Coronavirus, Istat: nella Fase 1 la tavola torna a riunire la famiglia, uno su quattro ha mangiato di più
Il lockdown ha spinto un terzo dei cittadini, in particolare gli uomini, a svegliarsi più tardi e un quinto a dormire di più
L'emergenza coronavirus ha provocato una trasformazione decisa delle abitudini degli italiani. I pasti, ad esempio, "sono diventati momenti conviviali anche nei giorni feriali, a fronte della presenza della famiglia al completo più spesso che in altri periodi". Lo riferisce l'Istat nel report sulla vita quotidiana nella Fase 1. Stando ai dati, inoltre, un quarto della popolazione ha dichiarato di aver mangiato maggiori quantità di cibo.
"Più di un cittadino su quattro (27%) ritiene di avere impiegato più tempo per fare colazione, pranzo o cena", rileva ancora l'Istituto di statistica. Incentivati dall'obbligo di restare a casa, sono stati in particolare i giovani ad aver mangiato di più durante la Fase 1 (39,5%).
Sveglia ritardata per uno su tre - Secondo l'Istat, "un terzo dei cittadini si è svegliato più tardi e un quinto ha dormito di più". E sono stati soprattutto gli uomini rispetto alle donne ad approfittare della possibilità di riposare di più (23% contro 17,6%) e di prendersela più comoda al risveglio (36,8% contro 30,8%). D'altra parte, si sottolinea, "l'obbligo di restare a casa ha stravolto la quotidianità dei cittadini e ha avuto un forte impatto sulla loro giornata e sul loro modo di passare il tempo".
Lavoro da casa per 3,7 milioni di persone - In una giornata tipo della Fase 1 "hanno lavorato circa 8 milioni e 400mila persone" e, di questi, 3,7 milioni lo hanno fatto da casa. Quanto al totale degli attivi, "si tratta di una quota dimezzata rispetto a quella rilevata nel corso di indagini analoghe" pre-pandemia: meno di due su dieci invece del 34%. Dall'Istat precisano che le cifre non sono comparabili con quelle di altre rilevazioni sull'occupazione. In questo caso l'oggetto di studio è infatti la giornata standard vissuta in quella particolare situazione. Tra quanti hanno lavorato, il 44% lo ha fatto in smart working o forme simili.