Sondaggio di LinkedIn: "Da casa si lavora 3 giorni in più al mese"

Il 16% dei lavoratori "domestici" teme il licenziamento al termine del lockdown e il 27% dei lavoratori ha difficoltà a dormire

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Da casa si lavora di più. Durante la pandemia il 48% dei lavoratori ha fatto più ore del solito, almeno una in più al giorno, per un equivalente di 20 ore (3 giorni) in più al mese. Lo rivela una ricerca di LinkedIn effettuata su 2mila italiani. Non solo: il 16% dei lavoratori "domestici" teme il licenziamento al termine del lockdown, il 46% si sente più ansioso o stressato e il 18% ha riscontrato un impatto negativo sulla propria salute mentale.

Lo studio commissionato dal social network professionale ha coinvolto oltre 2mila lavoratori italiani che al momento stanno lavorando da casa a causa del Covid-19 ed è emerso che il 19% si sente ansioso e si chiede se la propria azienda sopravviverà. Il 22% si è sentito spinto a rispondere più rapidamente e a essere disponibile online più a lungo del normale.

Il 22% inizia le giornate in anticipo, lavorando dalle ore 8 alle 20.30, mentre il 24% adesso è solito terminare la giornata lavorativa anche dopo l'orario.

I lavoratori si sentono pressati dal dover essere costantemente disponibili e ciò ha portato il 21% di loro a dire che fatica a staccare la spina a fine giornata, mentre il 36% ammette che queste nuove aspettative consolidate l'ha portato a fingere ogni tanto di essere
occupato.

Tra i risvolti positivi, il 50% dei lavoratori afferma che questo periodo ha permesso di trascorrere più tempo coi propri figli e le famiglie e per l'11% ha avuto un impatto positivo sulle relazioni personali, fornito ai lavoratori l'opportunità di mangiare più sano (27%) e di fare più esercizio fisico (14%).

Il 27% dei lavoratori però ha difficoltà a dormire, il 22% prova una qualche forma di ansia, mentre un altro 26% sente di non essere concentrato durante il giorno. Se questa situazione continua a non essere gestita, i lavoratori "potrebbero iniziare a provare un senso di burnout, secondo un parere dell'Ordine degli Psicologi".