Fase 2, Conte pronto a riferire alle Camere | Monta la protesta contro il nuovo decreto sul coronavirus
In vigore dal prossimo 4 maggio il dpcm ha già unito sotto la bandiera del malcontento più parti: le Regioni, le opposizioni, le categorie
"Sarò prima alla Camera dei deputati e poi al Senato della Repubblica per un’informativa urgente sulle iniziative del Governo per la ripresa delle attività economiche". Con un post su Facebook il premier annuncia l'atteso discorso sulla Fase 2, mentre monta la protesta contro il nuovo Dpcm sul coronavirus che entrerà in vigore dal prossimo 4 maggio e che ha già unito sotto la bandiera del malcontento più parti: le Regioni, le opposizioni, le categorie.
Conte puntellerà la sua contro-offensiva su un pilastro: la legittimità della sua strategia. Strategia che troverebbe la sponda prudente del Quirinale secondo il quale, sottolineano fonti parlamentari, l'emergenza coronavirus non è certo finita anche se bisogna programmare con attenzione la ripartenza.
Unità e prudenza, insomma, sono le basi dalle quali il primo ministro non vuole affatto abdicare neppure nella prima metà di maggio. E, al Quirinale si ricorda che il presidente si è sempre speso per buoni rapporti tra Stato e Regioni ma senza mai entrare nel merito delle singole richieste.
Lo scenario politico è cambiato in una manciata di ore. Matteo Renzi ha ricominciato il suo bombardamento e anche il Pd sembra aver cambiato atteggiamento. Tanto che, secondo quanto raccontano alcuni ambienti Dem, alcuni "big" democratici si sarebbero convinti di non fare più "scudo" al premier come e' accaduto finora.
Di fronte a tutto questo, Conte si presenterà alla Camera puntando su quanto finora fatto, richiamando alla responsabilità alla vigilia del decreto che, nel piano del governo, potrebbe permettere la ripartenza economica dell'Italia.
"La forza della scienza vince sulle opinioni", spiegano a Palazzo Chigi. Certo, nei prossimi giorni molti dei dubbi insiti nel Dpcm verranno chiariti. Innanzitutto nelle Faq.
A spingere sul governo per l'accelerazione sono soprattutto le Regioni che rivendicano autonomia nelle decisioni.
E' scontro con i governatori del centrodestra. Il ministro Francesco Boccia chiede di ritirare le ordinanze in contrasto con l'ultimo decreto, minacciando di impugnarle e prospetta scelte differenziate a seconda dei territori dal 18 maggio, ma i governatori non ci stanno.
I presidenti delle Regioni di Lega, FI e Fdi hanno scritto al premier e al presidente della Repubblica chiedendo di "normalizzare l'emergenza" e di rispettare le loro competenze. Lo scontro su quanto accadrà dal 4 maggio con l'allentamento delle misure anti-Covid 19 si riaccende, mentre restano interrogativi sull'applicazione di diverse norme del Dpcm. E anche i commercianti hanno iniziato la loro battaglia
Nella riunione con le Regioni Boccia ha prospettato il principio "meno contagi-più aperture" e viceversa, confermando che i territori più virtuosi nel contenimento del virus a partire dal 18 maggio potranno fare "scelte differenziate" dagli altri.
Dipenderà dal monitoraggio del ministero della Salute sulle curve dell'infezione nelle diverse regioni. Il dicastero di Roberto Speranza sta elaborando i criteri di valutazione. Tra questi il tasso di occupazione delle terapie intensive e le percentuali di positivi sui tamponi fatti.
Per scongiurare che le Regioni si auto determinino, Boccia ha detto ai presidenti che le ordinanze devono essere conformi al Dpcm altrimenti verranno impugnate al Tar o alla Corte costituzionale.
I presidenti di centrodestra, in una lettera, chiedono al premier e al Quirinale nella Fase 2 di "ritornare progressivamente a un più pieno rispetto dell'assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni". Riaprire ovunque possibile in sicurezza, è la linea. Giuseppe Conte ha già ammonito sul rischio che il contagio da Covid-19 riparta forte, vanificando quasi due mesi di lockdown. Difficile quindi che nei prossimi giorni il braccio di ferro con le Regioni si attenui.