"Questo matrimonio non s'ha da fare", il coronavirus infrange il sogno di Angela
Come novelli Renzo e Lucia, due trentenni non hanno potuto dirsi Sì a Codogno per l'emergenza sanitaria in corso. E dalla quarantena raccontano a Tgcom24 le loro giornate che dovevano essere di festa e invece...
Se Renzo e Lucia volevano sposarsi durante la peste del Seicento, i "promessi sposi" del 2020 sono Angela e il suo compagno, trentenni di Caserta, da luglio per lavoro domiciliati a Codogno (Lodi), hanno visto saltare le loro nozze per colpa del coronavirus. E ora si ritrovano confinati in casa in quarantena insieme ai genitori di lei, appositamente arrivati dalla Campania per celebrare il loro giorno più bello. "Il Comune ha chiamato venerdì il mio compagno - racconta a Tgcom24 Angela, 32 anni, docente a Crema (Cremona) - per avvertire che tutti gli uffici erano chiusi e che il matrimonio di sabato 23 era rimandato a data da destinarsi".
Tristezza e paura, ansia e preoccupazione hanno sostituito l'emozione e la gioia dei festeggiamenti tanto attesi. "Abbiamo subito bloccato i parenti in arrivo da tutta Italia, ma i miei genitori erano già qui. Mio padre ha bisogno di medicine, ma è tutto chiuso e al 112 mi hanno già fatto intendere di non chiamare troppe volte. Come dobbiamo fare?", si chiede la sposa mancata.
Sfumata, dunque, la festa che gli sposi stavano preparando da diverse settimane. "Tristezza a parte per il matrimonio saltato - riferisce la trentenne campana a Tgcom24 - siamo davvero preoccupati: della quarantena siamo stati avvertiti dall'ordinanza comunale; la scuola da Crema dove insegno ha poi emesso una circolare chiedendo ai docenti residenti nelle aree del focolaio di non presentarsi. E' tutto accaduto all'improvviso, siamo preoccupati e lasciati a noi stessi".
"Mio padre ha bisogno di farmaci per la pressione, ma qui è tutto chiuso, supermercati, farmacie. Ho chiamato il 112 un paio di volte per avere informazioni e mi è stato risposto che stavo telefonando troppe volte, ma chi deve aiutarci?", incalza Angela.
"Attualmente per le scorte di cibo non abbiamo problemi: in vista del matrimonio avevamo preso scatolame e acqua; passiamo le giornate attaccati alla televisione per avere informazioni, giochiamo a carte per passare il tempo, guardiamo film per distrarci, cerchiamo di tenere a bada l'ansia: non credo di essere stata in contatto con i sei pazienti accertati, ma non ci dicono i nomi né ci fanno sapere qual è il bar frequentato", sottolinea.
"Io domenica sono stata in un bar con un'amica, è lo stesso? Chiederselo è normale. - aggiunge. - E poi c'è il mio compagno che viaggia in treno fino a Milano per lavoro, come è possibile non aver paura?".
Quanto al matrimonio saltato all'improvviso, "abbiamo avvertito - racconta a Tgcom24 - parenti e amici che dovevano arrivare da mezza Italia: da Varese, Genova, Napoli, Caserta stessa, da Firenze il fratello del mio compagno... non potevamo appestare l'intero Paese. E poi, si può immaginare, camere d'albergo, parrucchiere, pasticciere... tutto disdetto in poche ore. Il mio vestito resta lì, ora, fino alla data del Sì che in estate abbiamo fissato a Caserta, per il matrimonio religioso. Siamo però terrorizzati da questo scenario che sembra peggiorare minuto per minuto".