Coronavirus, le Regioni si preparano al peggio: riaprono i reparti Covid, pronti 11mila posti in terapia intensiva

Tornano operativi i padiglioni allestiti per fronteggiare l'emergenza, i letti in Rianimazione salgono del 115% rispetto a febbraio. Ricciardi: "Non possiamo parlare di seconda ondata, la prima non è mai finita"

LaPresse

L'ultimo bilancio dell'emergenza coronavirus in Italia è l'ennesimo campanello d'allarme: per la prima volta da fine maggio gli attualmente positivi tornano sopra i 50mila. Contro il lento e progressivo aumento nella diffusione del virus, e in vista dei prossimi mesi, quando la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi, le Regioni hanno deciso di attrezzarsi da subito. Due le priorità: la riapertura dei reparti Covid chiusi durante l'estate e l'aumento dei posti letto in terapia intensiva.

In tutto il Paese sono già pronti i piani di emergenza per permettere alle strutture di affrontare una nuova ondata di contagi. I reparti specializzati e i Covid hospital allestiti a marzo, che durante il periodo estivo  - complice il calo dell'epidemia - sono stati chiusi o riconvertiti per ospitare pazienti con altre patologie, oggi riaprono i battenti. Da Nord a Sud, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, le strutture offriranno ben 11mila posti letto in terapia intensiva: si tratta del 115% in più rispetto a quelli disponibili prima del lockdown.

La situazione in Lombardia, Veneto e Piemonte Gli interventi variano da Regione a Regione. In Lombardia, la più colpita dall'emergenza, sono 17 gli ospedali pronti ad aprire le porte delle terapie intensive ai casi gravi di coronavirus: 7 sono già attivi (2 in più dell'estate), altri 2 sono stati allertati. Il piano predisposto dal Pirellone prevede fino a 1.400 posti letto con ossigeno. In Piemonte a novembre vedrà la luce una nuova struttura con 80 posti, mentre entro ottobre le aziende ospedaliere comunicheranno alla Regione l'elenco dei reparti Covid operativi. In Veneto sono 9 i Covid hospital già pronti e 840 i posti in terapia intensiva che saranno disponibili entro il 30 ottobre.

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I piani di Liguria, Toscana e Lazio Mentre in Liguria, dove è in vigore uno stato d'allerta a 4 colori a seconda della gravità, alcuni ospedali sono già in zona rossa, in Toscana sono 5 i Covid hospital creati per fronteggiare la pandemia. Nel Lazio, dove la Regione parla di "fase 6", il protocollo di emergenza prevede l'attivazione di 261 posti di terapia intensiva e semi-intensiva: con il riassetto sanitario salgono a 1.127 i posti letto totali. Pronti anche gli alberghi da usare come hospice in caso di necessità.

Gli interventi in Puglia, Campania e Calabria Relativa calma al Sud. In Puglia "non è ancora necessario fare convenzioni con strutture private", spiega il neoassessore regionale Pierluigi Lopalco. In Calabria la Regione assicura che in 24 ore la capienza degli ospedali può raddoppiare. Preoccupa, invece, la Campania, dove l'aumento di casi nelle ultime settimane è stato marcato. Qui i 5 Covid hospital sono già operativi; si stanno predisponendo anche Covid resort per ospitare i positivi che non hanno spazi per garantire l'isolamento domiciliare.

Ricciardi: "La prima ondata non è mai finita" "Non c'è una seconda ondata di coronavirus perché l'azzeramento dei casi non è mai avvenuto". Così Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute. "In realtà - ha aggiunto - non è mai finita la prima ondata: quello che abbiamo fatto è appiattire la curva epidemica ma non è mai stata azzerata. Quando ci sono state condizioni favorevoli, ovvero i comportamenti estivi, uniti ai primi freddi, la curva ha ripreso".