Stefano Travaglia: "In una app i migliori ristoranti per i manager delle aziende"
Il fondatore e Ceo di AdvisorEat racconta a TgcomLab com'è nata l’idea della startup che ha rivoluzionato il mondo dei pranzi business
Stefano Travaglia e la sua creazione AdvisorEat
Stefano Travaglia, 33enne imprenditore e manager trentino, è il fondatore e Ceo di AdvisorEat, una startup pensata per consulenti e professionisti delle aziende. Tramite l'app dedicata, seleziona e consiglia agli utenti i migliori ristoranti - dalla cucina stellata allo street food gourmet - e permette loro di accumulare punti da convertire in gift card o donazioni benefiche. Oggi ci sono più di 800 ristoranti convenzionati in oltre 40 province italiane. TgcomLab ha intervistato Travaglia.
Com'è iniziata quest'avventura?
Dopo la laurea in Economia, ho lavorato per diversi anni in alcune grandi multinazionali di consulenza aziendale. È stato proprio questo contesto a ispirarmi. Mi sono reso conto che le piattaforme esistenti non davano suggerimenti adatti ai clienti business. Tripadvisor, per esempio, stila delle classifiche basate sugli interessi della popolazione globale, invece i professionisti hanno delle esigenze specifiche. Da qui l’idea di creare uno strumento su misura per una nicchia di mercato. Così, nel 2017 ho lasciato il mondo della consulenza e ho lanciato AdvisorEat. Inizialmente, sono partito da solo con l’aiuto occasionale di mio fratello Andrea e dopo qualche mese è entrato nel team Fiorenzo, amico e compagno di studi (oggi è ancora in azienda ed è il mio braccio destro), poi man mano il business è cresciuto e ora siamo un team di dodici persone.
Come funziona AdvisorEat?
Il nostro è un club di professionisti, a cui consigliamo il ristorante dove mangiare, sia nel tempo libero sia nei pranzi o nelle cene di lavoro. Può accedere all’app dedicata chi lavora per un’azienda tra quelle convenzionate con noi (oggi abbiamo circa 60 accordi con le top consulting firm, i più affermati studi legali e importanti realtà bancarie e assicurative). Basta registrarsi con una mail aziendale. Dopo aver scelto il ristorante e consumato il proprio pasto, occorre fotografare lo scontrino tramite l’app entro sei ore per accumulare i punti. Punti che valgono in media l’8% del conto e che possono essere utilizzati per fare donazioni benefiche oppure per riscattare gift card.
Quali sono gli elementi di forza della sua azienda?
Sono tre: il team, gli azionisti (che mettono a disposizione il loro know-how e ci supportano nelle scelte strategiche e nello sviluppo commerciale) e l’idea di fondo della startup. Quest’ultima è fondamentale all’inizio, ma poi diventa secondaria. Il vero successo, infatti, lo fa l’execution, che dipende dalla capacità delle persone di realizzare quanto progettato.
Qual è la competenza più importante chiesta a un manager oggi?
Per prima cosa essere bravi nell’execution e, in secondo luogo, essere creativi e originali. Inoltre, è importante riuscire ad adattarsi con rapidità ai fattori endogeni ed esogeni.
In che modo la pandemia sta cambiando il settore?
La flessione dovuta all’emergenza ce la porteremo avanti ancora per diversi mesi (fino a settembre o, addirittura, a gennaio). Tanti continuano a lavorare da remoto e, magari, in futuro verranno limitate le trasferte, ma in alcuni ambienti credo che il contatto umano resti fondamentale. Dunque, sono convinto che anche questo settore si riprenderà. Parlando della nostra esperienza, in questi mesi segnati dalla pandemia, è cambiato molto. Da un giorno all’altro il fatturato si è ridotto a zero, i ristoranti hanno chiuso e ci siamo dovuti interrogare sul da farsi. Abbiamo utilizzato la tecnologia del nostro programma fedeltà per creare dei programmi fedeltà per terzi. Una novità dovuta alle particolari circostanze in cui ci siamo trovati che ci ha “costretto” a uscire dal focus del nostro business, ma che abbiamo deciso di portare avanti. Inoltre, siamo in fase avanzata per il lancio di una nuova linea di business, un’idea nata - anche questa - durante e per via della pausa forzata a causa del Coronavirus. Tutto ciò è stato possibile perché siamo una realtà snella. Siamo riusciti a trasformare un momento di crisi in un’opportunità.
Quali sfide vi aspettano?
Riuscire, finita l'emergenza, a cogliere e a soddisfare le nuove esigenze dei professionisti. E portare avanti le nuove idee di business.
Ha un ricordo particolare del suo inizio?
Ci sono molti momenti a cui ripenso col sorriso. Ricordo con simpatia che l'idea di AdvisorEat è nata a Bali: ero partito da solo con l’obiettivo di tornare a casa con un progetto. Non credevo di lanciarlo davvero e, invece, tornato da lì si è concretizzato tutto.
Come è stato accolto il servizio da manager, aziende e ristoranti?
Molto bene, è stato molto apprezzato, perché di fondo è un beneficio per tutti gli attori in gioco: gli utenti, le aziende e i ristoranti. Il professionista riceve un consiglio sui ristoranti che possono andare incontro alle sue esigenze specifiche; inoltre il fatto di mangiare accumulando punti risulta piacevole. Per le aziende è un bel sistema collaborare con noi perché vedono AdvisorEat come un piccolo strumento di welfare, un benefit aggiuntivo che concedono ai dipendenti. Anche i ristoranti sono contenti di aderire al nostro programma, perché in fondo portiamo loro una clientela selezionata di alto livello.