Silvia Romano è stata liberata: Conte dà l'annuncio su Twitter | È al sicuro in Somalia: "Sono stata forte, ho resistito"
La volontaria 25enne era stata rapita in Kenya un anno e mezzo fa . "Ti aspettiamo in Italia", ha scritto il premier. Arriverà alle 14, sarà sentita dai magistrati
Silvia Romano, la volontaria italiana rapita in Kenya un anno e mezzo fa, è stata liberata grazie all'azione dei servizi d'intelligence. Lo ha annunciato il premier Giuseppe Conte su Twitter. La 25enne adesso è al sicuro a Mogadiscio, in Somalia. Le sue prime parole: "Sono stata forte, ho resistito". Il premier: "Silvia, ti aspettiamo in Italia". La giovane è attesa per le 14 a Ciampino.
Silvia Romano sarebbe stata liberata a 30 chilometri da Mogadiscio. L'operazione che ha portato alla liberazione della volontaria è avvenuta in una zona in condizioni estreme perché colpita negli ultimi giorni dalle alluvioni. Appena in Italia, Silvia Romano verrà ascoltata dai pm della procura di Roma che sulla vicenda hanno avviato un'indagine per rapimento a scopo di terrorismo. Il colloquio con i pm romani verrà effettuato nel rispetto delle normative anti Covid che prevedono il distanziamento e l'uso di dispositivi di protezione. All'audizione sarà presente il titolar del fascicolo Sergio Colaiocco.
L'operazione dell'Aise, diretta dal generale Luciano Carta, che ha portato alla liberazione di Silvia Romano è stata condotta con la collaborzione dei servizi turchi e somali. La volontaria si trova ora in sicurezza nel compound delle forze internazionali a Mogadiscio, in Somalia.
"Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l'ora di tornare in Italia". Sono state le prime parole della ragazza. E il presidente del Copasir, Raffaele Volpi ha confermato: "Sta bene ed e' in forma. Provata ovviamente dallo stato di prigionia ma sta bene".
Rapita in Kenya - La giovane cooperante milanese era stata rapita il 20 novembre 2018 nel villaggio di Chakama, a 80 chilometri dalla capitale Nairobi, mentre lavorava per la onlus marchigiana "Africa Milele". Fu prelevata con forza da un gruppo di uomini armati di fucili e machete.
La polizia locale aveva ipotizzato una pista interna, ossia un rapimento ad opera di criminali comuni a scopo di estorsione, magari anche con la possibilita' che la ragazza venisse venduta oltre confine, in Somalia, ai jihadisti di al Shabaab.
Tre dei responsabili del blitz erano stati arrestati e dalle indagini, portate avanti in Italia dalla Procura di Roma, era iemerso che la ragazza potesse essere stata trasferita in Somalia subito dopo il sequestro: un trasferimento lampo organizzato da un gruppo islamista legato ad Al-Shabaab che aveva fornito alla banda di criminali comuni kenyoti, autori materiali del sequestro, denaro e mezzi. Queste informazioni erano emerse un anno dopo il sequestro, nel novembre scorso. Da quel momento non era trapelato più nulla