Spazio, gli Usa rinviano per maltempo il lancio della Crew Dragon
Quando mancavano pochi minuti alla partenza ed erano a buon punto le operazioni di caricamento del propellente, l'appuntamento con la storia è stato rimandato al 30 maggio
E' stato rinviato il lancio della Crew Dragon della SpaceX, la navetta spaziale di Elon Musk che alle 22:33 italiane avrebbe dovuto segnare il ritorno degli Stati Uniti in orbita con un equipaggio umano. Quando mancavano pochi minuti alla partenza ed erano a buon punto le operazioni di caricamento del propellente, l'appuntamento con la storia è stato rimandato al 30 maggio a causa del maltempo.
A far decidere per il rinvio sono state le luci rosse su tre delle condizioni meteo che devono essere rispettate per il lancio, relative ai valori fuori della norma dei campi elettrici in superficie, formazioni di cumulonembI sulla zona del lancio e pericolo di fulmini.
Dopo il rinvio si è proceduto a scaricare il propellente, un'operazione che ha richiesto circa 40 minuti. Soltanto dopo i due astronauti hanno potuto lasciare la capsula. Fino all'ultimo momento si è atteso un miglioramento delle condizioni meteo, nella speranza che si aprisse una cosiddetta "finestra istantanea" di lancio.
Il lancio della Crew Dragon rappresenta molto per la Nasa e per SpaceX, ma anche per gli Stati Uniti: dal 2011 non venivano lanciate navicelle dal suolo americano e in questo caso si trattava di un veicolo americano con equipaggio statunitense. Per molti commentatori, inoltre, questo lancio simbolicamente rappresenta l'inizio di una nuova era di esplorazione spaziale.
La Crew Dragon è anche la manifestazione del sogno di Elon Musk, un sogno che prevede nuove conquiste spaziali e nuove opportunità di viaggio nello spazio. La Nasa ha scelto di usare uno slogan molto importante per presentare la missione: "Making History". E in qualche modo i due astronauti Doug Hurley e Bob Behnken incarnano il ritorno di quella mitologia dello Spazio che resterà per sempre associata agli uomini degli equipaggi Apollo, su tutti Neil Armstrong e Buzz Aldrin, ma anche a coloro che sono morti negli incidenti delle missioni Shuttle, come il Challenger e il Columbia.