorarne la gravità"
Ancora tensione tra le Regioni "rosse" e "arancioni" e il governo sul nuovo Dpcm anti-Covid. "Sono le Regioni a fornire i dati su cui poggia il monitoraggio relativo all'andamento della situazione epidemiologica. Dunque è surreale che alcuni governatori facciano finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano i loro territori", fa sapere l'esecutivo. Ma la Calabria impugnerà l'ordinanza di Speranza.
I governatori insistono chiedendo una verifica o minacciando, lo fa il presidente facente funzioni della Calabria rossa Nino Spirlì, di impugnare il provvedimento. Nelle prossime ore arriveranno i nuovi dati relativi alla settimana 26 ottobre-1 novembre e non è affatto escluso che chi oggi si trova nella zona gialla possa finire in quelle dove sono previste maggiori restrizioni: a rischio ci sono almeno la Campania, la Liguria, il Veneto, la Toscana.
Il nodo su cui si sta consumando lo scontro è formalmente tecnico - il sistema di raccolta dei dati è andato in tilt in diverse Regioni ma è anche vero che i 21 parametri indicati dal monitoraggio sono complessi e in condizioni di emergenza è impensabile riuscire a raccoglierli tutti - ma in realtà è politico: la maggior parte delle Regioni continua a chiedere misure nazionali e il governo insiste sulla necessità di intervenire a livello locale.
Le misure graduate per ogni Regione, conferma il Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, "anticipano il rischio ed evitano fin quando possibile il lockdown generalizzato". L'attacco delle Regioni, partito subito dopo la conferenza stampa del premier, è andato avanti a testa bassa tutto il giorno, in un clima teso anche in Conferenza Stato-Regioni e spalleggiato da tutta l'opposizione. Attilio Fontana ha saputo del lockdown della Lombardia, dice, "con un messaggino mentre Conte era in televisione. E poi parlano di collaborazione".
Uno dopo l'altro, i governatori hanno invocato "chiarezza", criticando la mancanza di un criterio di "valutazione oggettivo", e accusando l'esecutivo di aver fatto scelte su dati vecchi. "Non ho ancora capito come e perché il governo abbia deciso di usare misure diverse per situazioni in fondo molto simili", attacca il presidente del Piemonte Alberto Cirio, chiedendo una verifica e criticando la mancanza di un metodo oggettivo. "Chiarezza" chiede anche l'altro governatore 'rosso', il valdostano Erik Lavevaz mentre Spirlì annuncia di voler impugnare l'ordinanza: "Non meritiamo l'isolamento".
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Anche le Regioni arancioni non ci stanno, ma Conte ripete l'invito a "non perdere il senso di unità nazionale". Anche gli scienziati replicano alle critiche. E' vero che i dati risalgono a dieci giorni fa, conferma il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro. Ma è inevitabile perché c'è "un tempo necessario per stabilizzare" i dat che, in ogni caso, "sono condivisi e validati da 24 settimane con le Regioni". I dati "vanno letti nella loro interezza" e "nella cabina di regia c'è un dialogo costante, tutto ciò che viene approvato è condiviso con le Regioni", aggiunge Rezza, che poi avvisa: "Se dal nuovo monitoraggio emergerà che altre Regioni hanno un livello d'allerta elevato o alto, possono finire dalla zona gialla a quella arancione o da quella arancione o rossa".
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