"Dobbiamo credere in noi stesse, anche quando ci dicono che non ce la faremo mai"

Betta Maggio, fondatrice e Amministratore Delegato di U-Earth, racconta la sua storia a Tgcom24

Ha coltivato il sogno dello zio ed è stata a lungo considerata una visionaria, ma alla fine le sue idee e il suo progetto hanno ricevuto il riconoscimento che meritano: è la storie di Betta Maggio, imprenditrice di successo e fondatrice di U-Earth, la società che produce macchine per combattere i virus e i batteri e rendere migliore l'aria che respiriamo.

Betta Maggio, Fondatrice e Amministratore Delegato di U-Earth

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Ciao Betta, so che è un momento molto impegnativo per te. Cominciamo da qui…
Sì, è un periodo molto intenso, anche perché quanto abbiamo sempre temuto si sta avverando e le nostre macchine e le nostre mascherine stanno diventando fondamentali. Soprattutto queste ultime vanno letteralmente a ruba.
 
 

Mi hai incuriosito: raccontami meglio.
Noi abbiamo realizzato, dopo anni di ricerche, dei purificatori d’aria per ambiente capaci di “mangiare” virus e batteri e restituire aria pulita, completamente priva di contaminanti usando il sistema utilizzato dalla natura stessa per depurarsi, i batteri "buoni". Una vera manna per tutti quei luoghi, come ospedali, scuole, uffici, ove la disinfezione e la sicurezza di un ambiente sano è fondamentale, oggi più che mai ovviamente.
 
 

Come nasce l’idea di purificare l’aria?
Fu una idea di mio zio, fratello di mia mamma: scienziato di origini iraniane, fu docente alla New Jersey Institute of Technology e fu sempre impegnato nella ricerca di un sistema che purificasse l’acqua e l’aria contro eventuali guerre chimiche o batteriologiche. Per anni fu preso quasi per pazzo e sicuramente come un visionario, ma questo non lo fermò e non desistette. Alla fine aveva ragione lui, come è evidente.
 
 

Un progetto affascinante.
Moltissimo. Io sono cresciuta con questo leit motiv, pur avendo avuto una educazione e avendo fatto studi assolutamente diversi.
 
 

Mi sembra un buon motivo per conoscerti meglio.
La mia è una famiglia dalla vocazione internazionale: mia mamma, come detto, è di origini iraniane, papà è italiano, io sono nata in Ghana, ma poi sono cresciuta tra Africa, Stati Uniti, Australia, sempre frequentando le scuole italiane. Dopo la maturità, ho deciso di completare la mia preparazione iscrivendomi alla facoltà di architettura al Politecnico di Milano: mi è sempre piaciuto il design, ho un’anima creativa.
 
 

Come hai deciso allora di proseguire l’attività di tuo zio?
In realtà, ho sempre avuto una vocazione imprenditoriale; quando ero ragazza fondai, insieme a quello che poi sarebbe diventato il mio compagno di vita, un locale in Sardegna, che rispondeva esattamente a quello a cui aspiravo io e a cui aspiravano i ragazzi di allora. Un ambiente meno patinato di quelli della Costa Smeralda e decisamente più informale e allegro ,che ebbe uno strepitoso successo. Nella vita poi accadono cose che in qualche modo influenzano gli eventi e a me capitò che nel 2008 persi mio padre e mia nonna a distanza di pochissimo tempo, entrambi in ambiente ospedaliero e per patologie contratte proprio nei nosocomi. A questo punto decisi di avvicinarmi al mondo della biotecnologia e fondai U-Earth, la società che ho fermamente voluto e alla quale mi sono dedicata totalmente negli ultimi dodici anni: proseguii nelle attività di ricerca avvalendomi di un team di esperti composto da ingegneri, fisici, biologi e diedi alla macchina inventata dallo zio un aspetto più gradevole e accattivante, della grandezza di un portaombrelli, che lo ha reso un oggetto interessante e anche bello da vedere e da esibire. Ma  non mancano anche modelli più grandi e potenti in grado di poter affrontare perfino i disastri ambientali.
 
 

A questo punto però vorrei capire un po’ di più.
Si tratta molto semplicemente di una macchina che, grazie ad alcuni batteri particolari, mangia virus e batteri e restituisce aria pulita e ossigenata, tanto da poter essere equiparata all’aria che si avrebbe con una foresta di quasi 300 alberi. Un processo naturale, che per funzionare non richiede consumo di acqua e  che ha bisogno di pochissima energia elettrica, la cui validazione ha richiesto processi di certificazione lunghi e rigorosissimi che però hanno decretato il suo successo in scala internazionale. Dopo aver ottenuto anche diversi premi, oggi ci stiamo proponendo al mercato professionale in larga scala attraverso le nostre sedi di Londra e di Milano e quindi finalmente stiamo iniziando a vedere il frutto del tanto impegno profuso.
 
 

Lavoro e matrimonio.
Fabio, il mio compagno, è un artista: lui ed io stiamo insieme da quando avevamo vent’anni. Ci conoscemmo durante una vacanza e diventammo prima amici, poi soci in affari. Ad un certo punto però, quando entrambi avevamo le ossa rotte e il morale sotto i tacchi a causa della fine delle relazioni che stavamo rispettivamente vivendo, ci siamo avvicinati con grande semplicità: non avevamo bisogno di fingere ciò che non eravamo, perché ci conoscevamo a fondo e sotto molti aspetti. Lui si dichiarò con una rosa ed è stato grande amore: Fabio è il mio sostegno, la persona che si prende cura di me, che si preoccupa della mia salute e che mi incoraggia ad andare avanti, oltre che essere il padre dei miei figli.
 
 

Lavoro e maternità. 
Ho tre ragazzi meravigliosi: Filippo, 23 anni, una laurea in Business and Management conseguita a Londra, e Leone, 21 anni, che invece ha fatto studi di product design allo IED di Milano. Entrambi ora sono coinvolti nelle attività dell’azienda e per me si tratta di una incredibile soddisfazione. Inoltre, una parte importante della nostra famiglia è anche Jade, la figlia che il mio compagno ha avuto da una precedente relazione, e che in pratica è cresciuta con noi tra Italia e Australia e che sta facendo l'attrice a Los Angeles.
 
 

So che fate delle mascherine che vanno a ruba: me ne parli?
Nella logica della lotta alle guerre batteriologiche e alla difesa personale da virus e batteri, avevamo già iniziato la produzione di mascherine capaci di distruggere gli inquinanti e proteggerci adeguatamente. Ci siamo rivolti quindi a produttori di mascherine e abbiamo fatto un lavoro di restyling, ma soprattutto di rinforzo delle difese aggiungendo un filtro di nostra produzione, super tecnico ed efficace. A gennaio, allo scoppio della pandemia, con nostra sorpresa abbiamo ricevuto un ordine da Hong Kong che ci svuotato il magazzino: da lì è stata una escalation che ci ha convinto a sviluppare in autonomia un nuovo prodotto che oggi produciamo n Italia direttamente. Le nostre mascherine sono le più efficaci sul mercato in quanto abbiamo sviluppato e brevettato un nuovo strato protettivo specifico per la pandemia che dura 200 ore ed è quindi sostenibile anche per l'ambiente,  e per rispondere alla domanda crescente abbiamo coinvolto diversi produttori per le diverse fasi, lavorato giorno e notte, e messo online la possibilità di acquistarle dal nostro sito. Quando qualche celebs acquista le nostre U-Mask e le promuove su Instagram le nostre ordinazioni aumentano vertiginosamente: un successo, senza dubbio.
 
 

Non ti manca neppure la generosità.
Ci sentiamo coinvolti e partecipi della buona salute della comunità: per questo abbiamo deciso  con una parte dei profitti dalla vendita di mascherine di finanziare delle Pure Air Zones che abbiamo donato agli ospedali, per proteggere il personale medico dal possibile contagio ed al contempo fare della ricerca direttamente sul campo. Non dobbiamo comunque dimenticare che è necessario mutare il nostro modo di vivere, cercando di limitare i danni all’ambiente. Non possiamo cambiare il mondo in pochi mesi, ma possiamo iniziare a modificare abitudini e comportamenti e salvaguardare il nostro benessere anche in maniera naturale con le nostri bio-reattori, che purificando l’aria, digerendo tonnellate di inquinanti, alzano le nostre difese immunitarie e migliorano anche le nostre performance, al lavoro come a scuola, mentre aiutano il pianeta a disinquinarsi naturalmente.
 
 

Un suggerimento alle donne che vogliono cimentarsi in una attività imprenditoriale.
Credere in sé stesse, anche quando tutti diranno che quello che si sta facendo è inutile e che non ce la faremo mai. Nessuna paura della diversità, nessun timore di aver voglia di una famiglia: possiamo essere donne e mamme e vincere comunque le nostre sfide credendoci fino in fondo.
 
 

Riesci a cedere a qualche frivolezza?
Ammetto di essere assolutamente negligente: nessuna frivolezza, se non ci fosse Fabio che mi tiene sott’occhio forse mi scorderei pure di andare dal parrucchiere…