Coronavirus, morti sospette e contagi nelle Rsa: indaga la Procura di Milano
Le inchieste si concentrano su esposti e denunce dei familiari dei pazienti deceduti nelle case di riposo ma anche sui protocolli di sicurezza delle varie strutture e sui provvedimenti adottati da Regione Lombardia
La Procura di Milano indaga sui casi di contagi e morti sospetti per il coronavirus nelle case di riposo. Le inchieste si concentrano sia sugli esposti e sulle denunce effettuati dai familiari degli anziani morti e dai lavoratori, sia sui protocolli di sicurezza delle varie strutture sia, infine, sui provvedimenti adottati da Regione Lombardia in materia di emergenza sanitaria.
Il Pio Albergo Trivulzio - A far rumore è stato soprattutto il "caso Trivulzio": una delle strutture geriatriche più grandi e famose d'Italia è finita sotto i riflettori per i dati di marzo e aprile. Al Pio Albergo Trivulzio di Milano, infatti, sono morti 70 pazienti a marzo e 30 a inizio aprile. E proprio sulla presunta cattiva gestione dell'emergenza coronavirus nelle case di risposo, divenute focolai per gli anziani ospitati e per i lavoratori delle strutture, si concentrano oltre alle polemiche politiche anche le attenzioni e le verifiche della magistratura.
Le Rsa nel mirino della magistratura - Nel mirino c'è soprattutto la storica residenza milanese ma non solo: gli accertamenti per valutare eventuali mancanze e negligenze, infatti, si sono estesi a tutte le Rsa dove decine di anziani sono morti e decine di lavoratori sono rimasti contagiati. Si indaga sul mancato utilizzo di mascherine e strumenti di protezione personale ma anche sulle scarse informazioni fornite ai parenti dei pazienti. Così sotto la lente d'ingrandimento del pm Tiziana Siciliano sono finiti anche l'Istituto Palazzolo Fondazione Don Gnocchi di Milano, una casa famiglia di Affori e una del quartiere Corvetto, sempre a Milano.
La replica di Fontana e lo scontro politico - Sulla gestione dell'emergenza coronavirus all'interno delle case di riposo si è acceso lo scontro politico. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha definito "una ferita aperta" la vicenda del Trivulzio (e molto scalpore hanno destato le immagini di diverse bare accatastate in chiesa perché l'obitorio della residenza non aveva più posto). Pronta è arrivata la replica del governatore Attilio Fontana: "Tutto quello che è stato fatto, è stato fatto con il massimo rispetto".
Gallera: "Realtà travisata" - Fontana ha parlato soprattutto di una delibera, discussa e criticata, con la quale l'8 marzo la Regione ha chiesto alle Agenzie di tutela della salute di individuare case di riposo per accogliere pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali e in quarantena. "Non è che venissero messi a fianco degli assistiti delle Rsa, esistevano dei reparti vuoti e non utilizzati", ha spiegato. In aggiunta, l'assessore al Welfare, Giulio Gallera, ha detto che fu chiesto alle Rsa di ospitare pazienti "in maniera volontaria" e solo a quelle "con aree totalmente separate dagli altri ospiti". Secondo Gallera sulla questione c'è stato un "grave travisamento della realtà".
Mancanza di informazioni, mascherine e tamponi - Nella realtà dei fatti poi si registra dall'inizio di marzo la denuncia di sindacati e operatori delle case di risposo: carenze di informazioni, di protocolli di sicurezza ma anche di mascherine (in alcune residenze inizialmente sarebbe stato persino impedito di usarle per dare ai pazienti l'impressione di una "vita normale") e tamponi.
"Mai vista una situazione del genere" - Un'operatrice della Rsa Virgilio Ferrari di Milano ha raccontato: "In tanti anni di servizio non ho mai visto una situazione del genere. Nell'ultimo mese sono morti circa 40 pazienti". Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, associazione che riunisce oltre 400 case di riposo, ha attaccato la gestione della Regione: "In Lombardia si è sottovalutato il rischio nelle strutture per anziani e disabili", ha detto.
Le linee guida della Regione - "Noi abbiamo semplicemente dato delle linee guida rispettate dalle case di riposo, che hanno una loro autonomia di gestione", ha spiegato ancora Fontana. "Chiaramente ogni decesso in più fa male, ma siamo in una fase più o meno uguale a quella di tante realtà milanesi", ha aggiunto Gallera sottolineando che se al Trivulzio sono morte 70 persone, lo scorso anno ne erano comunque morte 52. "Sulle mascherine abbiamo subito dato delle indicazioni sull'utilizzo, è chiaro che nelle strutture private devono essere fornite dal gestore", ha detto.
Nel mirino disposizioni regionali - E se gli esponenti di Europa Verde hanno presentato un esposto ai pm ("Denunciamo la Regione Lombardia perché non possiamo più stare in silenzio e tacere"), la magistratura milanese affonda anche sui piani regionali di gestione dell'emergenza, Oltre, infatti, al fronte specifico dei dati sanitari su morti e contagi nelle case di riposo e agli aspetti di assenza di informazioni e presidi di sicurezza nelle strutture, gli inquirenti dovranno effettuare necessariamente anche verifiche sia sulle disposizioni regionali, come i piani di emergenza previsti, che sui protocolli interni delle singole Rsa.
Il "piano pandemico" e la delibera dell'8 marzo - Al momento il lavoro d'indagine è documentale, anche perché è nella pratica impossibile fare attività esterne nelle sedi delle residenze. Ma il punto interrogativo si pone comunque sui provvedimenti regionali come il "piano pandemico" della Regione Lombardia del 2009 o anche la delibera dell'8 marzo con cui il Pirellone chiedeva, appunto, alle Rsa, di accogliere, eventualmente e volontariamente, pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali.
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